LEZIONE 16.3 La fine dell età aurea Ufficiali e pretoriani in un rilievo del II secolo d.C. Da Pertinace a Giuliano Voci dalla storia p. 69 Una nuova guerra civile 68 IL RITORNO DELLE GUERRE CIVILI Il principato adottivo aveva favorito l ascesa ai vertici dello Stato di personalità capaci e dotate di un elevato senso delle istituzioni. La loro designazione era stata infatti, in genere, una conseguenza dell ampio consenso di cui godevano tra i senatori e presso vasti strati della società. Una volta al governo, gli imperatori si erano preoccupati di mantenere il consenso di tutti i gruppi sociali, promuovendo politiche equilibrate e spesso ispirate ai princìpi di moderazione propugnati dalla filosofia stoica. Questa fase della storia di Roma, caratterizzata dal perdurare della concordia civile, terminò sotto Commodo. Con le guerre civili che si scatenarono per la sua successione, lo Stato romano fu nuovamente travolto da disordini interni. Il senato, che durante l età aurea dell impero aveva riacquistato un peso politico determinante, perse nuovamente l autorità necessaria per influenzare l elezione al trono imperiale. L esercito, il cui ruolo era rafforzato dal valore strategico della difesa di confini sempre più minacciati, acquisì invece un importanza politica decisiva. Alla fine del II secolo d.C., l azione dei generali stanziati nelle province si inserì in questo quadro di precaria stabilità politica dello Stato. Essi poterono sfruttare il proprio prestigio per prendere il potere con il sostegno dei soldati; tra i comandanti più spregiudicati e ambiziosi nacquero quindi nuovi conflitti. La prima vittima dell instabilità politica fu Publio Elvio Pertinace, un valido comandante militare che nel 192 d.C., subito dopo la congiura contro Commodo, era stato eletto imperatore con il sostegno dei senatori. La sua nomina era stata motivata dalla stima di cui godeva presso il senato e dal fatto che al tempo della congiura rivestiva la carica di prefetto del pretorio. Per questo motivo, in teoria, avrebbe dovuto essere sostenuto anche dai pretoriani. Questi ultimi si aspettavano una gratificazione economica dal nuovo imperatore; Pertinace, invece, si preoccupò di risanare il bilancio statale, attraverso un impopolare politica di rigore economico e di riforma delle distribuzioni di alimenti e di terre che gli alienò il sostegno delle guardie imperiali. Dopo soli tre mesi dalla sua elezione, i pretoriani uccisero Pertinace e misero all asta l impero, promettendo di sostenere l ascesa al trono di chi offrisse loro più denaro. La gara fu vinta da Dìdio Giuliano, un ricchissimo senatore di origine italica. La designazione di Giuliano fu approvata anche dal senato, timoroso che il vuoto di potere potesse provocare nuovi disordini. Ma la sua inadeguatezza a governare si mostrò subito in modo evidente. Giuliano doveva inoltre guardarsi dall ostilità degli eserciti stanziati nelle province, che non avevano riconosciuto la sua nomina. Alcuni contingenti militari si ribellarono all autorità di Giuliano, acclamando imperatori i propri generali: Clodio Albino in Britannia, Pescennio Nigro in Siria e Settimio Severo in Pannonia. Ne seguì una nuova guerra civile (193-197 d.C.), che per alcuni anni avrebbe lasciato Roma senza una guida riconosciuta. Nel 193 d.C., confidando nel sostegno dei pretoriani, Giuliano cercò di stabilire un patto con Settimio Severo, che era tornato in Italia e si era impadronito della flotta imperiale di stanza a Ravenna. Tuttavia, non esistevano le condizioni per una trattativa: Setti-