Virgilio UNIT 1 7. LO STILE 320 Le modalità di composizione Se l Iliade e l Odissea erano il prodotto di una lunga tradizione aedica affidata perlopiù all oralità, l Eneide nasce invece come il capolavoro di un poeta che ha la possibilità di leggere su rotoli di papiro la letteratura precedente, di scrivere, correggersi e riscrivere: il pieno dominio della scrittura è la vera grande novi­ tà dell epica latina, più recente di quella greca. La diversa situazione compositiva spiega, pertanto, le differenze di stile rispetto ai poemi omerici, che rendono il po­ ema virgiliano per molti aspetti più simile all idea di opera letteraria che abbiamo noi, vista come risultato di un laborioso processo di raffinamento formale. Una poesia soggettiva e sentimentale Il verso è lo stesso dell epica greca, l esametro, pur con alcune differenze, come il ricorso all allitterazione, fenomeno caratteristico della lingua latina; parimenti si conservano gli aspetti più tipici dell epica omerica, tra i quali l uso di epiteti e patronimici, mentre è ridotta la presenza di formule, meno utili in un epoca di composizione scritta e di fruizione non necessariamente orale dell opera lette­ raria. L oggettività omerica, inoltre, cede il posto a una narrazione soggettiva. Rispetto ai poemi omerici, infatti, Virgilio come narratore tende a intervenire molto più spesso, facendo sentire la propria partecipazione emotiva e i propri giudizi sui fatti che riferisce, attraverso apostrofi rivolte ai personaggi ed escla­ mazioni enfatiche. Le similitudini conservano una certa importanza per gettare un ponte tra il passato mitico della guerra e il mondo della natura e del presente, ma spesso vengono arricchite e rivissute dall autore alla luce di una tradizione letteraria che non si limita a Omero, ma comprende anche l epica greca successiva e l epica latina. L immagine già omerica degli uomini paragonati alle foglie, presente nel discorso del licio Glauco al greco Diomede nel libro VI dell Iliade (vv. 146-149; T3, p. 131), si riaffaccia nell Eneide (libro VI, vv. 305-312), ma con una signifi­ cativa variante e in un contesto diverso. Alle foglie che cadono nei boschi con i primi freddi d autunno sono accostate le anime che si affollano numerose sulle rive dell Acheronte per essere traghettate da Caronte, il nocchiero della palude infernale: Qui tutta una folla ammassandosi sulle rive accorreva, / donne e uomini, corpi liberi dalla vita, / di forti eroi, fanciulli e non promesse fanciulle, / giovani messi sul rogo davanti agli occhi dei padri: tante così nei boschi, al primo freddo d autunno, / volteggiano e cadono foglie, o a terra dal cielo profondo / tanti uccelli s addensano, quando, freddo ormai, l anno di là dal mare li spinge verso le terre del sole (trad. di R. Calzecchi Onesti). A creare un collegamento tra le due situazioni è il motivo della moltitudine, delle anime dei defunti e delle foglie. In Omero, invece, erano messe in risalto chiaroscurale da un lato la caduta delle foglie a causa del vento, dall altro la loro rigenerazione in primavera, così da creare una prova natura­ le della necessità dell avvicendarsi delle generazioni umane e della loro fugace precarietà. Il malinconico Virgilio opta piuttosto per una dimensione autunnale, focalizzata sul motivo della caduta, cui non si oppone alcuna rinascita primave­ rile. Per arricchire la similitudine, vi accosta un ulteriore immagine, quella degli uccelli migratori, spinti a fuggire durante l inverno verso i paesi assolati.