UNITÀ 3 – L’EUROPA E IL MONDO GRECO

3.6 L’ETÀ ELLENISTICA

Nel IV secolo a.C. il regno di Macedonia si affermò come una grande potenza nel Mediterraneo orientale e i re Filippo II e Alessandro, suo figlio, conquistarono un vasto impero.

Quando la forza delle póleis greche decadde, fu il regno macedone a ereditarne le rotte commerciali tra l’Egeo e l’estremo Oriente.

IL REGNO DI MACEDONIA E LA CONQUISTA DELLA GRECIA

La Macedonia era nella parte settentrionale della penisola ellenica e non era stata coinvolta nello sviluppo economico e culturale delle póleis greche.

Il suo territorio montuoso la difendeva dalle invasioni ed era ricco di oro, argento e legname, quest’ultimo molto richiesto dalle póleis greche per la costruzione di navi. Grazie a queste risorse naturali, a partire dal V secolo a.C. la Macedonia entrò in contatto con le città dell’Egeo.

La società macedone era molto diversa da quella delle póleis greche.

Al vertice c’era il re, che risiedeva a Pella, la capitale del regno.

I proprietari terrieri nobili fornivano la cavalleria all’esercito.

Il resto della popolazione era composto di contadini liberi che coltivavano le terre dei nobili e combattevano nella fanteria.

Per garantirsi il sostegno dei nobili, i re davano loro estensioni di terre sempre più grandi e questo creava la necessità di fare nuove conquiste. Pertanto l’esercito macedone era costantemente impegnato in una politica di espansionismo territoriale.

L’ESPANSIONE MACEDONE

Nel 359 a.C. i nobili elessero re Filippo II che intraprese subito un’espansione territoriale conquistando la vicina penisola calcidica.

Nel 353 a.C. Filippo II occupò la Tessaglia e a quel punto le città della Grecia meridionale sentirono la presenza macedone come una minaccia.

Filippo cercò di presentarsi come il difensore dei Greci e come garante della pace, ma quando proseguì la sua politica di conquista e pose sotto assedio Bisanzio (controllando in questo modo lo stretto dei Dardanelli e bloccando il rifornimento di cereali ad Atene) le póleis greche diedero vita a una lega antimacedone, sostenuta anche dal re persiano preoccupato della forza di Filippo II.

La Lega antimacedone fu sconfitta nel 338 a.C. a Cheronèa, e le città greche dovettero accettare le condizioni imposte dalla pace di Corinto, con cui Filippo II diventò il comandante supremo della lega panellenicaformata dalle póleis, formalmente libere, ma in realtà ormai soggette al re.

Ottenuto il controllo della Grecia, Filippo II dichiarò guerra all’impero persiano. Filippo II aveva due scopi:

  • estendere ulteriormente l’impero, colpendo i Persiani che avevano appoggiato la lega antimacedone;
  • coalizzare le città greche contro l’antico nemico persiano, evitando che si coalizzassero contro i Macedoni.
  • Nel 336 a.C. Filippo invase l’Asia Minore, ma quello stesso anno fu assassinato da nobili macedoni che volevano prendere il potere.

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L’IMPERO DI ALESSANDRO

ALESSANDRO RE DEI MACEDONI

Alla morte di Filippo II ereditò il trono suo figlio Alessandro, educato alla cultura greca dal filosofo Aristotele.

Prima di proseguire la guerra contro i Persiani, Alessandro dovette reprimere la ribellione dei nobili macedoni e anche i tentativi delle città greche di riprendersi la loro autonomia.

In breve tempo sconfisse i nemici interni e mise fine a ogni tentativo di ribellione delle città greche, sottomettendo Tebe e deportando i suoi abitanti come schiavi.

LE CONQUISTE DI ALESSANDRO

A quel punto Alessandro poté riprendere il progetto paterno di conquistare l’impero persiano.

L’avanzata dell’esercito macedone fu piuttosto rapida e semplice, l’impero persiano infatti era molto indebolito dalla crisi economica e dalle continue ribellioni delle popolazioni che ne facevano parte, costrette a pagare tasse sempre più pesanti.

Alessandro conquistò per prima l’Anatolia e poi sconfisse l’imperatore persiano Dario III nella battaglia di Isso in Siria, nel 333 a.C. Da qui Alessandro conquistò la Siria, la Fenicia, la Palestina e l’Egitto, dove fondò la città di Alessandria.

Con le grandi ricchezze ottenute da queste conquiste, Alessandro poté proseguire la sua avanzata verso Oriente e nella storica battaglia di Gaugamela sconfisse definitivamente i Persiani.

Nel 326 a.C. infine raggiunse e conquistò la valle dell’Indo.

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L’ORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO

Alessandro in pochi anni aveva ottenuto un impero che andava dalla Grecia all’India.

Per garantire stabilità al suo impero, cercò di integrare Greci e Persiani promuovendo molti matrimoni misti (egli stesso sposò una persiana). 

Ma soprattutto adattò il suo dominio agli usi locali: le città greche mantennero le loro istituzioni e una certa autonomia, mentre in Egitto Alessandro si propose come un erede dei faraoni, esercitando un potere assoluto.

Alessandro consentì alle popolazioni sottomesse di mantenere i loro culti religiosi, ma fu un sovrano di tipo orientale, che divinizzò la sua persona e pretese rituali tipici delle corti orientali come quello della prosternazione, cioè l’obbligo di inginocchiarsi davanti al sovrano.

