UNITÀ 8 – L’ISLAM E L’ORIENTE ALTOMEDIEVALE

8.3 COSTANTINOPOLI TRA CRISI E RINASCITA

Il declino dell’impero e le riforme di Eraclio

Dopo la morte dell’imperatore Giustiniano nel 565, l’impero bizantino aveva attraversato una fase di crisi economica e politica.

Tra il VI e il VII secolo l’impero dovette affrontare diversi conflitti:

  • a est ci furono gli scontri con la dinastia persiana dei Sasanidi;
  • a ovest, i Bizantini si scontrarono con gli Slavi che avevano occupato molti loro territori nei Balcani;
  • alla fine del VII secolo i Bizantini dovettero affrontare l’espansionismo arabo, che arrivò a minacciare più volte la capitale Costantinopoli.

L’oppressione fiscale e i latifondi

I conflitti che dovette affrontare l’impero causarono molte difficoltà anche al suo interno. 

Laumento delle tasse per far fronte alle spese di guerra determinò la crisi della piccola proprietà contadina, molti agricoltori furono costretti a cedere i propri terreni ai grandi proprietari e così si estesero i latifondi.

Il potere economico acquisito dai latifondisti portò alla formazione di un’aristocrazia fondiaria sempre più autonoma e influente, che divenne una minaccia per l’unità politica dell’impero. Allo stesso tempo la scomparsa della piccola proprietà contadina indebolì notevolmente l’esercito, di cui i contadini costituivano il fulcro.

Le riforme di Eraclio

A partire dal 610, l’imperatore Eraclio affrontò la crisi dell’impero bizantino con una riforma agraria che favorì la ripresa delle piccole proprietà, riducendo il potere dell’aristocrazia latifondista.

Poi suddivise i territori dell’impero in distretti militari chiamati temi

In ogni distretto risiedeva stabilmente una guarnigione di soldati, a cui venivano assegnate delle terre. A capo di questa guarnigione c’era uno stratego, che era l’autorità sia civile che militare del distretto.

Anche la creazione di questi piccoli eserciti locali, che rispondevano soltanto all’imperatore, contribuì a ridurre notevolmente il potere e l’influenza dell’aristocrazia latifondista.

La riforma tematica (chiamata così dal nome dei nuovi distretti), comportò notevoli vantaggi:

  • ridusse le spese militari, perché, grazie alle terre loro assegnate, i soldati potevano mantenersi autonomamente;
  • diede stabilità all’impero, rafforzando la lealtà dei soldati, che venivano gratificati con l’assegnazione di nuove terre;
  • rafforzò la difesa dell’impero perché ogni contadino-soldato aveva interesse a difendere con le armi le terre in cui risiedeva;
  • contribuì a risollevare le finanze statali grazie alla ripresa delle entrate fiscali provenienti dalle piccole proprietà terriere.

La riforma di Eraclio, attuata in una prima fase solo nella penisola anatolica, fu poi estesa ad altre aree rimaste incolte a causa della crisi economica. 

Questo favorì l’aumento della produzione agricola e una generale ripresa economica.

 pagina 203 
Eraclio contro i sasanidi

Tra il 611 e il 627 l’impero bizantino, già impegnato contro gli Slavi, subì anche le incursioni degli Àvari.

L’imperatore persiano Cosroe II approfittò del momento di difficoltà dell’impero bizantino per attaccare le frontiere orientali dell’impero.

Cosroe II conquistò rapidamente molti territori, occupando la Siria e l’Egitto.

Poi si alleò con gli Slavi e gli Àvari e nel 626 mise sotto assedio Costantinopoli.

Le strutture difensive della capitale bizantina erano però state concepite per resistere a un lungo assedio e la città poteva contare sui rifornimenti garantiti dalla flotta imperiale, ancora in grado di controllare gran parte del Mediterraneo.

Eraclio lasciò quindi che Costantinopoli resistesse con le proprie forze, e impiegò gran parte dell’esercito per combattere i Persiani nei loro territori.

Dopo due anni di campagne militari i Bizantini sconfissero le truppe persiane e allo stesso tempo respinsero gli attacchi degli Àvari stanziati nei Balcani.

 pagina 204 

La minaccia araba

Con la vittoria sui Persiani, i Bizantini riconquistarono temporaneamente la supremazia nel Vicino Oriente e si garantirono una certa sicurezza alle frontiere. 

Ma nel VII secolo dovettero fare i conti con l’espansione degli Arabi che, conquistati importanti territori dell’impero persiano, si sostituirono ai Persiani nella pressione ai confini orientali dell’impero bizantino.

Nel 674 gli Arabi assediarono Costantinopoli, ma dopo quattro anni di combattimenti furono respinti.

I Bulgari nei Balcani

Nei Balcani, già occupati dagli Slavi, nel VII secolo si affermò un’altra popolazione di origine turca: i Bulgari.

Nel 679 i Bulgari occuparono la regione della Mesia e in pochi decenni crearono una struttura statale autonoma e ben organizzata, grazie alla quale, nei secoli successivi, furono in grado di attuare un’aggressiva politica di espansione territoriale.

