UNITÀ 5 – LA ROMA IMPERIALE

5.2 L’ETÀ AUREA DELL’IMPERO

Il periodo dell’impero che va dal 96 al 192 d.C. viene chiamato età aurea. Durante l’età aurea l’impero fu caratterizzato da:

  • principato adottivo;
  • recupero dell’autorità del senato;
  • ascesa di imperatori provenienti dalle province.

L’epoca di Nerva e Traiano

Il principato adottivo

Il criterio dinastico nella successione imperiale aveva generato gravi contrasti e non aveva garantito l’ascesa al potere di individui competenti. Nel II secolo d.C. si affermò il sistema dell’adozione. Il successore veniva scelto dal principe e poi veniva ufficialmente designato dal senato.

Il coinvolgimento del senato nella scelta del futuro imperatore restituì a quest’assemblea l’influenza che aveva perduto e rappresentò un parziale bilanciamento dei poteri dello Stato.

Nerva e il consolidamento dell’impero

Il successore di Domiziano, nel 96 d.C., fu Nerva

Nerva coinvolse nell’amministrazione dello Stato il senato, che oltretutto era stato decisivo per la sua elezione a imperatore.

Per assicurarsi il sostegno dell’esercito, nominò suo successore (adottandolo come figlio) Marco Ulpio Traiano, comandante delle legioni stanziate ai confini della Germania. 

Quindi alla morte di Nerva, nel 98 d.C., Traiano divenne imperatore.

La politica interna di Traiano

Traiano, nato in Spagna da una famiglia nobile di origine italica, fu il primo imperatore romano originario di una provincia.

Traiano proseguì la politica di accordo con il senato e riuscì anche a garantirsi il consenso dei ceti sociali più deboli:

  • creò fondi di assistenza per i nullatenenti;
  • stabilì la concessione di prestiti agevolati, cioè a condizioni vantaggiose, per i contadini poveri, per evitare che si indebitassero e fossero costretti ad abbandonare le terre;

Inoltre istituì un sistema di controllo dell’efficienza dell’amministrazione provinciale affidata ai funzionari statali e impose ai senatori di investire una parte dei loro patrimoni nelle terre della penisola italica per favorirne la ripresa economica.

Infine Traiano promosse la diffusione della cultura romana nelle province, per rendere l’impero più unito e compatto.

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L’espansione territoriale

Traiano riprese una politica di espansione territoriale, necessaria per reperire nuove risorse economiche per lo Stato.

Tra il 101 e il 116 d.C. Traiano conquistò:

  • la Dacia, un territorio oltre il confine del Danubio;
  • l’Arabia nordoccidentale, favorendo così l’incremento delle attività commerciali con il Vicino Oriente;
  • l’Armenia, l’Assiria e la Mesopotamia, territori del regno dei Parti che divennero nuove province romane.

Con queste conquiste l’impero raggiunse la massima estensione.

Questa politica espansionistica, che avrebbe dovuto portare nuove risorse economiche allo Stato, però, comportò enormi spese militari che aggravarono ancora di più la situazione finanziaria dell’impero.

Con la morte di Traiano nel 117 d.C. l’espansione romana si fermò, e molte province conquistate in Oriente furono riconquistate dai Parti.

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Da Adriano a Marco Aurelio

Adriano e la difesa dell’impero

Alla morte di Traiano divenne imperatore Adriano, anch’egli originario della penisola iberica.

La difficile situazione finanziaria fece abbandonare ad Adriano la politica di espansione territoriale. L’imperatore scelse infatti una politica di protezione dei confini

Per esempio, in Britannia fece costruire il vallo di Adriano, una muraglia difensiva lunga oltre 100 chilometri.

Le riforme di Adriano

Nel governo dell’impero, Adriano si fece affiancare da un consiglio imperiale in cui radunò gli intellettuali più autorevoli e gli amministratori più capaci, puntando a rendere più efficiente l’organizzazione burocratica dello Stato e a risanare le finanze pubbliche. Inoltre promosse una raccolta delle norme giuridiche emanate dai suoi predecessori, mettendo ordine nella legislazione esistente.