Gesto inaccettabile per la mentalità greca.

LA MORTE DI ALESSANDRO

Nel 323 a.C., a soli 33 anni, Alessandro morì di malaria, anche se qualcuno sospettò un assassinio. Per le sue straordinarie imprese venne chiamato Magno (“grande”), ma il suo impero non sopravvisse alla sua morte. Alessandro era morto senza lasciare eredi e per molti anni i diversi comandanti militari si spartirono il potere prendendo possesso delle regioni in cui erano stanziate le loro truppe.

Ma rimasero in competizione tra loro. Questo periodo viene chiamato età dei diàdochi, cioè “successori”.

L’INIZIO DELL’ETÀ ELLENISTICA

I REGNI ELLENISTICI

La situazione si stabilizzò quando l’impero si divise in numerosi regni in cui il potere veniva tramandato per via ereditaria.

Sono i cosiddetti regni ellenistici.

Ogni regno era governato da una diversa dinastia, che prese il nome dal capostipite, di solito un generale macedone.

  • In Macedonia e in parte della Grecia ci fu la dinastia degli Antigònidi, da Antìgono Monoftàlmo, antico compagno d’armi di Filippo II. La corte rimase a Pella. Si impose come centro commerciale l’isola di Rodi anche se Atene rimase il più importante centro culturale.
  • In Egitto si instaurò la dinastia dei Tolomei, dal nome del diàdoco Tolomeo I Sotère. Qui fu Alessandria a divenire il centro più prestigioso, dove venne fondata la più importante biblioteca dell’antichità.
  • In Siria si affermò la dinastia dei Selèucidi, dal nome del comandante macedone Selèuco. La capitale era Antiòchia.
  • In Anatolia sorsero numerosi piccoli regni, il più importante quello di Attalo, capostipite della dinastia degli Attàlidi, con la capitale a Pergamo.

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ELEMENTI COMUNI DEI REGNI ELLENISTICI

Anche nelle profonde diversità i regni ellenistici presentavano alcune caratteristiche comuni:

  • le terre erano di proprietà del sovrano, che le affidava ai suoi funzionari, secondo l’uso orientale;
  • i re ellenistici accentrarono nelle loro mani ogni potere;
  • in tutti i regni venne divinizzata la figura del re, escluso il regno degli Antigònidi (Macedonia e Grecia).

Se tutti questi aspetti mostrano una netta influenza orientale, in realtà l’età ellenistica si chiama così perché diffuse la cultura greca in Oriente. La sua principale caratteristica fu proprio la combinazione di elementi orientali e greci.

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La koiné e La cultura ellenistica

La lingua greca era la lingua ufficiale di tutti questi regni (la koiné) e si diffuse anche al di fuori dei loro confini. Per esempio era usata anche a Roma come lingua delle classi colte e per le relazioni diplomatiche.

LE BIBLIOTECHE E il MUSEO DI ALESSANDRIA

Nei regni ellenistici ci fu un grande sviluppo culturale, sostenuto e finanziato dagli stessi sovrani. Furono fondate importanti biblioteche ad Alessandria, ad Antiochia e a Pergamo, che diffusero la cultura classica e ne permisero la conservazione. A Pergamo venne anche inventata la pergamena, un materiale su cui scrivere fatto con la pelle degli ovini e utilizzato per secoli (finché non venne inventata la carta).

Ad Alessandria fu fondato il Museo (tempio delle Muse) dove si studiavano le materie più diverse: dalla matematica alla retorica. Uomini di cultura di tutto il mondo venivano a studiare al Museo.

Tra questi il matematico Euclide, che studiò e scrisse di geometria; Eratòstene di Cirene, che riuscì a calcolare la circonferenza della Terra; Aristarco di Samo che calcolò le dimensioni reali della Luna e del Sole e formulò per primo la teoria eliocentrica.

ARTE E LETTERATURA: L’EPOCA DELL’INCERTEZZA

Le trasformazioni sociali e politiche di questo periodo generarono negli animi delle persone un’incertezza che sfociò in una esaltazione dell’individuo rispetto alla comunità. Allo stesso tempo lo stretto contatto con culture diverse generò un atteggiamento di apertura e curiosità (cosmopolitismo). Tutto ciò si rispecchiò nell’arte e nella letteratura: le opere letterarie e i testi teatrali narravano vicende individuali, amori e avventure, non erano più legati alla realtà politica e non svolgevano più la funzione educativa che avevano avuto nell’età classica; la scultura e la pittura produssero opere più “tormentate” ed espressive, lontane dall’equilibrio e dall’armonia delle opere classiche.

RELIGIONE E FILOSOFIA

Anche la religione e la filosofia subirono l’influenza dei grandi cambiamenti di questo periodo.

L’influsso delle religioni orientali contribuì a diffondere l’idea che l’uomo dovesse staccarsi dal mondo per non subire le angosce della vita.

Una concezione simile caratterizzò le due principali scuole di filosofia dell’epoca: Epicuro teorizzava il distacco dalle passioni e l’impegno diretto nel mondo per raggiungere la felicità; lo stoicismo di Zenone di Cizio predicava la necessità di aderire a valori etici di tolleranza universale, per vivere in armonia con la natura e liberarsi dalle paure.