Il mondo fra le righe 15 20 25 30 35 40 45 50 55 4. le grane: i problemi. forza gli occhi, come se ogni volta si vergognasse un po di questa prima immagine che il marito aveva di lei entrando in casa, sempre così in disordine, con la faccia mezza addormentata. Quando due hanno dormito insieme è un altra cosa, ci si ritrova al mattino a riaffiorare entrambi dallo stesso sonno, si è pari. Alle volte invece era lui che entrava in camera a destarla, con la tazzina del caffè, un minuto prima che la sveglia suonasse; allora tutto era più naturale, la smorfia per uscire dal sonno prendeva una specie di dolcezza pigra, le braccia che s alzavano per stirarsi, nude, finivano per cingere il collo di lui. S abbracciavano. Arturo aveva indosso il giaccone impermeabile; a sentirselo vicino lei capiva il tempo che faceva: se pioveva o faceva nebbia o c era neve, a secondo di com era umido e freddo. Ma gli diceva lo stesso: «Che tempo fa? , e lui attaccava il suo solito brontolamento mezzo ironico, passando in rassegna gli inconvenienti che gli erano occorsi, cominciando dalla fine: il percorso in bici, il tempo trovato uscendo di fabbrica, diverso da quello di quando c era entrato la sera prima, e le grane4 sul lavoro, le voci che correvano nel reparto, e così via. A quell ora, la casa era sempre poco scaldata, ma Elide s era tutta spogliata, un po rabbrividendo, e si lavava, nello stanzino da bagno. Dietro veniva lui, più con calma, si spogliava e si lavava anche lui, lentamente, si toglieva di dosso la polvere e l unto dell officina. Così stando tutti e due intorno allo stesso lavabo, mezzo nudi, un po intirizziti, ogni tanto dandosi delle spinte, togliendosi di mano il sapone, il dentifricio, e continuando a dire le cose che avevano da dirsi, veniva il momento della confidenza, e alle volte, magari aiutandosi a vicenda a strofinarsi la schiena, s insinuava una carezza, e si trovavano abbracciati. Ma tutt a un tratto Elide: «Dio! Che ora è già! e correva a infilarsi il reggicalze, la gonna, tutto in fretta, in piedi, e con la spazzola già andava su e giù per i capelli, e sporgeva il viso allo specchio del comò, con le mollette strette tra le labbra. Arturo le veniva dietro, aveva acceso una sigaretta, e la guardava stando in piedi, fumando, e ogni volta pareva un po impacciato, di dover stare lì senza poter fare nulla. Elide era pronta, infilava il cappotto nel corridoio, si davano un bacio, apriva la porta e già la si sentiva correre giù per le scale. Arturo restava solo. Seguiva il rumore dei tacchi di Elide giù per i gradini, e quando non la sentiva più continuava a seguirla col pensiero, quel trotterellare veloce per il cortile, il portone, il marciapiede, fino alla fermata del tram. Il tram lo sentiva bene, invece: stridere, fermarsi, e lo sbattere della pedana a ogni persona che saliva. «Ecco, l ha preso , pensava, e vedeva sua moglie aggrappata in mezzo alla folla d operai e operaie sull undici,5 che la portava in fabbrica come tutti i giorni. Spegneva la cicca,6 chiudeva gli sportelli7 alla finestra, faceva buio, entrava in letto. Il letto era come l aveva lasciato Elide alzandosi, ma dalla parte sua, di Arturo, era quasi intatto, come fosse stato rifatto allora. Lui si coricava dalla propria parte, per bene, ma dopo allungava una gamba in là, dov era rimasto il 5. sull undici: sul tram numero 11. 6. la cicca: il mozzicone della sigaretta. 7. gli sportelli: le persiane. 433