nonici della maturità (conclusione degli studi, in­ dipendenza economica, matrimonio) si spostano più in là nel tempo, a causa di un mercato del la­ voro asfittico e forse anche di priorità esistenziali diverse da quelle delle generazioni precedenti, l ala protettiva materna diventa un comodo rifugio dove aspettare che passi la tempesta. Attenzione però che non diventi una trappola: come ci inse­ gna un altra metafora, non si può sempre contare sulle ali degli altri prima o poi bisogna imparare a volare da soli. GUIDA ALLA LETTURA Il racconto di una generazione perduta (o forse illusa) Zerocalcare si pone come rappresentante di una generazione nata negli anni Ottanta e diventata adulta in un epoca di crisi economica e culturale: una stagione molto diversa dal futuro esaltante che i miti del cinema e della televisione, assimilati durante l infanzia e l adolescenza, avevano lasciato intravedere. Tali miti resistono però come punti di riferimento imprescindibili, bussole per orientarsi in un presente incerto. La stella che indica il cammino, o che svetta sopra l albero di Natale, cede allora il posto al casco di Dart Fener, uno dei cattivi più cattivi di sempre: mentre tutti promettono di essere più buoni, Calcare nutre la segreta speranza di strangolare gli scocciatori con la forza del pen­ siero, proprio come faceva Dart in Guerre stellari (1977). Nel deserto ideologico che segna il passaggio al nuovo millennio (gli anni Ottanta infatti chiu­ dono in Italia una lunga fase di lotte sociali e politiche) l invadenza delle figure pop permea la vita pubblica e privata. La madre del protagonista assume le fattezze di Lady Cocca, la gallina combat­ tiva ma affettuosa del Robin Hood targato Disney (1973); la lotta tra bene e male prende le forme dello scontro tra Batman e Joker; e nell ultima vignetta l angoscia per le reazioni del pubblico si concreta nel personaggio di Freddy Krueger, il mostro sfigurato dalle ustioni del film Nightmare (1984), che al posto delle dita della mano destra ha cinque lame affilate, con cui uccide le sue vittime nel sonno. Vivere da soli (sul divano) Il denominatore comune delle storie di Calcare dalle strisce pubblicate sul web ai romanzi di formazione a fumetti è sempre la fase di passaggio dall adolescenza all età adulta: una fase equamente suddivisa tra il desiderio di crescere e quello di rimanere ragazzi. Cal­ care trentenne vive ormai da solo, in una casa in cui tutto si svolge sul divano: relax, lavoro, riposo e nutrimento. Il divano è l antitesi solitaria al desco, la tavola per le cene in famiglia. Calcare esce insomma di casa per chiudersi al mondo, in un isolamento che a ben vedere è più apparente che reale, perché è continuamente interrotto dalle telefonate della madre. 403 IL Ci sono modi di dire che ci portiamo dietro da tan­ tissimo tempo: da quando il cortile di casa non era un parcheggio ma un pollaio, i pulcini non erano baby calciatori e certo non mancavano le occa­ sioni per fare di tutta l erba un fascio . Pensiamo per esempio alla metafora della mamma chioc­ cia : la madre che vuole proteggere i piccoli come fanno le galline, tenendoli cioè sotto le proprie ali. L immagine è più che mai attuale, anzi è perfetta per descrivere i rapporti che oggi legano genitori e figli. In un momento storico in cui i traguardi ca­ FRESCO DI STAMPA SPECCHI di CARTA FUMETTO Ridi ridi