UNITÀ 7 – L’ALTO MEDIOEVO

7.2 REGNI ROMANO-GERMANICI

Gli storici hanno fissato la fine dell’età antica e l’inizio dell’alto Medioevo nel 476, anno della deposizione dell’ultimo imperatore d’Occidente.

Prima e dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente, in Europa si formarono nuovi regni. Questi regni sono stati chiamati regni romano-germanici, perché i Germani avevano il comando militare e politico dei nuovi Stati, ma i funzionari romani mantennero il controllo dell’amministrazione

Col tempo la cultura romana e quella germanica si fusero.

L’affermazione delle tribù germaniche sulla più evoluta organizzazione politica e militare romana era stata favorita dall’instabilità delle istituzioni romane e dalla crisi economica che aveva impoverito l’impero e aveva aumentato il divario tra le classi sociali. Dunque per gran parte della popolazione l’invasione germanica rappresentò solo il passaggio da un padrone a un altro e combattere nell’esercito non voleva più dire difendere la patria. 

Le stesse classi dominanti preferirono stringere accordi con i Germani piuttosto che organizzare una resistenza armata.

I Germani e l’eredità romana

UNA NUOVA SOCIETà

Dopo gli scontri armati e le invasioni si passò a una fase diversa, anche perché le popolazioni germaniche erano poco numerose e quindi nel territorio erano una minoranza rispetto alle popolazioni italiche. 

La prima parte dell’alto Medioevo fu caratterizzata da una coesistenza più o meno pacifica tra popoli molto diversi, che ebbero all’interno dei regni ruoli complementari.

La classe guerriera germanica aveva il comando militare e politico dei nuovi Stati, mentre la componente romana della popolazione teneva nelle sue mani l’amministrazione. Non a caso il latino rimase la lingua ufficiale della burocrazia anche nei regni romano-germanici.

Sul piano economico, dominava una classe privilegiata formata dai guerrieri germanici, dai latifondisti romani e dalle autorità ecclesiastiche.

LA SOCIETÀ DEI REGNI ROMANO-GERMANICI

Schema: i regni romano-barbarici sono composti da popolazioni germaniche e da Romani. Le popolazioni germaniche sono una minoranza e detengono il comando militare e polito. I Romani sono la maggioranza e si occupano dell'amministrazione.

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Le differenze in campo giuridico

L’integrazione tra Germani e Romani fu a lungo solo parziale. Le differenze erano troppo profonde. 

I Romani da secoli erano abituati a risolvere le loro controversie in base alle norme e alle procedure fissate da leggi scritte. 

I Germani invece non avevano leggi scritte e ricorrevano all’ordalìa, cioè al “giudizio di Dio”. L’ordalìa si basava su sfide o dure prove, e colui che ne usciva vincitore era ritenuto innocente sulla base del presupposto che gli dèi, considerandolo tale, lo avessero aiutato.

Inoltre per i popoli germanici era completamente sconosciuto il principio dell’ordinamento giuridico romano secondo il quale solo lo Stato, dopo un processo in tribunale, poteva stabilire le pene ed effettuare l’esecuzione delle condanne. Infatti, l’altro fondamentale istituto giuridico germanico era la fàida, in base alla quale i parenti di una persona uccisa si vendicavano contro il colpevole e la sua famiglia. 

La fàida venne poi sostituita dal guidrigildo, ossia un risarcimento in denaro dovuto per i reati commessi contro le persone.

Insomma c’era un’enorme distanza tra la cultura giuridica dei Romani e gli usi germanici, che si sarebbe ridotta solo dopo la conversione al cristianesimo dei popoli germanici.

La religione come elemento unificante

La religione fu uno dei primi elementi in cui Romani e Germani trovarono un terreno comune. In origine le tribù germaniche veneravano divinità legate alla forza della natura. Nel V secolo fu particolarmente ampia la loro conversione al cristianesimo, favorita dalla traduzione in lingua gotica della Bibbia. Questa traduzione era stata realizzata dal vescovo Ulfila, che era un sostenitore dell’arianesimo; pertanto le popolazioni germaniche seguivano per lo più il culto ariano.

La conversione dei Germani al cristianesimo (cui apparteneva la popolazione romana) avvenne in seguito e fu dovuta anche a ragioni di ordine politico. Infatti, nel vuoto di potere che si era creato durante le invasioni, la Chiesa cattolica svolgeva un ruolo di supplenza e aveva quindi un’influenza notevole sulla popolazione romana. 

Convertendosi al cattolicesimo, i sovrani germanici ottennero dalla Chiesa la legittimazione del proprio potere

E in cambio della legittimazione, le istituzioni ecclesiastiche mantennero i privilegi economici e fiscali ottenuti con gli ultimi imperatori romani.

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visigoti, vandali e franchi

La formazione dei primi regni romano-germanici aveva preceduto la caduta dell’impero romano d’Occidente. Infatti, grazie agli accordi diplomatici stipulati tra i capi germanici e le autorità romane, già nel IV secolo erano nati regni indipendenti all’interno dell’impero. Soltanto dopo il 476, però, i popoli germanici diedero vita a formazioni statali stabili destinate a durare alcuni secoli.

