UNITÀ 8 – L’ISLAM E L’ORIENTE ALTOMEDIEVALE

8.2 GLI ARABI E LA CIVILTÀ ISLAMICA

La religione preislamica delle tribù arabe

Le tribù arabe che popolavano la penisola arabica erano per la maggior parte politeiste

Le loro divinità erano spesso legate ai fenomeni naturali, come per esempio i meteoriti, considerati sacri perché caduti dal cielo.

Probabilmente è un meteorite anche la cosiddetta Pietra Nera, custodita ancora oggi a La Mecca, in un edificio di forma quadrata chiamato Kaaba. Secondo la tradizione, la sacra pietra era stata gettata sulla Terra da una delle divinità principali dei beduini, il dio Hubal, detto Allah, cioè “il dio per eccellenza”.

Per questo, ogni anno, i beduini arrivavano a La Mecca da tutta la penisola per venerare la Pietra Nera.

Maometto e la nascita dell’islam

Maometto e la rivelazione di Allah

Intorno al 570, proprio alla Mecca nacque Maometto (Muhammad, “il lodato”). Figlio di un modesto mercante, Maometto rimase orfano in giovane età e fu cresciuto da uno zio. Poi divenne amministratore dei beni della vedova di un ricco mercante, Kadigia, che dopo qualche tempo sposò.

Maometto visse gli anni della giovinezza in un clima culturale aperto, in costante contatto con i mercanti stranieri e con i membri delle comunità ebraiche e cristiane che frequentavano La Mecca.

Secondo la tradizione, intorno al 610, Maometto attraversò una crisi spirituale ed ebbe alcune visioni, durante le quali l’arcangelo Gabriele lo esortò a predicare la fede nell’unico Dio, Allah.

Per Maometto Allah era lo stesso Dio delle altre religioni monoteistiche (cristianesimo ed ebraismo), per questo motivo stabilì buoni rapporti con le comunità ebraiche e cristiane.

Maometto affermava di essere l’ultimo profeta scelto da Dio dopo Abramo, Mosè e Gesù stesso, ma sosteneva anche di essere l’unico ad aver ricevuto una rivelazione perfetta del messaggio divino.

La nuova religione fu chiamata islam, che significa “totale sottomissione (a Dio)”, e i suoi fedeli si definirono musulmani (da muslìm, “colui che si sottomette”).

Le rivelazioni che Maometto dichiarò di ricevere da Allah, in qualità di suo profeta, furono raccolte dai suoi seguaci nel Corano (da qur’ân, “recitazione”, “lettura”), il libro sacro dei musulmani.

Il testo, diviso in 114 capitoli (o sure), venne trascritto nella sua versione definitiva a partire dal 653.

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Eredità e influenze dalle altre religioni

L’islam ha ereditato alcuni rituali del politeismo arabo, ma i maggiori debiti della nuova religione riguardano ebraismo e cristianesimo. Per esempio i musulmani hanno in comune con gli Ebrei alcune regole alimentari (come il divieto di mangiare maiale), e come i cristiani credono nell’esistenza del demonio e degli angeli, nell’immortalità dell’anima e nel paradiso come premio per i giusti. 

Ebraismo, cristianesimo e islam costituiscono le cosiddette “religioni del libro”, cioè le tre fedi monoteistiche “rivelate” e tramandate attraverso testi scritti di ispirazione divina: Torah, Bibbia e Corano. Del resto il Corano fa riferimento a molti personaggi della Bibbia e ammette che Dio abbia affidato il proprio messaggio di salvezza anche ad altri profeti (come appunto Mosè e Gesù). Tuttavia, secondo l’islam, le religioni ebraica e cristiana si sarebbero allontanate dalla volontà divina, correttamente divulgata soltanto da Maometto.

