Odissea 615 620 primo alla stalla amavi ritornare la sera: ed ora invece ultimo vieni. L occhio del tuo padrone forse piangi che un malvagio coi suoi vili compagni gli tolse, e il senno gli domò col vino: Nessuno, che alla morte, credo ancora non è sfuggito. Oh il mio pensiero avessi, parlare tu potessi, e dirmi dove lui tenta di sottrarsi al mio furore: qua e là per l antro schizzerebbe in terra dal cranio fracassato il suo cervello; e il mio cuore conforto avrebbe ai mali che Nessuno mi diede, eroe da nulla . Omero, Odissea, libro IX, vv. 290-306, 341-415, 464-562, 592-624, trad. di G. Bemporad, Le Lettere, Firenze 1992 SPECCHI di CARTA L episodio di Polifemo è tra i più avvincenti e famosi dell Odissea. Il Ciclope rappresenta infatti il mostro per eccellenza, nella sua dimensione più brutale e antitetica all umanità. Proviamo a immaginare Odisseo mentre, chiuso nell antro e senza via di scampo, elabora il piano per cavarsela. Come fare per avere ragione su Polifemo? Cedere alla paura e alla passività oppure lasciarsi tentare dalla strategia della forza? L azione di Odisseo è una combinazione di ingegno e di coraggio perché mette in conto tutte le possibilità e procede razionalmente all attuazione della migliore. La sua è la vittoria della civiltà dell uomo sul mostro, della razionalità sull animalità, in fin dei conti del Bene sul Male: per questo motivo il gigante sconfitto non suscita compassione, perché rappresenta la violenza bruta e gratuita. ANALISI Il contrario dell ospitalità L incontro con il Ciclope mette Odisseo e i suoi compagni di fronte a una realtà nuova e inesplorata, che l eroe non vuole rinunciare a conoscere. I Ciclopi rappresentano, infatti, l antitesi del mondo civile conosciuto dai Greci: non conducono vita associata, ignorano le leggi degli dèi e degli uomini, vivono di pastorizia e non praticano l agricoltura, considerata dagli antichi un attività più evoluta dell allevamento, in quanto bisognosa di pianificazione e cura continua. La prima domanda posta da Polifemo agli stranieri che trova nella sua grotta è tesa a verificare se essi siano dei pirati, categoria temutissima nel Mediterraneo in età arcaica (vv. 343348). La risposta di Odisseo non è priva di orgoglio (Noi da Troia veniamo, Achei sbalzati / da tutti i venti sopra il vasto abisso / del mare, vv. 353-355); l eroe soprattutto cerca subito di verificare se può stabilire con il Ciclope un riferimento comune, cioè il culto di Zeus e il rispetto delle leggi dell ospitalità (Temi, o fortissimo, gli dèi: noi siamo / supplici a te. Vendicatore è Giove / di supplici e stranieri, l ospitale / Giove che li accompagna e li fa sacri, vv. 365-368). La speranza di trovare un punto di contatto, però, è mal riposta. I Ciclopi infatti disprezzano le norme della convivenza civile e obbediscono soltanto ai propri capricci (vv. 370-377): il loro atteggiamento è un esempio di hybris, cioè di quella tracotanza che porta gli uomini a ritenersi invincibili e non soggetti all ordine divino. Alla richiesta interessata di Polifemo di indicargli dove abbiano lasciato la nave, Odisseo risponde prontamente, mentendo, che è andata distrutta in 249
T5 L’avventura tra i Ciclopi (libro IX, vv. 212-223, 250-306, 343-414, 437-460)