L’impero di Vespasiano e di Tito
Con Vespasiano ebbe inizio la dinastia flavia, che governò Roma per quasi tre decenni.
Vespasiano fu il primo imperatore che non proveniva dall’aristocrazia: suo padre apparteneva infatti all’ordine equestre, ed egli dovette il suo successo esclusivamente alla carriera militare.
Nel 71 d.C. Vespasiano associò al potere il figlio Tito, che l’anno prima aveva domato la rivolta degli Ebrei, distruggendo il tempio di Gerusalemme e deportando in schiavitù la popolazione ebraica.
Le enormi ricchezze tolte agli Ebrei come bottino di guerra, insieme alle risorse ottenute dall’imposizione di nuove tasse, furono utilizzate dai
Flavi per
risanare il bilancio statale e per realizzare grandi opere pubbliche
nella capitale, come l’anfiteatro Flavio (il Colosseo), inaugurato nell’80 d.C.
Vespasiano
consentì l’accesso al senato agli equites, agli ufficiali dell’esercito e agli abitanti delle province occidentali
e represse nel sangue l’opposizione della nobiltà senatoria.
Nel 79 d.C. divenne imperatore Tito, che morì di malattia solo due anni dopo. Tito riuscì a garantirsi il consenso popolare con l’organizzazione di grandi spettacoli pubblici ed
elargizioni.
In politica estera Tito consolidò i confini imperiali in Britannia e lungo i fiumi Reno e Danubio, minacciati dalle popolazioni germaniche.
Durante il suo principato, si verificò la violenta eruzione del Vesuvio (79 d.C.) che distrusse le città di Pompei, Ercolano e Stabia.