I generi UNIT 3 Il giallo e l horror SPECCHI di CARTA Camilleri in questo racconto capovolge le dinamiche del tipico delitto d onore, causato in genere dalla cieca gelosia di un uomo, e non di una donna. Leggi compiacenti hanno a lungo tutelato i responsabili. Infatti, sebbene l articolo 3 della nostra Costituzione proclami la pari dignità fra uomo e donna, nel Codice penale sono sopravvissute sino a tempi recenti leggi ispirate a un patriarcato ottuso e maschilista. Solo nell autunno del 1981, in particolare, è stato abrogato l articolo 587, che stabiliva un importante riduzione della pena per chi uccideva il coniuge, la figlia o una sorella in preda all ira causata da una relazione sentimentale ritenuta illegittima. Oggi invece il nostro ordinamento giuridico prevede in casi come questi un aggravante, dovuta al vincolo di parentela, mentre si è fatto strada anche nel linguaggio quotidiano il termine femminicidio , per indicare la violenza esercitata sulle donne. GUIDA ALLA LETTURA Una misteriosa vecchietta Chi è più innocuo e in pericolo di un anziana vecchietta, che cammina al buio da sola? Eppure la signora anzi signorina, come tiene a precisare Angela Clemenza appare decisa, per nulla intimorita. Appartiene alla categoria delle cosiddette zitelle, che la letteratura tratta volentieri in chiave patetica, oppure spingendo il pedale del comico. Ma la signorina Angela non ci commuove, non ci diverte, non è un arpia insopportabile e neppure un investigatrice, come la Miss Marple di Agatha Christie. Non cerca nulla, anzi vorrebbe passare inosservata. Camilleri sorprende il lettore, lasciando perdere i soliti stereotipi. Chi sia la nostra vecchietta lo scopre Montalbano: un inguaribile sentimentale e al tempo stesso un assassina senza pentimenti. Il metodo di Montalbano Camilleri piega in una direzione anomala il tradizionale schema del giallo a enigma situato in un ambiente circoscritto. Così com è anomala la morte del professor Militello, abbattuto nel suo studio da un proiettile che lo colpisce di rimbalzo. Non si arriva neppure a comporre una rosa dei sospettati: il vice di Montalbano, Mimì Augello, è convinto che l assassino abbia voluto sadicamente spaventare il professore prima d ammazzarlo (rr. 86-87) e che presto sbucherà un nipotuzzo che da troppo tempo stava ad aspettare l eredità (rr. 105-106). Meglio non fidarsi. lo stesso Augello che scambia il pittore Vel zquez con Hayez, introducendo una nota di comicità che altrove l autore affida al goffo agente Catarella. A mettere l indagine sui binari giusti provvede il commissario, guidato dal ricordo di un film poliziesco inglese, che gli offre il giusto suggerimento. così che Montalbano risolve la maggior parte dei casi. Non con il sostegno di un intelligenza sovrumana, ma grazie a un pensiero, un flash, un dettaglio illuminante. Lo spirito d osservazione si combina a una profonda conoscenza delle mentalità e dei codici culturali in uso nel territorio in cui agisce. Eccolo dunque nel salotto della signorina Angela, che confessa in tutta tranquillità di aver sparato al professore, reo di avere infranto un antico patto d amore. Il giallo stinge così in un rosa struggente: un intreccio inestricabile di follia, vecchiaia e tenerezza. Il dubbio finale del commissario diventa il nostro. Merita o no l arresto? Il finale aperto lascia campo libero a tutte le risposte. Voci, profumi, sguardi L ambientazione del racconto è prettamente mediterranea. Quello di Camilleri è uno stile sensuale, che insiste cioè sui sensi. Lo dimostra anche il notevole spazio concesso alla descrizione dei manicaretti locali, che Montalbano si concede ogni volta che può. L impronta del siciliano, inoltre, è facilmente riconoscibile dallo stile, e in particolare dagli scambi di battute fra i personaggi. Camilleri, avendo lavorato una vita come regista e sceneggiatore, ha sviluppato una straordinaria abilità nella costruzione dei dialoghi, ai quali riesce a conferire una naturalezza invidiabile. Ma a volte le parole non servono: succede spesso, nelle storie di Montalbano, che per capirsi basti una taliàta fulminea. Come quella della signorina Clemenza, quando il colore dei suoi occhi vira verso un pericoloso viola (rr. 173-174). 338