Iliade SPECCHI di CARTA Sul campo di battaglia dell Iliade può capitare che un dio colpisca un eroe alle spalle, gli faccia cadere l elmo a terra e determini la sua rovina. quello che succede a Patroclo, il più generoso tra i combattenti greci, sul quale però grava un immutabile destino di morte. Nel mondo omerico l agire umano, pur valoroso, non è mai del tutto libero da altre forze e gli dèi sono talora più rancorosi degli uomini. Così, la vita può venire meno all improvviso per una congiura della sorte e la morte di una persona cara può essere pianta anche dai cavalli solidali con gli esseri umani nel dolore. La disperazione estrema di uomini, donne, animali al cospetto di una morte ingiusta come quella di Patroclo indica così l attaccamento alla vita di una civiltà, come quella greca, che ha saputo cantare in modo epico e sublime la bella morte occorsa prima del tempo e in modo glorioso sul campo di battaglia. Gruppo scultoreo con Menelao che sorregge il corpo di Patroclo, II sec. a.C. ANALISI Un avversario divino Il brano ci trasporta nel momento culminante dell assalto di Patroclo contro le fila del nemico: quando il giovane eroe sta per slanciarsi per la quarta volta contro i Troiani, sempre più simile a un dio, è allora che il poeta gli si rivolge direttamente, in una sorta di dialogo con il personaggio, annunciandogli la morte imminente (Patroclo, apparve la fine della tua vita, v. 787). La rovina è rapida e improvvisa: il dio Apollo colpisce Patroclo dapprima alle spalle, facendo cadere l elmo (mai prima era stato possibile / che il casco chiomato si sporcasse di polvere, vv. 796-797); subito dopo l eroe si trova privo dell asta, dello scudo e della corazza (vv. 801-804). una successione di segni infausti quella descritta da Omero: senza armi difensive Patroclo è destinato a rapida morte, eppure anche così incute timore ai Troiani e il primo nemico che lo vede, uforbo, lo colpisce proditoriamente alla schiena, ma non osa affrontarlo. L onore e l onere dell uccisione dell amico di Achille spetterà al più forte dei Troiani (vv. 818-821). Le parole di un eroe morente Ettore, spregiando qui ogni sentimento di umana compassione, rivolge all avversario morente un discorso (vv. 830-842) intriso di rancore e cinismo, con il quale gli preannuncia che sarà divorato dagli avvoltoi. Colpendo Patroclo, Ettore sa di sfidare anche l arroganza di Achille, che dileggia immaginando le parole da lui rivolte all amico prima che questi si recasse sul campo di battaglia con la sua armatura (vv. 837-841). La supposizione di Ettore, in realtà, si rivela tendenziosa: Achille aveva semmai consigliato all amico il contrario, cioè di limitarsi ad azioni difensive e di non avvicinarsi troppo alle mura. A un Ettore così sprezzante, come raramente appare nel poema, Patroclo riesce ancora a replicare; le sue sono le ultime parole di un guerriero morente: ciò che gli preme soprattutto è di sminuire l impresa del troiano (me uccise destino fatale e il figliuolo di Latona; / e tra gli uomini uforbo: tu m uccidi per terzo, vv. 849-850). Infine, come vuole una credenza degli antichi, che attribuivano facoltà divinatorie a chi stesse esalando l ultimo respiro, egli profetizza al nemico la fine prossima per mano di Achille (ti s appressa la morte e il destino invincibile: / cadrai per mano d Achille, dell Eacide perfetto, vv. 853-854). La morte di Patroclo costituisce, dunque, un sacrificio inevitabile, destinato a svolgere un ruolo centrale nell economia del poema. Per vendicare l amico ucciso, infatti, Achille deciderà di mettere da parte l ostilità nei confronti di Agamennone e di tornare in battaglia, fatto che imprimerà una svolta decisiva alla guerra. In breve tempo la profezia (prolessi) pronunciata in questo brano troverà realizzazione con il duello tra Achille ed Ettore e la morte di quest ultimo. Il motivo della predizione del guerriero morente rappresenta, inoltre, un topos dell epica, che tornerà anche in occasione dell uccisione di Ettore (libro XXII). 161
T7 La morte di Patroclo e il pianto di Achille (libro XVI, vv. 783-867