La predicazione e la fuga di Maometto

Maometto predicava la sottomissione all’unico Dio di tutti gli individui, ricchi e poveri, potenti o umili. Questo era in contrasto con l’organizzazione della società araba, fondata su legami di sangue e sulle contrapposizioni fra tribù. Inoltre la natura monoteistica della nuova religione comportava la condanna degli idoli custoditi nei vari santuari della penisola. Questi santuari erano mete di pellegrinaggio attorno alle quali i mercanti avevano creato una florida economia. 

L’aristocrazia mercantile era perciò molto ostile agli insegnamenti di Maometto che, nel 622, fu costretto a fuggire dalla Mecca e a rifugiarsi nella città di Yathrib, in seguito ribattezzata Medina (“la città del profeta”).

La fuga di Maometto dalla Mecca, definita ègira (“emigrazione”), è considerata il momento della nascita della religione islamica e fissa la data di inizio del calendario musulmano.

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La conversione degli Arabi

A Medina, Maometto continuò la sua predicazione. Come era successo con il cristianesimo, anche con l’islam i princìpi di giustizia sociale e le promesse di una ricompensa dopo la morte attirarono molti fedeli, soprattutto tra le classi più povere. In pochi anni i suoi seguaci aumentarono tanto da formare un vero esercito. Maometto così nel 629 poté tornare a La Mecca e diventare il capo politico e religioso.

Maometto ordinò la distruzione di tutti gli idoli, ma mantenne il culto della Pietra Nera e lasciò che la Mecca continuasse a svolgere il ruolo di centro religioso anche per i musulmani. In questo modo favorì la conversione all’islam dei ricchi mercanti, desiderosi di porre fine alle lotte religiose che danneggiavano le loro attività.

La società islamica

In pochi anni, tutta la penisola araba si convertì all’islam

E l’unità religiosa portò le varie tribù a unificarsi anche dal punto di vista politico: per l’islam infatti era importante l’appartenenza alla nuova unica comunità (umma) fondata sulla fede e non più l’appartenenza alla tribù.

Nell’islam non si formò mai una classe di sacerdoti: ogni fedele ha infatti un rapporto diretto con la divinità. Nei luoghi di culto musulmani, le moschee, le uniche personalità religiose riconosciute sono i lettori del Corano e i muezzin (“colui che invita alla preghiera”). Anche l’imam, l’individuo scelto dalla comunità per guidare i fedeli nella preghiera, è una carica informale.

Il Corano e i doveri del buon musulmano
Nel Corano il testo è scritto in prima persona: per i musulmani l’autore è Allah stesso, che attraverso l’arcangelo Gabriele detta le sue parole a Maometto. Inoltre il testo è scritto in rima, così da renderne più facile la memorizzazione. Il Corano contiene anche le norme che regolano ogni aspetto della vita dei musulmani. Tra queste le principali sono i “cinque pilastri” dell’islam: 1. non c’è altro Dio all’infuori di Allah, e Maometto è il suo profeta;

2. ogni fedele deve pregare in direzione della Mecca cinque volte al giorno, tra l’alba e il tramonto; 3. si deve praticare l’elemosina;

4. nel mese di ramadàn (il nono del calendario musulmano), si deve digiunare dall’alba al tramonto;

5. almeno una volta nella vita, ogni fedele che ne ha la possibilità, deve fare un pellegrinaggio alla Mecca.

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La nascita dell’impero islamico

L’affermazione della religione islamica trasformò la società araba. Tale mutamento si rivelò una delle più importanti premesse per la costruzione di un grande impero. 

La religione fornì infatti la motivazione ideologica e la legittimazione dell’espansione territoriale degli Arabi tra il VII e l’VIII secolo.

Il califfato

Alla morte di Maometto, nel 632, si pose il problema di chi avrebbe guidato politicamente e spiritualmente gli Arabi. L’aristocrazia mercantile della Mecca sostenne che il potere dovesse essere trasmesso per via ereditaria, e indicò come successore di Maometto suo genero Alì, il marito della figlia Fatima. Questa soluzione fu però avversata dai seguaci che erano stati più vicini a Maometto, i quali proponevano che il successore fosse scelto mediante elezione tra i suoi più autorevoli e fedeli compagni. Quest’ultima posizione prevalse e nello stesso anno della morte del profeta fu eletto il primo califfo (dall’arabo khalifa, “successore”), capo politico e religioso.

