Storie poetiche Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato 40 a chieder perdono per ogni peccato. CANZONE Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno 44 e non ci sarebbe stato ritorno. LA «Ninetta mia, crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio. Ninetta bella, dritto all inferno 48 avrei preferito andarci in inverno . E mentre il grano ti stava a sentire dentro le mani stringevi il fucile, dentro la bocca stringevi parole 52 troppo gelate per sciogliersi al sole. Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall ombra dei fossi 54 ma sono mille papaveri rossi. 39-40. il tempo non ti sarebbe bastato a chieder perdono per ogni peccato: Piero si rende conto che sta rapidamente morendo. 44. non ci sarebbe stato ritorno: sia figurativamente, nel senso che non avresti mai potuto tornare sulle tue decisioni, sia letteralmente, perché non saresti mai ritornato a casa. 45. Ninetta mia: in punto di morte, Piero si rivolge all amata. 51-52. parole troppo gelate per scioglier- si al sole: il poeta intende dire che le parole rimangono bloccate, come congelate nella bocca del soldato che, morto, non potrà mai più pronunciarle. SPECCHI di CARTA Se pensiamo ai caduti in guerra, a molti di noi vengono in mente allori e fanfare, i marmi e i bronzi dei monumenti omaggiati nelle cerimonie ufficiali: chi muore per la patria viene pubblicamente celebrato, per l eroismo della sua azione, per il suo contributo di sangue alla grandezza della nazione. Anche Piero è caduto in guerra, nel pieno della primavera: il suo corpo senza vita, però, riceve soltanto gli onori del grano maturo e dei papaveri che ondeggiano sgargianti tra le spighe. Davanti al suo cadavere non avvertiamo alcun fremito d orgoglio, bensì il penoso contrasto tra la natura in fiore e la sua giovinezza, troppo presto spezzata prima di compiersi. Una pena che diventa strazio perché le parole del cantautore fanno rivivere, in chi le ascolta, i dubbi, la paura, i pensieri semplici e umani che nascono nel cuore di un ragazzo come tanti, e che sta per morire ma non si dà un perché. Non c è gloria nell andarsene così, sembra dirci la storia di Piero. Non c è sacrificio o martirio: solo ingiustizia e insensata casualità, l esitazione del protagonista e il gesto istintivo del nemico preso dalla paura. De André canta con apparente freddezza, senza mai cedere al patetico e alla retorica: ma proprio per questo più forte esplode in chi ascolta la commozione per la sorte di Piero e la repulsione per l inciviltà di tutte le guerre. 397
T5 LA CANZONE - FABRIZIO DE ANDRÉ, La guerra di Piero