I generi UNIT 7 La narrativa storica 180 185 ne sono a conoscenza. Accompagnato dalla gratitudine di tutti, il benefattore Templer si chiude pochi istanti nella latrina, esce radioso e pronto, e si avvia, fra la generale benevolenza, a godere il frutto della sua opera: «Nu, Templer, hast du Platz genug f r die Suppe gemacht? .60 Al tramonto, suona la sirena del Feierabend, della fine del lavoro;61 e poiché siamo tutti, almeno per qualche ora, sazi, così non sorgono litigi, ci sentiamo buoni, il Kapo non si induce a picchiarci, e siamo capaci di pensare alle nostre madri e alle nostre mogli, il che di solito non accade. Per qualche ora, possiamo essere infelici alla maniera degli uomini liberi. Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1986 60. Nu, Templer, hast du Platz genug f r die Suppe gemacht?: tradotto dal tedesco: Ebbene, Templer, hai fatto abbastanza spazio per la zuppa? . 61. fine del lavoro: traduzione della parola tedesca Feierabend. SPECCHI di CARTA Le azioni che si compiono, le persone che si incontrano, le parole che si dicono: tutto, nell esistenza di noi uomini liberi, rivela uno scopo, perché la vita che conduciamo esserne convinti ci distingue dai bruti possiede un senso. Ad Auschwitz, però, l umanità è oggetto di sistematica negazione: l esistenza dei deportati è degradata a mera sussistenza dal freddo insopportabile, dalla fatica che uccide e dalla fame atroce. In tali miserevoli condizioni, i pensieri e i gesti sono rivolti a un unico, elementare orizzonte: la sopravvivenza nell immediato. Per i prigionieri del campo, assillati dai bisogni elementari, un raggio di sole e un cucchiaio di minestra in più assumono un valore inestimabile; rispetto al loro stato, anche l infelicità di chi è libero appare come un desiderabile privilegio. GUIDA ALLA LETTURA La natura umana 566 Oggi e qui (r. 5), afferma con desolazione Levi, non ci possiamo porre obiettivi complicati, perché per noi deportati la questione è più semplice (rr. 3-4): non si tratta, infatti, di progettare il futuro, ma solo di arrivare a primavera (r. 5), di mangiare e arrivare a sera. Con oggettività, il narratore osserva il comportamento degli esseri umani brutalmente ridotti al semplice istinto di conservazione: la privazione del necessario mette in luce, infatti, le proprietà della sostanza umana (r. 2), vale a dire la nuda natura dell uomo, che si rivela spietata e crudele tanto più è impegnata nella lotta per la sopravvivenza (come si vede per gli ebrei di Salonicco,