Il linguaggio della poesia Cielo denota il «vuoto al di sopra della superficie terrestre che, visto dalla Terra, appare come una volta limitata dall oriz zonte in cui sembrano muoversi gli astri . Valori connotativi: le parole possono avere altri significati, che vanno al di là di quello letterale. L insieme di tali concetti ulteriori dà vita al signifi cato connotativo di una parola. Prendiamo la parola foresta: essa denota una «grande estensione di terreno ricoperta di alberi e altre piante , ma connota una lunga serie di significati secondari, tra cui vitalità, pericolo, potenza del la natura, instabilità, smarrimento, travaglio morale. Per riprendere l esempio prima citato: Cielo connota elevazione, purificazione, infinità, divinità Se i valori denotativi sono fissati in modo rigido, quelli connotativi sono molto più liberi e legati alla cultura di appartenenza dell autore e alla sua personale visione del mondo e sensibilità linguistica. IL LESSICO DELLA POESIA Il lessico della poesia è molto più vario di quanto si pensi comunemente. Senza dubbio molti poeti preferiscono insistere su un ambito linguistico delimitato, lontano magari dalla lingua parlata e caratterizzato dalla preferenza per termini rari o desueti. Altri però utilizzano un lessico più vasto e sono inclini ad accoglie re termini tradizionalmente ritenuti poco poetici, colloquiali o addirittura volgari. Lessico aulico Nei primi secoli della letteratura italiana i poeti hanno spesso utilizzato un lessico prezioso, costellato di latinismi e termini difficili , che costituisse una sorta di linguaggio convenzionale, un codice che tutti coloro che scrivevano versi dove vano conoscere e saper utilizzare. Così anche le immagini più consuete veniva no, per così dire, nobilitate da termini ricercati o astratti. Per esempio, gli occhi spesso erano chiamati lumi, come in questo verso di Francesco Petrarca: e vidi lagrimar que duo bei lumi Lessico comune Specialmente all inizio del Novecento, il lessico della poesia comincia ad ampliar si, e diversi poeti iniziano ad adoperare termini quotidiani, lontani dall altiso nante lingua della tradizione. Troviamo così la descrizione di oggetti comuni e di poco valore, come nei seguenti versi di Guido Gozzano: topaie, materassi, vasellame, lucerne, ceste, mobili: ciarpame reietto, così caro alla mia Musa! 51