UNITÀ 4 – L’ITALIA PREISTORICA E ROMA

4.5 LA FINE DELLA REPUBBLICA

La dittatura di cesare

Sconfitto Pompeo, nel 45 a.C. Cesare si fece nominare dittatore a tempo indeterminato, come aveva fatto Silla. Anche per Cesare lo scopo dichiarato era quello di restituire stabilità allo Stato romano: infatti non abolì né le altre magistrature né il senato. Le istituzioni repubblicane rimanevano in vita, ma erano prive di qualsiasi autorità.

IL CONSENSO

In poco tempo Cesare riuscì a ottenere il consenso della grande maggioranza dei Romani, adottando provvedimenti in grado di soddisfare gli interessi delle diverse componenti della popolazione:

  • abolì i debiti, abbassò gli affitti delle case e promosse la costruzione di imponenti opere pubbliche per dare lavoro alla plebe nullatenente;
  • raddoppiò la paga dei soldati e distribuì ai veterani le terre di nuove colonie fondate appositamente a questo scopo (in questo modo riuscì a evitare di confiscare le terre agli aristocratici);
  • estese la cittadinanza romana alla Gallia cisalpina, guadagnandosi la fedeltà di popolazioni che erano state sempre insofferenti al dominio romano e che avevano creato non pochi problemi;
  • aumentò il numero dei senatori, introducendo in senato membri dell’ordine equestre e della nobiltà italica. In questo modo si garantì l’appoggio del senato.

Inoltre Cesare si mostrò clemente nei confronti degli avversari: gli ultimi sostenitori di Pompeo infatti beneficiarono di un’amnistia, tra questi anche Cicerone.

L’ASSASSINIO DI CESARE

Le riforme di Cesare avevano accontentato tutti, tranne i senatori, che non erano favorevoli all’ingresso degli equites in senato.

Inoltre i senatori erano preoccupati perché, con il passare del tempo, la dittatura di Cesare stava diventando sempre più simile a una monarchia, con il potere concentrato nelle mani di un solo uomo.

Anche i comportamenti pubblici di Cesare contribuivano ad alimentare queste paure: nelle sue uscite ufficiali, Cesare imitava la magnificenza e lo sfarzo tipici dei sovrani orientali, e si faceva venerare come una divinità.

Per questo i senatori organizzarono una congiura, a cui parteciparono anche Cassio e Marco Giunio Bruto, il figlio adottivo di Cesare.

Alle idi di marzo (15 marzo) del 44 a.C. Giulio Cesare fu pugnalato dai suoi avversari mentre entrava in senato, e morì ai piedi della statua del suo nemico Pompeo.

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il secondo triumvirato

Il testamento di Cesare

Dopo la morte di Cesare, Roma si trovava in una situazione di grande incertezza politica. Un fedele collaboratore di Cesare, Marco Antonio, pensò di risolvere la situazione con un’abile mossa: durante i funerali di Cesare, lesse pubblicamente il testamento con il quale Cesare nominava suo successore il nipote diciannovenne Gaio Ottavio, che prenderà il nome di Gaio Giulio Cesare per sfruttare il ricordo di Cesare. 

Nel testamento Cesare ordinava anche di regalare a ogni cittadino romano una importante somma di denaro.

Quest’ultimo gesto di generosità contribuì a far esplodere la rabbia della plebe nei confronti degli uccisori di Cesare (cesaricidi), e Bruto e Cassio furono costretti a fuggire in Grecia.

L’ascesa di Ottaviano

I sostenitori di Cesare invece di unirsi entrarono in conflitto tra loro per la spartizione del potere: in particolare lo scontro fu tra Marco Antonio e Ottaviano.

Con donazioni e promesse, Ottaviano ottenne il consenso della plebe e degli Italici. Allo stesso tempo riuscì a portare dalla sua parte il senato, soprattutto Cicerone, che riteneva Ottaviano molto meno pericoloso di Marco Antonio, contro il quale pronunciò le famose Filippiche.

il secondo triumvirato

Antonio cercò di ottenere il governo della Gallia cisalpina, ma il governatore di quella provincia si rifiutò di lasciarglielo e si rifugiò a Modena. Antonio assediò la città ma il senato, sebbene il governatore della Gallia Cisalpina fosse un cesaricida, dichiarò Antonio nemico pubblico e gli inviò contro l’esercito. Antonio allora raggiunse la Gallia Narbonense, e unì le sue forze a quelle di Marco Emilio Lepido, altro fedele ufficiale di Cesare.

A questo punto Ottaviano, con un colpo di Stato, impose la sua nomina a console. Roma rischiava di nuovo una guerra civile. 

Ma Ottaviano, Antonio e Lepido si incontrarono a Bologna e si accordarono. 

Nasceva così nel 43 a.C. il secondo triumvirato

A differenza del primo triumvirato, che era stato un accordo privato, il secondo triumvirato venne approvato dai comizi tributi.

Ai triumviri venne attribuito il potere consolare con l’incarico di restaurare la repubblica.

I triumviri crearono liste di proscrizione contro gli uccisori di Cesare e gli oppositori (tra i quali venne inserito anche Cicerone, che si era apertamente schierato contro Antonio).

Poi, nel 42 a.C., con un potente esercito, i triumviri attaccarono i partecipanti alla congiura contro Cesare e li sconfissero a Filippi (sulle coste nord della Grecia). Bruto e Cassio si tolsero la vita.

La Grecia e le regioni orientali tornarono sotto il controllo di Roma.

A quel punto i triumviri si spartirono le province di Roma:

  • Ottaviano ottenne il comando dell’Italia e delle province occidentali;
  • Antonio ottenne il governo delle province orientali;
  • Lepido ottenne il governo delle province centrali dell’Africa settentrionale, che però in seguito cedette a Ottaviano, in cambio della carica di pontefice massimo.
La fine del triumvirato

Antonio era ormai l’unico ostacolo che impediva a Ottaviano di dominare sullo Stato romano.

Così Ottaviano cominciò a screditare la figura di Antonio. Lo presentò come un despota orientale che governava le province come se fossero una sua proprietà. Inoltre il legame che Antonio aveva stretto con Cleopatra, regina d’Egitto, avvalorava la tesi che Antonio stesse cercando di creare un forte regno orientale per poi rivolgere le sue forze contro l’Italia.

Molti senatori, contrari a un nuovo conflitto civile, furono costretti a fuggire a causa delle minacce di Ottaviano. 

Così nel 32 a.C. Ottaviano ottenne dal senato l’autorizzazione a condurre una guerra contro Cleopatra e Antonio.

Il conflitto durò pochi mesi: nel 31 a.C. Ottaviano sconfisse i nemici nella battaglia navale di Azio, a largo della costa occidentale della Grecia. L’anno dopo fu conquistato anche l’Egitto e Antonio e Cleopatra si suicidarono.

A soli 32 anni Ottaviano rimase così il protagonista assoluto dello Stato romano, che egli trasformerà profondamente dando inizio, con il suo principato, a una nuova fase della storia di Roma: l’impero.