L’espansione araba

Tra il 632 e il 661 si succedettero quattro califfi: Abu Bakr, Omar, Othman e il genero di Maometto, Alì. 

Come puoi vedere dalla cartina, in questo periodo gli Arabi conquistarono vastissimi territori, strappandoli all’impero bizantino e a quello persiano (che crollò definitivamente nel 652).

Nel 661, alla morte di Alì, il potere passò alla dinastia degli Omàyyadi, appartenenti all’aristocrazia mercantile, che scelsero come capitale Damasco, in Siria. Con loro, il califfato cessò di essere elettivo e diventò dinastico.

La nuova dinastia proseguì l’espansione territoriale, che portò gli Arabi dal fiume Indo fino alla Spagna. L’unico vero ostacolo alla loro espansione fu l’impero bizantino che, anche se indebolito, riuscì a resistere impedendo l’invasione araba dell’Europa orientale.

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Il successo dell’islam

Alla base dell’espansionismo degli Arabi c’erano, come per tutti gli altri popoli, motivazioni economiche e politiche. In primo luogo la conquista di nuove terre permetteva alle varie tribù di sfogare all’esterno tensioni che altrimenti avrebbero potuto indebolire il califfato.

Ma gli Arabi avevano una motivazione in più: infatti il loro espansionismo aveva anche potenti motivazioni religiose

Il loro scopo era convertire attraverso il jihad i popoli non musulmani alla “vera” fede, la fede islamica.

Il successo dell’avanzata araba si deve senza dubbio alla debolezza degli avversari, ma anche al fatto che le popolazioni dei grandi imperi erano ridotte in miseria e non opposero resistenza, sperando anzi in un miglioramento della propria condizione. 

Nei territori occupati gran parte della popolazione contadina e dei ceti più poveri si convertì rapidamente all’islam, perché appariva come una religione “semplice” che non prevedeva dogmi né intermediari tra Dio e i fedeli.

Allo stesso tempo gli Arabi concessero ampie libertà ai popoli sottomessi: per esempio cristiani ed Ebrei poterono continuare a professare la propria religione in cambio del pagamento di una tassa, dalla quale erano invece esentati coloro che si convertivano all’islam.

Jihad

è una parola araba che significa “sforzo”, “impegno”. Ha due diverse accezioni: 

  • il grande jihad (o jihad interiore) è lo sforzo personale di ogni musulmano per migliorare se stesso; 
  • il piccolo jihad (o jihad esteriore) indica la diffusione dell’islam presso i cosiddetti “infedeli”, anche con l’uso delle armi. 
La più diffusa traduzione del termine, “guerra santa”, rende solo questo secondo aspetto, ignorando invece quello “interiore” e personale. 
Oggi con l’espressione “guerra santa” si indicano le azioni dei gruppi fondamentalisti islamici, che usano il jihad per giustificare attentati terroristici contro la popolazione civile. In realtà, l’ideologia di questi gruppi ha poco a che fare con l’insegnamento del Corano, che tra l’altro vieta, anche in caso di guerra, di uccidere donne, bambini, anziani e malati.

Le gerarchie sociali

Nei territori conquistati si affermò una distinzione sociale molto forte tra musulmani arabi, musulmani non arabi e non musulmani.

  • I musulmani arabi erano gli unici ad avere diritti civili e politici ed erano anche gli unici che potevano diventare funzionari di governo (califfi, ufficiali dell’esercito, giudici). Molti di loro erano artigiani e commercianti.
  • I musulmani non arabi, che si erano convertiti, erano principalmente contadini. Avevano solo diritti civili.
  • I non musulmani, che non si convertivano, non avevano diritti.

