Lavoriamo sui testi | 3. Analizza TU 105 110 115 120 125 130 135 140 per rimettere la mercanzia sui banchi o per farla scivolare nei carrelli d altre persone. Le restituzioni avvenivano un po a casaccio: la carta moschicida sul banco del prosciutto, un cavolo cappuccio16 tra le torte. Una signora, non s accorsero che invece del carrello spingeva una carrozzella con un neonato: ci rincalzarono un fiasco di barbera.17 Questa di privarsi delle cose senz averle nemmeno assaporate era una sofferenza che strappava le lacrime. E così, nello stesso momento che lasciavano un tubetto di maionese, capitava loro sottomano un grappolo di banane, e lo prendevano; o un pollo arrosto invece d uno spazzolone di nylon; con questo sistema i loro carrelli più si vuotavano più tornavano a riempirsi. La famiglia con le sue provviste saliva e scendeva per le scale rotanti18 e ad ogni piano da ogni parte si trovava di fronte a passaggi obbligati dove una cassiera di sentinella puntava una macchina calcolatrice crepitante19 come una mitragliatrice contro tutti quelli che accennavano a uscire. Il girare di Marcovaldo e famiglia somigliava sempre più a quello di bestie in gabbia o di carcerati in una luminosa prigione dai muri a pannelli colorati. In un punto, i pannelli d una parete erano smontati, c era una scala a pioli posata lì, martelli, attrezzi da carpentiere e muratore. Un impresa stava costruendo un ampliamento del supermarket. Finito l orario di lavoro, gli operai se n erano andati lasciando tutto com era. Marcovaldo, provviste innanzi, passò per il buco del muro. Di là c era buio; lui avanzò. E la famiglia, coi carrelli, gli andò dietro. Le ruote gommate dei carrelli sobbalzavano su un suolo come disselciato, a tratti sabbioso, poi su un piancito20 d assi sconnesse. Marcovaldo procedeva in equilibrio su di un asse; gli altri lo seguivano. A un tratto videro davanti e dietro e sopra e sotto tante luci seminate lontano, e intorno il vuoto. Erano sul castello d assi d un impalcatura, all altezza delle case di sette piani. La città s apriva sotto di loro in uno sfavillare luminoso di finestre e insegne e sprazzi elettrici dalle antenne dei tram; più in su era il cielo stellato d astri e lampadine rosse d antenne di stazioni radio. L impalcatura tremava sotto il peso di tutta quella merce lassù in bilico. Michelino disse: «Ho paura! . Dal buio avanzò un ombra. Era una bocca enorme, senza denti, che s apriva protendendosi su un lungo collo metallico: una gru. Calava su di loro, si fermava alla loro altezza, la ganascia inferiore contro il bordo dell impalcatura. Marcovaldo inclinò il carrello, rovesciò la merce nelle fauci di ferro, passò avanti. Domitilla fece lo stesso. I bambini imitarono i genitori. La gru richiuse le fauci con dentro tutto il bottino del supermarket e con un gracchiante carrucolare21 tirò indietro il collo, allontanandosi. Sotto s accendevano e ruotavano le scritte luminose multicolori che invitavano a comprare i prodotti in vendita nel grande supermarket. Italo Calvino, Marcovaldo ovvero Le stagioni in città, Einaudi, Torino 1963 16. cavolo cappuccio: varietà di cavolo con foglie lisce, che lo rendono simile a una palla compatta. 17. ci rincalzarono barbera: incastrarono di soppiatto una bottiglia di barbera (vino rosso tipico del Piemonte) nella carrozzina. 18. scale rotanti: scale mobili. 19. crepitante: scoppiettante, usato per ri- ferirsi al rumore delle armi automatiche. 20. piancito: pavimento, tavolato. 21. gracchiante carrucolare: movimento scricchiolante della carrucola della gru. 111
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