I generi UNIT 4 La narrativa umoristica La novella Calandrino lapidato appartiene all ottava giornata, dedicata alle beffe di vario ge nere. Calandrino, che appare in ben quattro novelle del Decameron, è un personaggio ispi rato a un pittore fiorentino realmente esistito e rinomato per la sua stupidità. Egli incarna il tipo dello sciocco e del credulone per eccellenza , il classico contadino da poco arrivato in città, bersaglio di scherzi reiterati da parte dei suoi crudeli amici, che infieriscono di gusto sulla sua stoltezza proverbiale. In questa novella, il protagonista è vittima di una doppia beffa. A prendersi gioco della sua dabbenaggine è inizialmente Maso, il quale spacciando per vero un racconto lambiccato e assurdo lo convince dell esistenza dell elitropia, una pietra dell invisibilità . Successiva mente, ansioso di condividere il piano che lo renderà ricco con i suoi amici Bruno e Buffal macco, Calandrino cade vittima della loro arte oratoria. Infatti, durante un uscita fuori dalle mura della città sulle tracce della pietra, i due gli fanno credere di essere diventato invisibile, ignorando volutamente la sua presenza. Il pittore è sicuro a questo punto di aver trovato l eli tropia e subisce in silenzio la lapidazione dei compagni. Il ritorno a casa però coincide con l amara, inaccettabile manifestazione della verità: la mo glie infatti, a differenza di lui niente affatto ingenua e sognatrice, confuta la presunta invisibili tà del marito. La reazione di quest ultimo ne conferma la stupidità. Piuttosto che riconoscere il suo evidente errore, egli infatti preferisce appellarsi a un pregiudizio maschilista: si sa che le donne rovinano sempre tutto, incantesimi compresi... E dunque non esita a prendere a bot te la moglie maledetta (r. 177), che manda in fumo i suoi progetti per arricchirsi. Il pestaggio cessa solo grazie all intervento dei due beffatori, che poi se ne vanno a spasso vantandosi dell impresa, mentre Calandrino resta in casa con i sassi e la moglie piena di lividi. Lo scherzo come frutto dell ingegno Nella settima e nell ottava giornata del Decameron, Boccaccio propone una divertente serie di beffe, celebrando gli astuti e mettendo alla gogna sciocchi e sempliciotti. Racconta così di una moglie che convince il marito della presenza di un fantasma, quando è in realtà il suo amante a bussare alla porta; narra di un giudice a cui vengono sottratti i pantaloni, mentre in tribunale amministra la giustizia, e di uno scaltro mercante che riesce a beffare l astuta ladra che lo aveva raggirato, rifilandole otri pieni di acqua di mare anziché di olio. Nonostante la divertente galleria di casi, i grandi temi della menzogna e della beffa non sono soltanto espedienti comici, atti a suscitare il riso nel pubblico del Decameron. Infatti, la lode dell inge gno che essi contengono può essere collegata all intraprendenza del ceto mercantile in espansione nel tardo Medioevo, a cui del resto lo stesso Boccaccio apparteneva. Un personaggio senza qualità Tuttavia, oltre ai collegamenti con il contesto storico, pur fondamentali, la beffa inchioda qui ai propri limiti un personaggio che Boccaccio dipinge con i caratteri tipici dell antieroe privo di doti intellettuali, facile preda di ben più scaltri antagonisti. Calandrino agisce d impulso, senza riflettere, e non sa distinguere il vero dal falso, cadendo a capofitto nella menzogna ordita a suo danno dagli amici di turno. Ma c è di più: egli è un individuo avido che subisce il richiamo di guadagni facili e illegali. Infatti, sebbene Maso lo convinca di varie assurdità, tra cui l esistenza dell elitropia e la sua vicina ubicazione, è Calandrino a ordire lo sciagurato piano di impadronirsene, per poi rubare non visto l oro dal banco dei cambiavalute. Oltre a essere un credulone, infine, Calandrino è anche superstizioso e misogino: egli incolpa la moglie in base a una credenza che in realtà maschera un disprezzo gratuito per le donne, e subito dopo prende a picchiarla a sangue, nella migliore tradizione patriarcale, secondo cui le femmine subordinate fisicamente e mentalmente agli uomini costituiscono uno sfogo pratico e a portata di mano. La legge del più forte Vedere Calandrino lapidato dagli amici mentre crede di essere invisibile è una scena esila rante, che tuttavia sottende una riflessione amara sulla violenza della società. L inganno e la menzogna, infatti, sono armi fondamentali nei rapporti umani, perché spostano il conflitto dal piano della pura fisicità a quello del linguaggio e dei significati. Coprendo di ridicolo Calan drino, Boccaccio non solo vuole celebrare l intelligenza umana e le sue immense potenzialità, IL CLASSICO Il credulone per eccellenza 380
T1 IL CLASSICO - GIOVANNI BOCCACCIO, Calandrino lapidato (da Decameron)