UNITÀ 5 – LA ROMA IMPERIALE

5.3 LE NUOVE RELIGIONI DELL’IMPERO

La crisi politica e sociale che colpì l’impero favorì la diffusione di nuove religioni, tra le quali il cristianesimo
Il suo messaggio, che si sarebbe diffuso in tutto l’impero romano, avrebbe segnato profondamente la cultura e la storia dell’Europa e del mondo.

Il sincretismo romano

Nei territori conquistati i Romani avevano sempre mantenuto un atteggiamento di tolleranza verso le tradizioni e i costumi locali. 

Fin dall’età repubblicana, la religione romana aveva assorbito elementi di altre religioni, dando luogo a una contaminazione tra culti diversi (sincretismo religioso). 

Ma, se dei culti minacciavano l’autorità politica romana, la tolleranza si mutava in durissima repressione.

La diffusione dei culti orientali

Con la crisi del II secolo d.C., di fronte all’insicurezza e all’angoscia per il futuro, molte persone si allontanarono dalla religione tradizionale romana e si avvicinarono alle religioni orientali. Queste offrivano un rapporto più intimo con la divinità e soprattutto davano

la speranza in un’esistenza migliore dopo la morte, a differenza dei culti greci e romani, che davano valore alla vita terrena e avevano una visione pessimistica dell’oltretomba.

Una delle religioni orientali che si affermò nell’impero romano fu il cristianesimo. Questa religione era nata nella prima metà del I secolo d.C. all’interno delle comunità ebraiche della Palestina grazie alla predicazione del profeta ebreo Gesù di Nazareth, detto il Cristo, messo a morte dal governatore romano Ponzio Pilato intorno al 30 d.C.

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La nascita e la diffusione del cristianesimo

La figura di Gesù

Gesù, figlio della cultura religiosa ebraica, ne propose però un profondo rinnovamento, affermando che la via per la salvezza dell’anima non risiedeva nei riti e nelle manifestazioni esteriori del culto, bensì nei gesti concreti e nelle azioni quotidiane. Egli accentuò il carattere morale del messaggio religioso, fondandolo sull’amore verso Dio e verso il prossimo, anche verso il nemico.

Il messaggio religioso di Gesù, che si rivolgeva ai poveri e agli ultimi, provocò timori di rivolta sociale e non piacque a una parte delle autorità ebraiche, che videro in lui una minaccia all’ordine costituito.

In questo clima, Gesù fu quindi condotto dinanzi al tribunale romano con l’accusa di essersi proclamato “re dei Giudei”, affermazione che offendeva l’autorità dell’imperatore.

Il procuratore Ponzio Pilato cedette alle pressioni delle autorità giudaiche e condannò alla crocefissione Gesù.

Dopo la morte di Gesù, i suoi discepoli cominciarono la predicazione di questa nuova religione.

L’organizzazione dei primi cristiani

Le prime comunità cristiane furono fondate in Palestina; da lì il cristianesimo si diffuse in poco tempo in tutte le regioni dell’impero attraverso la predicazione dei suoi seguaci e la nascita di comunità strutturate di credenti.

Il messaggio di Gesù venne portato dagli apostoli (dal greco apóstolos, “inviato”) dapprima tra gli Ebrei di Gerusalemme, poi nelle comunità ebraiche sparse nel mondo, e infine presso gli altri popoli.

La forza del primo cristianesimo fu la sua organizzazione in comunità di credenti che, insieme, costituivano la Chiesa (dal greco ecclesía, “assemblea”). 

Già alla fine del I secolo d.C. ogni comunità aveva a capo un vescovo (epíscopo, “sorvegliante”), responsabile della predicazione e della celebrazione dei sacramenti (tra cui il battesimo e l’eucaristia, o “comunione”).

Il vescovo era affiancato dai diàconi (“servitori”), che si occupavano di prestare soccorso ai poveri, alle vedove, agli orfani e amministravano i patrimoni delle comunità, derivati dall’uso di mettere in comune i beni.

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Le prime persecuzioni

Le autorità romane videro nel cristianesimo una minaccia per l’ordine costituito. I cristiani si rifiutavano di venerare la figura divinizzata dell’imperatore, ma soprattutto diffondevano princìpi di uguaglianza che erano considerati pericolosi. 

Questo timore era accresciuto dal successo che la nuova religione incontrava tra gli strati più poveri della popolazione.

Il sospetto nei confronti dei cristiani si tradusse prima nella tendenza a individuarli come responsabili di eventi drammatici (come le carestie o le catastrofi naturali), poi in vere e proprie persecuzioni

Le prime avvennero nel 64 d.C., a opera di Nerone, che incolpò i cristiani per l’incendio di Roma, infliggendo loro terribili supplizi. 

Tra i primi martiri cristiani vi furono anche alcuni apostoli di Gesù.

Il cristianesimo Dalla clandestinità all’ufficialità

Dopo essersi affermato tra i ceti più poveri e gli schiavi, il cristianesimo si diffuse anche tra le classi più elevate e più acculturate. In questo periodo le persecuzioni si intensificarono e divennero più cruente, con l’uccisione dei fedeli, la distruzione dei luoghi di culto e dei libri sacri e la confisca dei beni.

Tuttavia, la diffusione del cristianesimo non si arrestò: anzi le persecuzioni rinsaldarono le comunità di fedeli e aumentarono il numero dei convertiti.

Le catacombe

I cristiani seppellivano i loro defunti in cimiteri sotterranei chiamati catacombe. Le catacombe erano formate da strette gallerie e spesso erano disposte su vari piani.

Lungo le pareti erano scavati i loculi, piccole nicchie che erano le tombe vere e proprie.