Visigoti
Tra le popolazioni già insediate all’interno dei confini romani prima del 476 vi erano i Visigoti, che avevano ottenuto dall’imperatore d’Oriente la possibilità di governare autonomamente alcuni territori nei Balcani. In seguito, sotto la guida di Alarico e Ataulfo, i Visigoti si spostarono in Occidente e, nel 419, fondarono nella Gallia meridionale un regno indipendente alleato dei Romani, che si espanse in Spagna tra il V e il VI secolo.

In seguito alle conquiste di un altro popolo germanico, i Franchi, i Visigoti furono relegati nella sola penisola iberica

La solidità di questo regno fu favorita anche dal sostegno diretto delle autorità ecclesiastiche locali che nel 589 promossero la conversione dei Visigoti al cattolicesimo.

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VANDALI

L’occupazione visigota costrinse i Vandali ad abbandonare la penisola iberica, in cui si erano insediati a partire dal 429.

Essi si diressero allora verso l’Africa settentrionale, dove, sotto la guida del re Genserico, fondarono un regno con capitale Cartagine

Da lì si spinsero anche alla conquista delle isole Baleari, della Sicilia e della Sardegna.

In Africa i Vandali requisirono le terre dei proprietari romani e imposero un feroce sfruttamento della popolazione locale

Di conseguenza, nelle zone da loro controllate, non si verificò alcuna forma di integrazione, e ciò pesò sulla compattezza politica e sociale del regno, poi conquistato nel VI secolo dai Bizantini.

Il regno dei Franchi

Uno dei regni romano-germanici più importanti fu il regno dei Franchi, penetrati nella Gallia settentrionale fin dal III secolo d.C.

Nel corso del V secolo i Franchi occuparono stabilmente la parte nordoccidentale della regione. Dapprima divisi in tribù indipendenti, nel 481 furono unificati dal re Clodoveo, della dinastia dei Merovingi (così denominata dal nome del capostipite, Meroveo).

La solidità del regno di Clodoveo fu assicurata dall’integrazione tra Franchi e Romani, che si rafforzò in seguito alla conversione al cattolicesimo del sovrano. Grazie al sostegno della Chiesa, infatti, Clodoveo riuscì a mantenere l’unità del regno e poté legittimare la sua politica espansionistica contro le popolazioni germaniche confinanti, tutte ariane o pagane.

Entro la metà del VI secolo i Franchi riuscirono a conquistare la maggior parte della Gallia.

Secondo le consuetudini germaniche, i territori conquistati vennero di volta in volta suddivisi tra i discendenti dei sovrani, che si contesero il potere attraverso lunghe guerre dinastiche, che nella seconda metà del VI secolo portarono alla disgregazione del regno.

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Gli Ostrogoti in Italia

Alla fine del V secolo, gli Ostrogoti, rimasti nell’area danubiana e balcanica, erano una minaccia per l’impero romano d’Oriente. Allora l’imperatore Zenone strinse con loro un accordo per cui, in cambio di vantaggi economici, gli Ostrogoti avrebbero rivolto la loro espansione verso l’Italia. Tra il 489 e il 493, guidati dal re Teodorico, gli Ostrogoti conquistarono tutta l’Italia strappandola a Odoacre. Ma invece di restare alleati all’imperatore d’Oriente come stabilivano gli accordi, gli Ostrogoti crearono un regno indipendente

Come puoi vedere dalla cartina di pag. 170, il regno ostrogoto andava dalla Gallia meridionale fino ai Balcani ed era il più grande regno romano-germanico.

Teodorico realizzò una politica aperta e tollerante che permise una coesistenza pacifica tra Ostrogoti e Romani. Anche lui, come gli altri re romano-germanici, lasciò l’amministrazione del regno ai funzionari di origine romana, e chiamò a collaborare intellettuali e giuristi come Boezio, Simmaco e Cassiodoro.

Ostrogoti e Romani rimasero però comunità separate, ognuna con la propria lingua, le proprie leggi e la propria religione (ariani i primi, cattolici i secondi).

La politica estera di Teodorico

Teodorico voleva realizzare una confederazione dei regni romano-germanici, di cui lui stesso sarebbe stato il capo. Questo progetto non si realizzò, ma Teodorico garantì all’Italia un periodo di pace dopo secoli di conflitti, e questo consentì un miglioramento anche delle condizioni economiche della penisola.

La fine dei progetti di Teodorico

Nei primi decenni del VI secolo, però, Giustino, imperatore di Oriente, cominciò a combattere tutte le eresie, compresa quella ariana, e in Italia l’equilibrio tra Romani e Ostrogoti si ruppe. Teodorico infatti temeva un accordo a suo danno tra i Bizantini e i Romani presenti nel regno ostrogoto e abbandonò la sua politica di apertura nei confronti dei Romani.

Il mausoleo di Teodorico

Agli inizi del VI secolo Ravenna era la capitale del regno ostrogoto. Qui Teodorico fece costruire un sontuoso mausoleo, una tomba monumentale che aveva lo scopo di esaltare la sua figura di sovrano e la sua aspirazione politica a pacificare Germani e Romani. Per questo motivo l’edificio è formato da strutture architettoniche che sono espressione di entrambe le tradizioni culturali.