I generi UNIT 9 La narrativa di formazione GUIDA ALLA LETTURA 616 Lila e io A raccontare in prima persona è un omonima dell autrice, Elena detta Lenuccia o Lenù. Se nella realtà la Ferrante ha scelto di sparire, qui a farlo è un amica, Raffaella detta Lina per tutti, Lila soltanto per Lenù. L amica geniale racconta un amicizia sbocciata nella Napoli del dopoguerra fra due ragazzine del popolo: figlia una di un usciere del Comune, l altra di un calzolaio. Questa prima scena del romanzo le coglie in una sera primaverile, quando la luce vira al viola, e nell aria si spandono gli odori delle pietanze preparate per la cena. Sono ancora bambine, e giocano in cortile, sole, fuori dal controllo degli adulti. Il fascino della sfida Lila esercita un fascino magnetico, al quale Lenù non sa e non vuole sottrarsi: non c è azio ne compiuta da Lila anche la più eccentrica e inutile che l amica non cerchi di rifare. Prova attrazione e insieme timore, vuole mostrarsi coraggiosa, ma allo stesso tempo è in qualche modo succube della compagna, che la tiene avvinta a sé come una calamita. C è fra loro due un bisogno di riconoscimento e competizione, che le accompagnerà negli anni a venire. Che la personalità più forte sia quella di Lila appare subito evidente: quando si sono scam biate le bambole, qualche giorno prima, senza nessun motivo questa ha scagliato in fondo a uno scantinato quella di Lenù, che subito l ha imitata. Scese per recuperare i giocattoli, non trovandoli, subito si convincono che il responsabile del furto sia don Achille, un uomo che la famiglia di Lenù odia. Le scale buie Quando Lila si dirige verso la palazzina dove abita l uomo, Lenù sente il sangue gelarsi: Don Achille era l orco delle favole, avevo il divieto assoluto di avvicinarlo, parlargli, guardarlo, spiarlo (rr. 27-28). Per seguirla, deve infrangere un divieto che la spaventa. Lila lo sa, e in questo modo intende costringerla alla sfida per lei più difficile da accettare. Lenù esita: intor no, i luoghi rassicuranti della vita quotidiana assumono una sfumatura sinistra. un momento di sospensione: si fa buio, ma i lam pioni non si sono ancora accesi. Mentre salgono lungo muri scrostati, scende un silenzio carico di tensione. Con abi lità la scrittrice crea un rallentamento strategico, che dà spazio ai pensieri di Lenù e accresce la suspense. La ragazza sobbalza a ogni rumore, im maginando di subire violenze ispirate a impressionanti scene domestiche: don Achille che l aggredisce con un lungo coltello, di quelli per aprire il petto alle galline (rr. 51-52); don Achille che se la gusta fritta in padella, succhiandole la testa come faceva mio padre con le triglie (r. 54). L atmosfera di fiaba malefi ca è interrotta dall accendersi delle luci. Le due bambine proseguono lentamen te. All improvviso, Lila si ferma, aspet ta Lenù e le dà la mano. Questo gesto cambiò tutto tra noi per sempre (rr. 6768): nasce così un alleanza indistruttibile. Salendo lungo le scale buie hanno iniziato insieme il viaggio nelle viscere di una Napoli feroce, indifferente, che mostra un volto lontano dallo stereotipo Napoli, marzo 1960: alcuni bambini giocano nel cortile che la vuole spensierata e generosa. delle loro abitazioni.
T3 ELENA FERRANTE, Prove di coraggio (da L’amica geniale)