Adriano viaggiò per tutto l’impero, interessandosi allo sviluppo economico e culturale delle province. Intervenne direttamente nelle tensioni che turbavano la Palestina, e nel 131 d.C. impose la romanizzazione forzata degli Ebrei attraverso la diffusione dei culti religiosi romani. L’effetto fu però una violenta ribellione, che portò alla distruzione di molti centri abitati e alla dispersione degli Ebrei in vari territori dell’impero, dove furono trattati come sudditi privi di diritti.

Villa Adriana

A Tivoli, vicino Roma, Adriano fece costruire una sontuosa villa, nella quale volle riprodurre i luoghi più celebri dell’impero romano. Grande ammiratore dell’arte greca, arricchì la villa di raffinati colonnati e splendide statue, molte delle quali ispirate ai capolavori ellenici.

antonino pio: LA DINASTIA DEGLI ANTONINI

Adriano aveva scelto come suo successore Tito Aurelio Antonino, che nel 138 d.C. divenne imperatore e venne chiamato Antonino Pio, per la devozione che nutriva nei confronti di Adriano. 

Antonino Pio proseguì la politica di rafforzamento dei confini dell’impero e di risanamento del bilancio statale

Promosse inoltre una politica di assistenza alle fasce sociali più deboli, aumentando le distribuzioni di cibo alla plebe romana. 

E pose fine alla discriminazione nei confronti degli Ebrei.

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MARCO AURELIO E La debolezza dell’impero

Dopo Antonino Pio divenne imperatore Marco Aurelio Antonino, suo genero, che si guadagnò il soprannome di “imperatore filosofo” per la saggezza nella sua azione di governo e per la sua onestà e dirittura morale.

Marco Aurelio però non fu in grado di risollevare l’impero dalla crisi economica in cui stava precipitando. Inoltre:

  • in Oriente continuava il conflitto con il regno dei Parti, che Marco Aurelio riuscì a respingere dalla Cappadocia e dalla Siria.
  • in Occidente si fecero più frequenti gli sconfinamenti da parte dei popoli germanici, in particolare Quadi e Marcomanni che, nel 169 d.C., penetrarono nell’impero e si stanziarono nella città di Aquileia.

Infine una grave epidemia di peste ridusse le forze dell’esercito

A questo punto, nel 175 d.C., l’imperatore fu costretto ad accordarsi con alcune tribù germaniche, che vennero arruolate nell’esercito con il compito di difendere i confini della frontiera danubiana. Marco Aurelio dimostrò così la debolezza dello Stato romano.

L’accordo durò poco, perché nel 178 d.C. Quadi e Marcomanni si ribellarono. Scoppiò una nuova guerra, durante la quale Marco Aurelio morì di peste (180 d.C.).

Commodo e la fine degli Antonini

Alla morte di Marco Aurelio la prassi della successione per adozione si interruppe. Infatti il potere passò nelle mani del figlio Commodo, che si rivelò del tutto inadeguato a governare. 

Commodo sottoscrisse un nuovo patto – sfavorevole per i Romani – con i Quadi e i Marcomanni, che gli tolse il sostegno degli ambienti militari. Al contrario di Marco Aurelio, Commodo sperperò le risorse dello Stato, finché venne ucciso da una congiura del senato e del prefetto del pretorio.

ancora guerre civili

Dopo la morte di Commodo ci furono scontri per la successione. La necessità di difendere i confini, sempre più minacciati, diede all’esercito e ai suoi generali un’importanza politica decisiva. 

Alcuni contingenti militari acclamarono imperatori i loro generali e Roma di fatto restò senza una guida riconosciuta. 

Si aprì una fase di guerra civile che durò dal 193 al 197, quando riuscì a imporsi e a farsi riconoscere come nuovo imperatore Settimio Severo, con cui cominciò l’età dei Severi.