Focus sull autrice | MORANTE GUIDA ALLA LETTURA Due amici comple­mentari Da allora non l ho più rivisto né ho più sentito parlare di lui (r. 75), afferma il narratore a proposito del protagonista del racconto. Nonostante il tempo, però, egli nutre ancora per il compagno un ammirazione adorante. Ce lo descrive, infatti, come un fanciullo dalle straor­dinarie doti di bellezza e di intelligenza, un giovane letteralmente viziato dalla natura (r. 12) che, con lui, è stata particolarmente prodiga di doni. Per nascita, infatti, le qualità di Arcangelo abbondano a tal punto che, come le ricchezze di un aristocratico, il giovane può permettersi di sprecarle: la sua superiorità è così evidente da non avere bisogno di essere dimostrata ed egli si permette, pertanto, di essere troppo ribelle e pigro (r. 2) negli studi. Augusto, al contrario, negli studi vuole primeggiare, e lo fa con determinazione e successo. Infatti è lui il primo della classe ed è molto felice perché Arcangelo gli concede, riconoscen­ do così il valore del suo primato, il privilegio esclusivo di chiamarlo con il nome di battesimo e non, come con gli altri scolari (r. 29), con il cognome. Nella piena fierezza (r. 27), con cui Augusto reagisce all onore ricevuto da Arcangelo, il lettore avverte il legame speciale tra i due ragazzi che, l uno nel comportamento dell altro, hanno la reciproca conferma della loro eccezionalità. Sentimenti intensi e contraddittori Studenti del ginnasio, Augusto e i suoi compagni sono convinti, come credevano gli antichi Greci, che la bellezza fisica corrisponda a un animo nobile e alla benevolenza del destino. Nessuno di loro mette in dubbio, pertanto, che Arcangelo sia amato anche dalla fortuna (r. 13) e provenga da una famiglia altolocata, da una casa che, senza averla vista, tutti imma­ ginano regale (rr. 16-17). L amara realtà, però, scopre la meschinità dell eroe idealizzato: l adorazione che il nar­ ratore prova per l amico, inizialmente incrollabile, si trasforma in un altrettanto fermo sdegno. Stupito e deluso, infatti, egli vorrebbe vendicarsi di chi, dietro l arroganza dei suoi modi, ha nascosto a tutti la propria natura bugiarda e la propria condizione sociale, occultata da una spregevole commedia (r. 46). Però, quando l occasione gli si presenta, i sentimenti di Augu­ sto sono confusi: da una parte, infatti, egli è intenzionalmente freddo e silenzioso (rr. 63-64) con Arcangelo ma, dall altra, lo vede abbandonato e inerme (rr. 72-73) e, subito pentito di averlo umiliato ed etichettato con crudeltà (Figlio di serva, rr. 70-71), scappa vergognandosi dalla bottega in preda al senso di colpa. Nel rievocare la sua fanciullezza, così, il narratore ci mostra gli intensi sentimenti in conflitto nel suo cuore. Nella mescolanza inestricabile di fanciullesco amore di compagno (r. 74) e di disprezzo (r. 46) per il superbo Arcangelo, l autrice vuole ritrarre una dolorosa capacità dell a­ nimo umano: quella di ferire coloro che amiamo, e di amare coloro che ci feriscono. Tra ricordo ed evocazione Il lettore viene posto di fronte alle particolareggiate memorie di Augusto: conosciamo l età del narratore all epoca dei fatti; abbiamo un minuzioso ritratto del compagno, dei suoi tratti fisici e, addirittura, della sua limpida (r. 10) risata. Ci vengono riferiti con esattezza i tratti della sua personalità, e il colore dei suoi libri, le sue graziose cravattine (r. 14). Alla determinatezza dei dettagli, però, si accompagna una sorprendente vaghezza del quadro complessivo. Non sappiamo, a parte il nome, nulla del narratore. Quanti anni ha quando racconta? Quanto tempo è passato dai fatti? In quale città sono accaduti gli avveni­ menti, e quando? Anche il compagno è una figura nel complesso sfuggente: non abbiamo la sua versione dei fatti, né sappiamo il suo vero nome, ma solo come lo vede il narratore. Nel lettore, così, nasce una sensazione di indeterminatezza che conferisce a questa breve storia l atmosfera lontana e suggestiva di una fantasia, o di un mito. 651