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I primi conflitti interni: SCIITI E SUNNITI

Nonostante il grande successo dell’espansione araba l’islam si divise in due correnti interne: sciiti e sunniti.

  • Gli sciiti accusavano gli Omàyyadi di aver ucciso Alì per impadronirsi del potere. Inoltre sostenevano che la guida politica e religiosa dell’islam dovesse appartenere solo ai diretti discendenti del profeta.
    Gli sciiti erano appoggiati da gran parte della popolazione persiana che, dopo la caduta dell’impero dei Sasanidi, si era convertita all’islam.
  • I sunniti, che erano la maggioranza della popolazione araba, erano a favore della dinastia regnante degli Omàyyadi. Sostenevano infatti che il califfo dovesse essere scelto con un’elezione oppure che la carica fosse trasmessa per via ereditaria all’interno di una famiglia che godesse dell’approvazione dell’intera comunità.

Sciiti e sunniti erano in disaccordo anche sulle fonti principali dei precetti della religione islamica. E questa divisione interna all’islam genera ancora oggi attriti tra le due correnti.

I sunniti seguono alla lettera la sunna (che significa “norma”, “regola”), formata degli insegnamenti tratti dalla vita di Maometto.

Anche gli sciiti seguono la sunna, ma per loro essa non è riferita solo alla vita del profeta, ma anche alle norme e ai comportamenti dei suoi legittimi discendenti. 

Quindi, per i sunniti l’intermediazione tra Allah e gli uomini si esaurisce con Maometto; per gli sciiti continua con Alì e gli altri califfi legittimi.

Da questa differenza filosofica e religiosa deriva anche una diversa interpretazione della figura dell’imam, che per i sunniti è solo un capo politico, mentre per gli sciiti ha un’importanza anche religiosa.

La fioritura della cultura islamica

A partire dall’VIII secolo gli Arabi ebbero il controllo quasi totale dei commerci tra il Mediterraneo e l’Oriente

Lungo le vie di comunicazione marittime e carovaniere transitavano uomini e merci, ma si diffondevano anche innovazioni tecnologiche, nuove idee filosofiche e scientifiche e influenze religiose.

L’agricoltura e le città

Gli Arabi favorirono lo sviluppo dell’agricoltura, diffondendo nuove e più efficaci tecniche di irrigazione. Inoltre introdussero nell’area mediterranea la coltivazione di piante di origine orientale come lo zafferano, la canna da zucchero, gli agrumi e il riso.

Lo sviluppo economico e il conseguente incremento demografico stimolarono la crescita delle città, al contrario di quanto avveniva in Occidente.

Le città islamiche erano sede delle principali attività economiche, che erano gestite dai discendenti dei beduini della penisola arabica e in questo periodo si arricchirono di straordinarie opere architettoniche che testimoniano ancora oggi lo splendore della cultura musulmana nell’alto Medioevo.

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Il primato culturale arabo

Il contributo culturale arabo fu molto importante anche dal punto di vista filosofico, scientifico e medico.

Gli Arabi diffusero il sistema di numerazione ancora oggi utilizzato in gran parte del mondo. Le cifre che noi chiamiamo “numeri arabi” furono apprese in seguito ai contatti commerciali con l’India. Dalla Cina invece i mercanti arabi appresero l’uso della bussola, della carta e della polvere da sparo.

Gli Arabi furono importanti anche per la trasmissione della cultura classica: tramandarono numerose opere degli autori antichi che in Europa erano andate perdute. Per esempio, il filosofo Averroè fu uno dei maggiori interpreti del pensiero di Aristotele; nella medicina, invece, l’arabo Avicenna fu l’erede ideale dei grandi medici Ippocrate e Galeno.

A differenza dei Greci e dei Romani, per i quali gli studi scientifici avevano soprattutto implicazioni filosofiche e teoriche, gli Arabi si servirono delle loro scoperte scientifiche per scopi pratici.

