La debolezza dell’impero Nonostante le sue indubbie capacità, Marco Aurelio non fu in grado di risollevare l’impero dalla in cui stava precipitando. A questo problema si aggiungeva la . Attratti dalle ricchezze delle province, i loro sconfinamenti all’interno dell’impero erano sempre più difficili da respingere. , tra il 161 e il 166 d.C. l’esercito imperiale riuscì a respingere , che erano penetrati nella Cappadocia (nell’odierna Turchia) e in Siria. Contemporaneamente, però, i Romani dovettero affrontare le , in particolare dei Quadi e dei Marcomanni. Originari delle regioni che si estendevano al di là della frontiera del Danubio, essi sfruttarono la debolezza delle difese romane e nel 169 d.C. La situazione generale dell’impero si aggravò anche a causa di una , che ridusse ulteriormente le forze dell’esercito. La , inoltre, lasciò Marco Aurelio solo alla guida dell’impero. Per uscire da queste difficoltà, egli decise di scendere a patti con gli invasori. in base al quale alcune tribù straniere furono arruolate come truppe ausiliare nell’esercito imperiale, con il compito di difendere i confini della frontiera danubiana. , che non disponeva più di risorse sufficienti per difendersi dagli attacchi esterni e ricorreva ai soldati mercenari per garantire la sicurezza dei confini. : nel 178 d.C. la ribellione dei Quadi e dei Marcomanni provocò lo dopo essersi ammalato di peste . crisi economica crescente minaccia dei popoli definiti “barbari” dai Romani In Oriente gli attacchi dei Parti invasioni di vari popoli germanici dell’Europa centrale penetrarono all’interno dell’impero, assediando la città di Aquileia (nell’Italia nordorientale) grave epidemia di peste morte di Lucio Vero (169 d.C.) Nel 175 d.C. fu siglato un accordo di pace Questo provvedimento dimostra la debolezza dello Stato romano La tregua ebbe comunque vita breve scoppio di una nuova guerra, nella quale lo stesso Marco Aurelio perse la vita (180 d.C.) Il personaggio IL PERSONAGGIO Marco Aurelio nacque a Roma nel 121 d.C. La sua famiglia paterna, anche se di origini romane, si era stabilita in Spagna, nell’attuale Andalusia, salvo poi tornare nella capitale dell’impero grazie alla brillante carriera politica di alcuni suoi esponenti. Il futuro imperatore nacque dal matrimonio tra Marco Annio Vero e una donna romana, Domizia Lucilla, che esercitò una grande influenza sul figlio. Come spesso accadeva nella Roma antica, l’esigenza di cambiare il proprio nome si presentava, a un certo punto della vita, per legittimare una posizione acquisita o per favorire la propria ascesa, mettendo in risalto un rapporto di parentela o di alleanza politica. : prima assunse lo stesso nome di suo padre, Marco Annio Vero, in occasione del matrimonio con Faustina, figlia dell’imperatore Antonino Pio; poi, quando fu designato dal suocero come suo erede, diventò . Il suo periodo di governo, durato diciannove anni (dal marzo 161 al marzo 180) lo vide , prima con il fratello (e genero, in quanto aveva sposato sua figlia Lucilla) Lucio Vero; poi, dal 176, con il primogenito Commodo. Benché Marco Aurelio sia tradizionalmente annoverato tra i grandi imperatori della storia romana, in realtà il suo governo fu segnato da : dalla crisi economica alla pressione crescente dei nemici ai confini dell’impero, fino alle epidemie. Lui stesso si ammalò nei pressi di Vindobona (attuale Vienna), nel pieno della campagna militare contro Quadi e Marcomanni, e morì nel 180. La fama positiva di Marco Aurelio è dunque legata soprattutto alla sua , alla , all’essere stato . Negli ultimi anni di vita si dedicò, tra le altre attività, ai , una serie di riflessioni personali raccolte in dodici libri e scritte interamente in greco. Marco Annio Catilio Severo Marco cambiò il proprio nome ben due volte Marco Aurelio Antonino condividere il potere moltissime difficoltà, che egli seppe o poté solo in parte affrontare con successo proverbiale saggezza raffinata cultura uno dei principali esponenti a Roma dello stoicismo Colloqui con sé stesso Statua equestre di Marco Aurelio. L’originale in bronzo dorato, risalente al II secolo d.C., è oggi conservata ai Musei Capitolini, mentre nella Piazza del Campidoglio è esposta una copia.