Agli inizi del IX secolo essi giunsero a occupare la Tracia, una delle principali riserve di grano dell’impero bizantino. L’importanza di questa regione portò a una dura reazione di Costantinopoli.

 pagina 205 

L’iconoclastia e la rinascita bizantina

La “distruzione delle immagini”

Nel corso dell’VIII secolo si diffuse nella Chiesa bizantina la dottrina dell’iconoclastia

I sostenitori dell’iconoclastia volevano imporre il divieto del culto delle immagini sacre e la loro distruzione, perché le ritenevano una forma di idolatria.

L’imperatore Leone III, con due editti (nel 726 e nel 730) proibì il culto delle immagini sacre e ordinò la loro distruzione.

L’iconoclastia aveva due scopi:

  • togliere potere alla propaganda musulmana, secondo la quale i cristiani erano dediti all’idolatria;
  • ridurre l’influenza degli ordini monastici, che tra l’altro si arricchivano con il commercio delle icone.

Il divieto del culto delle immagini provocò violenti scontri tra la popolazione e all’interno delle comunità religiose, scontri che sfociarono in una guerra civile che durò per oltre un secolo.

Attraverso le decisioni del concilio di Costantinopoli del 754, i Bizantini cercarono di imporre l’iconoclastia anche in Occidente

Ma i rappresentanti della Chiesa di Roma non parteciparono al concilio. Da tempo infatti l’intromissione dell’imperatore d’Oriente nelle dispute teologiche aveva provocato l’allontanamento della Chiesa occidentale da quella orientale.

Infine nel 787 il Concilio di Nicea condannò l’iconoclastia; ma i conflitti terminarono soltanto nell’843, con un editto dell’imperatrice Teodora II che ripristinò il culto delle immagini sacre.

Verso l’“età d’oro” del IX e x secolo

Con la fine dell’iconoclastia cominciò per l’impero bizantino un periodo di grande rinascita economica e politica, tanto che questo periodo, compreso tra il IX e il X secolo, è stato definito dagli storici l’“età d’oro dell’impero d’Oriente. I Bizantini tornarono protagonisti nel Mediterraneo assieme alle altre due principali potenze del tempo: l’impero dei Franchi e l’impero islamico.

La ripresa economica fu favorita dalle riforme dell’apparato statale e dell’esercito. 

La burocrazia recuperò efficienza, garantendo un afflusso costante di entrate fiscali. Le risorse economiche reperite in questo modo consentirono di rafforzare l’esercito e di potenziare la flotta, con cui i Bizantini riconquistarono parte dei territori sottratti loro dagli Arabi.

Un altro importante fattore alla base della rinascita economica dell’“età d’oro” furono i provvedimenti presi a favore della piccola proprietà contadina, con effetti analoghi a quelli ottenuti dalle riforme di Eraclio.

 pagina 206 
La riconquista bizantina

I principali successi militari dell’impero furono ottenuti a partire dall’ascesa al trono di Basilio I, con cui iniziò la dinastia macedone.

Nato da una famiglia contadina Basilio divenne consigliere di Michele III, che lo associò al trono. Dopo che ebbe assassinato l’imperatore, Basilio ottenne pieni poteri.

In politica estera, Basilio I puntò alla riconquista dell’Italia: nell’876 le sue truppe ripresero Bari, che per tre decenni era stata occupata dagli Arabi.

I successori di Basilio I continuarono la riconquista bizantina del Mediterraneo e tra il 911 e il 960 vennero sottratte agli Arabi anche Creta e, nel 965, Cipro.

Artefice di queste e altre conquiste fu il generale Niceforo Foca che nel 963 venne incoronato coimperatore insieme a Basilio II.

Alla fine del X secolo i Bizantini avevano ripreso in Italia il totale controllo delle attuali Calabria, Puglia e Basilicata; mentre in Asia riconquistarono alcuni territori in Mesopotamia e gran parte della Siria, tra cui le città di Antiochia e di Damasco.

Pochi decenni più tardi l’impero bizantino riconquistò anche Gerusalemme e i territori della Palestina.

 pagina 206 
La conquista dell’impero bulgaro

Nel frattempo i Bulgari avevano creato un vasto impero nell’area balcanica, assorbendo gran parte delle tribù slave che vi si erano insediate in precedenza.

I Bulgari si erano dotati di strutture statali modellate sulle tradizioni giuridiche e politiche del mondo bizantino, assimilate anche grazie all’opera di evangelizzazione condotta dai monaci.

Sotto la guida di re Simeone (893-927), i Bulgari sconfissero più volte l’esercito bizantino e nel 913 assediarono Costantinopoli. Il sovrano bulgaro si attribuì per la prima volta il titolo di Czar (derivato dal latino Caesar), fatto proprio in seguito dagli imperatori russi nell’età moderna, gli zar.

Ma la rinascita della potenza militare bizantina pose fine all’espansione dei Bulgari e nel 1014 l’imperatore bizantino Basilio II ridusse l’impero bulgaro a provincia dell’impero.

Gli splendori di Costantinopoli

Durante l’alto Medioevo Costantinopoli raggiunse un milione di abitanti. Oltre all’ippodromo e alla basilica di Santa Sofia, che rimanevano tra i luoghi più importanti, Costantinopoli si arricchì di nuove grandi architetture. La città aveva ampi e bellissimi giardini pubblici, chiese, monasteri, acquedotti e enormi cisterne, spazi sotterranei per la raccolta delle acque. Costantinopoli rimase la capitale dell’impero romano d’Oriente fino al 1453, quando fu conquistata dai Turchi che le cambiarono il nome in Istanbul.