UNITÀ 1 – LA TERRA E I PRIMI ESSERI UMANI

1.1 DAL PALEOLITICO AL NEOLITICO

Ambiente ed evoluzione

Durante la sua lunghissima storia, il nostro pianeta ha subìto grandi cambiamenti ambientali.

Questi cambiamenti sono una delle principali cause del processo evolutivo, cioè della trasformazione delle specie vegetali e animali.

Circa 6-4 milioni di anni fa, in Africa orientale, un cambiamento climatico portò alla scomparsa delle foreste e alla diffusione della savana.

Questo ambiente favorì l’affermazione di una specie di ominidi, gli australopitechi, in grado di camminare con una postura eretta.

Il paleolitico: la comparsa del genere Homo

Circa 2,5 milioni di anni fa, un nuovo cambiamento climatico portò alla comparsa, in Africa, delle prime specie del genere Homo.

Come gli australopitechi, loro progenitori, gli individui del genere Homo camminavano con una postura eretta, ma avevano sviluppato un cervello più grande.

Un cervello più grande permetteva alle specie del genere Homo di:

  • usare le mani per produrre utensili;
  • usare il fuoco;
  • memorizzare e apprendere dalle esperienze;
  • sviluppare le prime forme di comunicazione.
Homo habilis

Gli scienziati hanno chiamato la prima specie umana Homo habilis perché era in grado di realizzare i primi strumenti in pietra.

L’Homo habilis aveva una dieta ricca di carne, che gli forniva più energie e favoriva la crescita del cervello.

L’Homo habilis si nutriva delle risorse che l’ambiente offriva.

Per questo quando la popolazione aumentava o un territorio non era più in grado di fornire abbastanza cibo, il gruppo si spostava verso nuovi territori (nomadismo).

Come nasce una specie

Quando alcuni esemplari di una specie si separano dagli altri, con il tempo si adattano a un nuovo ambiente. Dopo un certo tempo i due gruppi si sono differenziati al punto che non possono più incrociarsi per la riproduzione. Si può dire che è nata una nuova specie.

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HOMO ERECTUS

Circa 1,8 milioni di anni fa, le migrazioni e un cambiamento delle condizioni ambientali portarono all’affermazione di una nuova specie, l’Homo erectus.

L’Homo erectus aveva un cervello più sviluppato di quello dell’Homo habilis e uno scheletro adatto ai lunghi spostamenti.

Fu infatti il primo ominide a migrare fuori dall’Africa, verso Asia ed Europa.

UOMO di Neanderthal

Dall’evoluzione dei gruppi di Homo erectus arrivati in Europa, derivò una nuova specie, l’Homo neanderthalensis (o Uomo di Neanderthal).

Questo Homo aveva un corpo massiccio e sfruttava il fuoco per illuminare e riscaldare le grotte in cui viveva. Seppelliva i morti, quindi forse aveva elaborato delle prime forme di culto per i defunti. L’Homo neanderthalensis si estinse circa 30 mila anni fa.

Homo sapiens

È ormai accettata in campo scientifico l’ipotesi secondo cui la specie Homo sapiens comparve in Africa non oltre 300 mila anni fa, probabilmente circa 200 mila anni fa. È la specie a cui apparteniamo anche noi.

L’Homo sapiens migrò dall’Africa fino in Europa, dove trovò condizioni adatte per la sopravvivenza.

L’Homo sapiens divenne la specie dominante, anche perché imparò a usare il legno, la pietra e le ossa per costruire armi come lance, arco e frecce. Con queste armi andava a caccia e a pesca e quindi si nutriva in maniera sempre migliore.

Inoltre l’Homo sapiens era in grado di comunicare in modo complesso, e questo gli permise di stabilire relazioni sociali più solide all’interno dei gruppi, trasmettendo conoscenze e distribuendo i compiti.

Le pitture rupestri

Le pitture rupestri sono dipinti ritrovati sulle pareti rocciose o all’interno di grotte. Il loro scopo è ancora sconosciuto, ma rappresentano la più antica forma di arte realizzata dall’uomo.

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LA RIVOLUZIONE AGRICOLA E LA NASCITA DELL’ALLEVAMENTO

Per lungo tempo, l’Homo sapiens continuò a procurarsi il cibo come i suoi antenati: cacciava, pescava e raccoglieva frutti ed erbe.

L’unica differenza era che lo faceva con strumenti sempre più efficaci.

Intorno al 12 000 a.C., però, finì l’ultima glaciazione. Da quel momento il clima sulla Terra si riscaldò sempre di più e divenne più umido.

In particolare, in una zona del Vicino Oriente, chiamata Mezzaluna fertile, si crearono le condizioni ideali per la diffusione di cereali selvatici, come il grano e l’orzo. Questi cereali non solo erano molto nutrienti, ma soprattutto potevano essere facilmente conservati e diventare quindi una riserva di cibo.

