Focus sull autore | CAMILLERI Siciliano vero Scontroso, irritabile, sarcastico, schietto, leale, amante della buona tavola e delle buone letture, disincantato ma ancora capace di indignarsi, Montalbano ha ben poco a che fare con i freddi detective della tradizione anglosassone, come Sherlock Holmes. Al limite può ricordare Jules Maigret, creato dallo scrittore belga Georges Simenon: come lui infatti risolve i casi grazie all eccezionale capacità di orientarsi nell universo sociale che lo circonda. Non una piovosa Parigi, ma la mediterranea Vigàta, dove ogni silenzio, ogni gesto, ogni sguardo va decifrato. Di libro in libro, poi, le cose si fanno più difficili, perché Camilleri conferisce a Montalbano una precisa anagrafe: nato nel 1950, inevitabilmente invecchia. Soprattutto fatica sempre più a interpretare i codici di comportamento, che pian piano perdono le loro specificità locali, mentre Vigàta entra nel vortice della modernità. 3. UNO STILE INCONFONDIBILE Giocoliere fra lingue e dialetti Il gusto per gli incontri e scontri fra le lingue è una costante nella narrativa di Camilleri. Nei romanzi storici si diverte a giocare con vari dialetti, come il genovese nella Mossa del cavallo, il romanesco nel Birraio di Preston, o lo spagnolo nel Re di Girgenti. Ma certamente la parte del leone è affidata al natìo siciliano, che dilaga con prepotenza, per scelta deliberata. Tanto nei gialli quanto nelle storie ambientate nel passato vicino o remoto (come Piace il vino a San Calò T8, p. 341) il siciliano è chiamato a connotare non solo la lingua dei personaggi, ma anche quella del narratore. Accadeva già in tanti capolavori del neorealismo, comparsi nella stagione in cui si formò Camilleri. Da Pavese a Pasolini furono in molti, a metà Novecento, a lavorare sul confine fra italiano e dialetto, tentando di restituire la freschezza delle parlate popolari. ciò che ha fatto anche lo scrittore agrigentino, aiutato dallo straordinario orecchio, affinato in tanti anni di lavoro nello spettacolo. Il vigatese è appunto un ibrido, un idioma meticcio, una variegata mescolanza: non si può dire in effetti che Camilleri scriva in siciliano. Il dialetto stretto è riservato ad alcuni personaggi, ma si insinua un po dappertutto: anche nella voce di Montalbano, che fatica a esprimersi in italiano corretto, specie quando è sopraffatto dalle emozioni. Da sinistra, Peppino Mazzotta, Cesare Bocci e Luca Zingaretti nell episodio Le ali della Sfinge, del 2008. 325