Omero UNIT 1 SPECCHI di CARTA L esperienza della perdita di una persona cara, soprattutto di un familiare, rappresenta probabilmente il culmine del dolore umano. La descrizione del toccante incontro tra Priamo e Achille per la restituzione del corpo martoriato di Ettore è un esempio dell umanità degli antichi Greci, in cui diplomazia, compassione e arte retorica collaborano a creare una pagina di distensione rispetto alle vicende sanguinose del conflitto. I due uomini si rispettano, nonostante l enorme distanza e i motivi di rancore che li separano. Inoltre Priamo è più anziano di Achille: questo suscita una certa riverenza anche nello spietato eroe greco, che mostra al suo cospetto una nota di comprensione e di deferenza. Achille, il massacratore, accetta il riscatto portato da Priamo e rinuncia a nascondere la commozione. Nel suo cuore pare spegnersi l ossessione della vendetta: consolando il vecchio nemico, sembra quasi parlare a ogni uomo afflitto, ricordando che dopo il dolore è lecito (e dovuto) tornare a vivere. La sua è una lezione di amaro pessimismo, ma anche di struggente umanità, laddove indica il solo antidoto alla sofferenza nella necessità di sopportarla, sfogandola senza finzioni, con virile rassegnazione. Vincent van Gogh, Vecchio che soffre (Sulle soglie dell eternità), 1890. ANALISI La condivisione del pianto Afflitto per la perdita di Ettore, Priamo vince il proprio orgoglio regale e, scortato dal dio Ermes, si reca alla tenda di Achille, fuori dalle mura. Si svolge a questo punto una delle scene di maggiore commozione del poema: l anziano re di Troia si prostra supplice al cospetto dell uomo che lo ha privato del suo figlio più valoroso, quello di cui andava più fiero. Lo stupore di Achille è indescrivibile: nella tenda c è ancora la tavola, il pasto si è appena concluso e l apparizione improvvisa del re di Troia, in ginocchio, ai piedi del suo più grande avversario sorprende tutti i presenti. Le prime parole che rivolge l anziano Priamo probabilmente valgono più di ogni riscatto: Pensa al tuo padre, Achille pari agli dèi (v. 486). A differenza di Peleo che ancora può sperare nel ritorno del figlio, a lui è toccata l irrimediabile sventura di vedere morti i più valorosi tra i figli che aveva. Lo spietato Achille, questa volta, si lascia andare alle lacrime. La figura dell anziano e rispettato re di Troia, dai capelli ormai bianchi, suscita in lui il ricordo del genitore, ora solo, anziano e lontano, in patria. L affetto filiale ridestato in lui si traduce, così, in un sentimento di compassione per il padre del suo nemico. Anche il mondo guerriero dell Iliade ammette la possibilità che un cuore feroce possa ammorbidirsi e che due nemici piangano insieme le sorti infelici dell uomo. La pietà e l irritazione Nella reazione di Achille c è un sentimento misto di compassione e ammirazione verso il vecchio re troiano: Ah misero, quanti mali hai patito nel cuore! / E come hai potuto alle navi dei Danai venire solo, / sotto gli occhi d un uomo che molti e gagliardi / figliuoli t ha ucciso? Tu hai cuore di ferro (vv. 518-521). L eroe greco, pertanto, non vuole infierire sull anziano e si fa anzi narratore di un mito (vv. 527-533) che riassume la concezione pessimistica dell esistenza degli antichi Greci: Zeus distribuisce agli uomini beni misti a mali, oppure solo mali. Così anche suo padre Peleo ebbe doni splendidi dagli dèi, felicità e ricchezza, persino una dea per moglie, ma anche una grande infelicità, come quella di avere un solo figlio, Achille, destinato a morire presto lontano dalla patria. Dal momento che la felicità è effimera, l uomo 178
T9 C’è fine anche al dolore: Achille e Priamo (libro XXIV, vv. 468-620)