L’ARTE LONGOBARDA I LONGOBARDI, ABILI ORAFI ori e gioielli di un popolo guerriero Arrivati in Italia come conquistatori nel 568, i Longobardi si dimostrano abilissimi nella lavorazione dei metalli, in particolare delle armi e delle oreficerie. L’elmo di un re Moltissimi sono gli oggetti di produzione longobarda che si sono conservati fino a oggi, provenienti per lo più dalle tombe. Si tratta di manufatti di piccolo formato (fibule, corone e gioielli), che mostrano la perfetta unione di elementi tipici del con (dal greco mondo antico occidentale elementi barbarici , “straniero”), come la decorazione geometrica e il gusto per le forme astratte, cioè non ispirate alla realtà. bárbaros Capolavoro dell’oreficeria longobarda è senza dubbio la , che mostra in posizione centrale il , seduto in trono . Intorno a lui si dispongono, in maniera simmetrica, varie figure, tra cui due vittorie alate che portano un corno e un vessillo, ovvero una sorta di bandiera. ▶ Lamina di Agilulfo sovrano come un imperatore romano Realizzata con tecnica e (rame e oro), ma con un linguaggio piuttosto , la lamina doveva essere la parte frontale di un elmo da parata. materiali raffinatissimi semplice e schematico , 590-615 ca., ferro rivestito di rame dorato, 7,4×18,2 cm. Firenze, Museo Nazionale del Bargello. Lamina di Agilulfo OSSERVA L’OPERA ✓ Il sovrano in trono ✓ Le due vittorie alate ✓ Lo stile semplice e schematico UNA chioccia con i pulcini La raffinata ( significa “gallina”) rappresenta una chioccia e sette pulcini intenti a beccare. Realizzata in argento dorato, rubini e zaffiri, è un piccolo capolavoro di oreficeria che doveva appartenere a , regina sposa di Agilulfo. ▶ Pitta di Teodolinda pitta Teodolinda Quest’opera è ritenuta una straordinaria testimonianza dell’arte longobarda, che tende qui a un particolare . Incerto è invece il significato dell’opera: data la conversione della regina al cristianesimo, potrebbe alludere alla Chiesa che protegge i fedeli, o forse era una forma di augurio di fecondità per la regina. naturalismo , VI-VII secolo, lamina d’argento dorato e sbalzato su anima di legno, gemme e vetri. Monza, Museo e Tesoro del Duomo. Pitta di Teodolinda OSSERVA L’OPERA ✓ Il naturalismo della gallina e dei pulcini ✓ Il becchime sul piatto ✓ I materiali preziosi