La caduta dell’impero romano d’Occidente non ebbe solo importanti conseguenze politiche, culturali ed economiche, ma provocò anche molte trasformazioni dell’ambiente, del paesaggio e delle forme di insediamento.
UNITÀ 7 – L’ALTO MEDIOEVO
7.1 LA CRISI DEL MODELLO URBANO E RURALE
il ritorno all’economia di sussistenza
Molti fattori contribuirono al regresso economico delle regioni occidentali, la cui crisi era cominciata da tempo.
La diminuzione della popolazione
In questo periodo, come in quello precedente, ci fu un forte calo della popolazione dovuto alla minore disponibilità di cibo: furono infatti frequenti le carestie.
A sua volta l’impoverimento della dieta rese la popolazione più debole e soggetta alla diffusione di malattie. Per questo si ebbero devastanti epidemie. Carestie ed epidemie furono, con le guerre, le cause principali della diminuzione della popolazione.
LE CITTÀ SI SPOPOLANO, i campi vengono abbandonati, Tornano le foreste
A seguito del calo demografico, le città si spopolarono e molti centri abitati furono abbandonati. Anche le campagne si spopolarono: vennero abbandonati molti insediamenti e si ridussero i campi coltivati.
Questo portò a una nuova espansione delle foreste, che in molte regioni tornarono a occupare terre che erano state disboscate e dissodate al tempo dell’impero romano. Cambiò dunque lo stesso paesaggio.
le vie di comunicazione diventano insicure, crollano i commerci
La crisi economica, il calo della produzione con la conseguente riduzione dei commerci, lo spopolamento portarono anche all’abbandono delle strade che, non più manutenute, si deteriorarono.
Questo e l’insicurezza dovuta alla mancanza di controllo sul territorio causarono un ulteriore calo dei commerci, che fu aggravato anche dal fatto che le rotte marittime erano diventate insicure, perché erano rimaste senza il controllo della flotta imperiale e quindi erano esposte alle razzie dei pirati.
la crisi del modello urbano e rurale
Un’agricoltura arretrata
Il declino dell’agricoltura non dipese solo dalla riduzione dei campi coltivati. Questa attività infatti fu colpita anche da un regresso tecnico.
I popoli germanici non conoscevano le più evolute tecniche agricole romane e molti strumenti non furono più utilizzati.
In molti casi, per la mancata disponibilità di metalli e di artigiani, si tornò all’uso di attrezzi agricoli in legno, molto meno efficienti, che determinarono rese inferiori.
Inoltre la riduzione degli scambi commerciali provocò l’abbandono delle colture prodotte principalmente per l’esportazione, come il vino e l’olio. Queste erano anche le colture più redditizie, che consentivano margini di guadagno tali da poter essere investiti per migliorare la produzione.
L’economia di sussistenza
Come è evidente, tutti questi fattori di crisi erano collegati e si amplificarono reciprocamente. Cominciò una spirale regressiva che fece tornare l’Europa a un’economia di sussistenza, cioè un’economia che non genera flussi commerciali e ricchezza, ma che produce solo per la sussistenza (sopravvivenza) della popolazione, limitando gli scambi a livello locale.
Il ritorno a un’economia di sussistenza si tradusse anche in una sostanziale scomparsa della circolazione monetaria e nella ripresa di attività di caccia e raccolta di vegetali spontanei che nell’economia romana erano divenute marginali.
L’affermazione di Ravenna
Nella generale decadenza urbana dell’Occidente, la città di Ravenna costituì un’eccezione. Ravenna infatti conobbe un intenso sviluppo economico e culturale.
Circondata da paludi e da lagune, era quasi impossibile attaccarla da terra, perché il collegamento con l’entroterra era rappresentato da un’unica strada rialzata, facilmente controllabile. Allo stesso tempo, lo sbocco sul mare garantiva l’approvvigionamento anche in caso di assedio. Il fattore decisivo dell’ascesa di Ravenna fu rappresentato dal fiorente porto commerciale, che la collegava con le città più importanti del Mediterraneo e con l’Oriente.