Con il tempo gli esseri umani (probabilmente le donne, che più degli uomini si dedicavano alla raccolta) osservarono che i semi di questi cereali caduti a terra germogliavano e nascevano nuove pianteDall’osservazione di questo fenomeno ebbero l’idea di piantare i semi per avere nuove piante e quindi più cibo.

Intorno al 9000 a.C. nacque così l’agricoltura

Per la prima volta l’uomo poteva produrre il cibo, e non solo cercarlo. Inoltre con il tempo imparò a selezionare le piante più adatte alla coltivazione.

Quasi nello stesso periodo l’uomo capì che la domesticazione, che funzionava per le piante, poteva funzionare anche per gli animali.

Gli animali facili da catturare, come le capre o le pecore, potevano essere allevati per produrre latte e lana e soprattutto potevano generare cuccioli, che a loro volta sarebbero cresciuti e si sarebbero riprodotti. Nacque così anche l’allevamento.

L’allevamento contribuì allo sviluppo dell’agricoltura, perché lo sterco degli animali allevati era usato come concime per rendere più fertili le terre e presto (4000 a.C.) i buoi furono utilizzati come animali da tiro per trainare l’aratro, un nuovo strumento agricolo che consentiva di lavorare i terreni con più facilità.

Dalla Mezzaluna fertile, le tecniche di coltivazione e allevamento si diffusero nelle regioni vicine, favorendo la domesticazione di nuove specie di piante e animali.

Si era ormai avviata una grande rivoluzione, che verrà chiamata rivoluzione agricola.

Intorno al 10 000 a.C. gli storici segnano il passaggio dal Paleolitico al Mesolitico. Il Neolitico invece è il periodo che va dall’8000 a.C. al 4000 a.C. circa. Letteralmente Neolitico vuol dire “pietra nuova”, cioè levigata, ma il passaggio al Neolitico è segnato anche e soprattutto dalla nascita dell’agricoltura e dell’allevamento.

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DA NOMADI A SEDENTARI

L’agricoltura e l’allevamento avevano dei vantaggi rispetto alla caccia e alla raccolta:

  • erano meno pericolosi;
  • fornivano maggiori quantità di cibo;
  • permettevano di fermarsi per più tempo in un posto, senza dover compiere viaggi o spostamenti alla ricerca di cibo.

I primi due vantaggi portarono a un aumento della popolazione.

Ma l’ultimo vantaggio fu quello che modificò maggiormente le abitudini dell’uomo. I gruppi umani che per molto tempo erano stati nomadi

ora potevano fermarsi e stabilirsi in una zona dove coltivare le piante e allevare gli animali.

L’uomo non era più nomade ma diventava sedentario.

Gli uomini però non trasformarono subito le loro abitudini: per alcuni millenni continuarono anche a cacciare e a raccogliere le piante che crescevano spontanee.

Primi strumenti agricoli

L’agricoltura si sviluppò anche grazie all’introduzione di strumenti e tecniche di coltivazione sempre più efficaci.

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NASCONO I VILLAGGI neolitici

Tra il 6000 e il 5000 a.C., sempre nella zona della Mezzaluna fertile, alcune popolazioni fondarono i primi villaggi.

Questi villaggi erano simili agli accampamenti temporanei, poi con il tempo le case divennero sempre più solide, costruite con pietre o mattoni d’argilla.

Nei villaggi l’unità del gruppo era garantita dai legami di parentela; il raccolto veniva diviso in parti uguali tra tutti gli abitanti, perché i campi erano di tutti.

L’abbondanza di cibo però presto attirò le molte popolazioni ancora nomadi, che iniziarono a compiere scorrerie nei villaggi.

Per difendersi, gli abitanti cominciarono a costruire mura intorno ai villaggi.

Inoltre si iniziarono a costruire cisterne in cui raccogliere l’acqua piovana e piccoli templi dove lasciare offerte per le divinità.

La lavorazione dei metalli: l’età del rame e l’età del bronzo

Verso il 4000 a.C. si diffuse la lavorazione dei metalli.

Il primo fu il rame, di cui la zona della Mezzaluna fertile era ricca. Il rame era facile da lavorare, più resistente e più tagliente della pietra.

Intorno al 2500 a.C. fondendo insieme rame e stagno si produssero i primi manufatti in bronzo, una lega metallica più dura e resistente del rame, che venne usata per la fabbricazione delle armi. Lo stagno però era molto meno diffuso del rame, per cui bisognava farlo arrivare da posti distanti. Cominciarono così i primi scambi tra le comunità.

La lavorazione dei metalli fu così importante da dare il nome ad alcune epoche dell’inizio della storia umana: si parla infatti di età del rame ed età del bronzo.

Durante il Neolitico era conosciuto anche il ferro, ma gli oggetti realizzati con questo materiale risultavano meno resistenti di quelli in bronzo. Una tecnica efficace della lavorazione del ferro fu introdotta solo nel 1200 a.C. (da quel momento comincia l’età del ferro, che dura fino all’800 a.C.).