Gli arabeschi e l’idolatria

Oltre che per l’architettura, gli Arabi si distinsero per l’arte dei fregi. I monumenti erano ornati dai cosiddetti “arabeschi” (termine derivato proprio da “arabo”), che raffiguravano motivi geometrici ed elementi naturali. Il Corano, infatti, vieta di raffigurare l’immagine di Dio o di riprodurre le forme degli esseri viventi in modo realistico: l’arte figurativa è considerata un tentativo sacrilego di imitare la creazione divina del mondo. Per questo gli artisti islamici evitavano ogni raffigurazione naturalistica, interpretabile come segno di idolatria. Questa concezione, propria delle comunità ebraiche oltre che degli Arabi, influenzò anche i Bizantini nel periodo dell’iconoclastia.

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La fine dell’espansionismo e i regni indipendenti

La vastità dei domini musulmani rese difficile il mantenimento dell’unità politica. Le sconfitte militari e la creazione di molti califfati indipendenti favorirono, tra il IX e il X secolo, la disgregazione dell’impero islamico.

Le prime sconfitte in Oriente

Verso Oriente, i guerrieri musulmani si spinsero fino alla valle dell’Indo, conquistando i principali centri urbani, come per esempio Samarcanda.

L’espansione musulmana però fu fermata da una coalizione di regni indiani e dall’impero cinese. 

In ogni caso, gli Arabi avevano aperto ai mercanti il transito in una regione strategica per il controllo dei commerci con l’Estremo Oriente.

In Sicilia e contro i Bizantini

Nel Mediterraneo gli Arabi non erano riusciti a sconfiggere l’impero bizantino, anche se occuparono molti dei suoi territori.

Nell’827 iniziarono la penetrazione in Sicilia, che conquistarono nel 902 con la presa di Taormina.

Non riuscirono però a sconfiggere l’impero bizantino, che seppe resistere lungo i confini mesopotamici e siriani.

La divisione Nell’impero islamico

Nel 750 le tensioni tra sciiti e sunniti culminarono in una violenta rivolta. 

La dinastia degli Omàyyadi fu rovesciata e sostituita dalla dinastia degli Abbàsidi, musulmani di origine persiana.

Quindi il potere, fino ad allora riservato agli Arabi, passò nelle mani di musulmani di origine persiana.

Con la dinastia abbàside la capitale dell’impero fu spostata da Damasco a Baghdad, città fondata nel 762 sulle rive del fiume Tigri, in Mesopotamia.

Il periodo abbàside fu caratterizzato dalla fine dell’unità politica dei musulmani.

In Marocco, Tunisia, Siria ed Egitto si affermarono infatti vari califfati autonomi.

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I regni islamici indipendenti

La disgregazione dell’impero islamico portò alla creazione di altri Stati indipendenti dal califfato abbàside:

  • La Spagna continuò a essere dominata dai discendenti della dinastia omàyyade e il regno omàyyade divenne uno degli Stati più potenti del Mediterraneo occidentale; nel 992 l’emiro di Cordova trasformò il suo regno in un califfato autonomo.
  • In Persia si affermarono regni islamici indipendenti che estesero i propri confini verso l’Asia centrale.

Gli scontri tra i diversi regni islamici facilitarono la riconquista bizantina di molti territori del Vicino Oriente, tra cui la stessa Siria.

L’ascesa dei Turchi

I Turchi erano una popolazione nomade originaria dall’Asia centrale che nei secoli precedenti, in ondate successive, si era insediata nell’altopiano iranico

Fu una penetrazione pacifica e a partire dall’VIII secolo i sovrani abbàsidi arruolarono guerrieri turchi come guardie personali, e in seguito inserirono sempre più soldati turchi nelle loro truppe. Gli Arabi li chiamavano mamelucchi, letteralmente “schiavi bianchi”.

I Turchi si integrarono con la popolazione musulmana, assorbendone la cultura, e si convertirono all’islam

A mano a mano che la disgregazione dei regni islamici procedeva, i Turchi acquisirono un peso sempre maggiore, finché alla fine del X secolo, si imposero creando varie entità politiche.