LA GUERRA CIVILE TRA CESARE E POMPEO
Nel 49 a.C. Cesare
aveva finito di organizzare la nuova provincia e stava per rientrare in Italia. Il senato allora gli ordinò di sciogliere l’esercito, minacciando in
caso di rifiuto di dichiararlo
nemico pubblico di Roma.
Cesare invece varcò il Rubicone, ossia il limite sacro, il pomerio voluto da Silla, che segnava il confine tra l’Italia e la provincia della Gallia cisalpina.
Il gesto di Cesare era gravissimo, violava un’antichissima norma che vietava l’ingresso armato oltre il pomerio e
sancì di fatto l’inizio di una nuova guerra civile, che questa volta contrappose Cesare a Pompeo.
L’avanzata di Cesare costrinse Pompeo alla fuga. Cesare prima consolidò il suo potere a Roma, poi sconfisse i seguaci di Pompeo in Spagna e infine
inseguì il nemico in Grecia, dove si era rifugiato.
Cesare sconfisse le truppe di Pompeo in Tessaglia (48 a.C.).
Pompeo allora si rifugiò presso Tolomeo XIII, sovrano del regno ellenistico d’Egitto. Tolomeo XIII però lo uccise pensando di fare cosa gradita a
Cesare.
Al suo arrivo in Egitto Cesare destituì Tolomeo XIII, che aveva osato uccidere un cittadino romano, e mise sul trono d’Egitto la sorella di Tolomeo XIII, Cleopatra, di cui Cesare si era innamorato. Così anche l’Egitto entrò a far parte della sfera d’influenza di Roma.
Dall’Egitto Cesare guidò le sue legioni contro Farnace, re del Ponto e figlio di Mitridate. Farnace infatti aveva approfittato della guerra civile
romana per estendere i suoi domini sulle coste del mar Nero. Il re del Ponto fu sconfitto e gli ultimi seguaci di Pompeo furono sterminati in Spagna e
in Africa.
Cesare a questo punto era rimasto solo sulla scena.