UNITÀ 3 – L’EUROPA E IL MONDO GRECO

3.3 IL MEDIOEVO ELLENICO

il mediterraneo greco

Lo spazio in cui fiorirono la civiltà cretese e micenea fu lo stesso in cui si sviluppò la civiltà greca: il Mediterraneo orientale.

Uno spazio le cui caratteristiche fisiche furono determinanti per lo sviluppo di questa civiltà. Il territorio greco è composto da moltissime isole e da molti chilometri di coste; nelle zone interne invece le montagne e l’assenza di lunghi fiumi rendevano molto difficili l’agricoltura, i commerci e i collegamenti.

Per queste comunità quindi il mare fu la fonte principale di risorse e la via di comunicazione essenziale. Inoltre permise a questa civiltà di espandersi, arrivando fino alle coste dell’Italia meridionale, alle coste dell’Asia Minore e poi fino al mar Nero.

IL MEDIOEVO ELLENICO

Dopo il crollo della civiltà micenea, tra il XII e l’VIII secolo a.C. ci fu un periodo di declino economico e culturale dell’area greca che gli storici chiamano “Medioevo ellenico” o anche “secoli bui” o “età oscura”.

In questi secoli scomparve la scrittura, che era legata alle attività dei palazzi micenei. Inoltre il peggioramento delle condizioni di vita, dovute alla crisi economica, portarono a una forte diminuzione della popolazione.

ARRIVANO I DORI

Nel 1200 a.C. arrivarono dalla penisola balcanica i Dori, che occuparono prima le regioni settentrionali e il Peloponneso e poi le isole. Quella dei Dori non fu un’invasione violenta, ma una penetrazione che mescolò questa etnia con quelle già presenti sul territorio della Grecia e dell’Asia Minore, in particolare con:

  • gli Ioni che erano in Attica ed Eubea e sulle coste centrali dell’Asia Minore;
  • gli Eoli che erano in Beozia, nella parte settentrionale dell’Asia Minore e in alcune isole del mar Egeo.

Con l’arrivo dei Dori si ha la prima colonizzazione greca.

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L’IDENTITÀ GRECA

Tutte queste popolazioni, Dori, Ioni e Eoli, condividevano la stessa cultura:

  • parlavano la stessa lingua (anche se con diversi dialetti);
  • avevano la stessa religione con santuari panellenici, cioè che appartenevano a tutte le popolazioni greche;
  • avevano le stesse tradizioni mitologiche e letterarie;
  • condividevano gli stessi usi.
le novità

Sebbene siano indicati come secoli bui, in questo periodo ci furono novità che ebbero poi grande importanza per il futuro fiorire della civiltà greca.

  • Si introdusse la lavorazione del ferro: si ottennero così strumenti più resistenti, come gli aratri con il vomere di ferro, che migliorarono la resa dei terreni e resero coltivabili terreni che prima non lo erano.
  • Allo stesso tempo le armi di ferro – molto più economiche di quelle di bronzo – diedero ai piccoli centri urbani (che sostituirono le grandi città micenee) la possibilità di difendersi e quindi una maggiore autonomia.
  • Gli artigiani e i mercanti, liberi dal controllo del palazzo, svilupparono le loro attività con maggiore libertà e spirito di iniziativa, anche se in un ambito più ristretto.
Aristocrazia e dÉmos

Con la caduta della civiltà micenea, il potere – che prima apparteneva a uno solo, il re – passò a una aristocrazia guerriera, che garantiva la difesa della comunità e possedeva le terre.

Per la prima volta a capo delle comunità non c’era un re ma un gruppo di uguali, e questo cambiò molto l’idea del potere.

I governi aristocratici erano costituiti da un gruppo ristretto di persone, per questo vengono definiti anche oligarchici.

Il resto della popolazione (contadini, mercanti, artigiani) costituiva il démos, il popolo, che nel tempo cercò di limitare il potere aristocratico e conquistare il potere.

L’ordinamento aristocratico si basava sulla fratrìa, l’insieme di famiglie nobili discendenti da un antenato comune, spesso mitico.

Ogni fratrìa governava una comunità autarchica, cioè una comunità in grado di produrre tutto ciò di cui aveva bisogno.

Per questo erano comunità che avevano pochi scambi commerciali e culturali.