Mario Mafai, Maschera e cilindro, 1940. Di conseguenza anche la fisionomia individuale dei personaggi muta profondamente: archiviate le azioni esemplari degli eroi che popolavano il teatro tragico, ora vediamo muoversi figure di inetti e di sconfitti, che si dibattono tra verità e menzogna, sogno e realtà, desiderio di fuga e conformismo, ossessionati dalla tutela della propria reputazione sociale. Il teatro di parola La tendenza a riprodurre più fedelmente la realtà si accompagna inoltre a significative innovazioni formali: si passa dalla prevalente scrittura in versi a quella in prosa, più adatta a rendere con efficacia scene caratterizzate non certo dallo sviluppo di una trama avvincente, ma da una costante riflessione sull interiorità mediante dialoghi e monologhi. Per questo, alla movimentata azione scenica delle tragedie e delle commedie tradizionali, subentra una certa immobilità, nella quale è fondamentale il contenuto delle battute dei personaggi (per questo si parla di teatro di parola ). I grandi interpreti I padri del dramma moderno, a cavallo fra Ottocento e Novecento, sono considerati il norvegese Henrik Ibsen (1828-1906) e il russo Anton C echov (1860-1904): nelle loro opere è rappresentata una società ipocrita e corrotta che si muove in un atmosfera stagnante di rimpianti e malinconia. Convenzioni e rituali artificiosi albergano anche nelle figure messe in scena da Luigi Pirandello (1867-1936), che declina con amaro umorismo un universo nel quale la forma e l apparenza prevalgono sulla vita e sull autenticità. Incapaci di trovare un identità definita, i suoi 501