Maometto e la rivelazione di Allah
Intorno al 570, proprio alla Mecca nacque Maometto
(Muhammad, “il lodato”). Figlio di un modesto mercante, Maometto rimase orfano in giovane età e fu cresciuto da uno zio. Poi divenne amministratore
dei beni della vedova di un ricco mercante, Kadigia, che dopo qualche tempo sposò.
Maometto visse gli anni della giovinezza in un clima culturale aperto, in costante contatto con i mercanti stranieri e con i membri delle comunità
ebraiche e cristiane che frequentavano La Mecca.
Secondo la tradizione, intorno al 610, Maometto attraversò una crisi spirituale ed ebbe alcune visioni, durante le
quali l’arcangelo Gabriele lo esortò a predicare la fede nell’unico Dio, Allah.
Per Maometto Allah era lo stesso Dio delle altre religioni monoteistiche
(cristianesimo ed ebraismo), per questo motivo stabilì
buoni rapporti con le comunità ebraiche e cristiane.
Maometto affermava di essere l’ultimo profeta scelto da Dio dopo Abramo, Mosè e Gesù stesso, ma sosteneva anche di essere l’unico ad aver ricevuto
una rivelazione perfetta del messaggio divino.
La nuova religione fu chiamata islam, che significa “totale sottomissione (a Dio)”, e i suoi fedeli si definirono
musulmani (da muslìm, “colui che si sottomette”).
Le rivelazioni che Maometto dichiarò di ricevere da Allah, in qualità di suo profeta, furono raccolte dai suoi seguaci nel
Corano (da qur’ân, “recitazione”, “lettura”), il libro sacro dei musulmani.
Il testo, diviso in 114 capitoli (o sure), venne trascritto nella sua versione definitiva a partire dal 653.