Da Caracalla a Macrino
L’allargamento dei contribuenti conseguente all’editto di Caracalla non fu però sufficiente a risanare il bilancio imperiale.
Come al solito, gran parte delle entrate venne assorbita dall’esercito, non solo per finanziare campagne militari, ma anche per le frequenti elargizioni di denaro necessarie per garantire all’imperatore la fedeltà dei
soldati.
Caracalla dovette affrontare numerose guerre contro le popolazioni che minacciavano i confini:
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nel 212 affrontò gli Alemanni, una confederazione di tribù germaniche dell’Europa centrale: riuscì a contenerne l’avanzata e strinse con loro una pace duratura;
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tra il 213 e il 215 fu impegnato nei Balcani, dove domò la ribellione della Dacia e sconfisse i Quadi, i Goti e i Carpi;
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nel 215 organizzò una spedizione contro i Parti, che però fallì.
Nel 217 Caracalla fu ucciso da una congiura organizzata dal prefetto del pretorio,
Macrino, che si fece incoronare imperatore.
Il principato di Macrino però durò solo pochi mesi.
Nel 218 Giulia Mesa, cognata di Settimio Severo, con l’appoggio dell’esercito riuscì a rovesciare Macrino e
fece nominare imperatore il suo giovane nipote Eliogabalo.