L epopea di Gilgamesh i miei vestiti festivi, la mia cintura regale,12 uno spirito cattivo è venuto e me li ha portati via. Amico mio, mulo imbizzarrito, asino selvatico delle montagne, leopardo [della steppa, 50 Enkidu, amico mio, mulo imbizzarrito, asino selvatico delle montagne, [leopardo della steppa, noi, dopo esserci incontrati, abbiamo scalato assieme la montagna, abbiamo catturato il Toro celeste e lo abbiamo ucciso, abbiamo abbattuto Khubaba, l eroe della Foresta dei Cedri, ed ora qual è il sonno che si è impadronito di te? 55 Tu sei diventato rigido, e non mi ascolti! . Epopea classica, tavola VIII, vv. 1-55, trad. di G. Pettinato, Rusconi, Milano 1992 12. la mia cintura regale: Gilgamesh è in primo luogo re di Uruk, e come tale aveva un abbigliamento consono alla sua regalità. SPECCHI di CARTA difficile consolare qualcuno per la scomparsa di una persona cara. All inizio è il dolore nella sua forza fisica a prendere il sopravvento: il pianto può assumere forme violente, che vanno dallo strapparsi i capelli al battersi il petto, manifestazioni queste che sembrano nascere dal tentativo di condividere la sofferenza con chi non c è più, di annullarsi insieme al defunto. Pur con i suoi limiti, anche la poesia ha escogitato alcune strategie per alleviare il dolore: una tra queste è la litania, una forma di preghiera caratterizzata da una successione di affermazioni predefinite, in genere ripetute con leggere variazioni. Ti sei mai accorto che le preghiere hanno spesso un andamento cantilenante? Non è casuale. Il presupposto è che un ritmo rassicurante, ripetuto molte volte, trasmetta serenità anche in un animo afflitto e attraverso lunghi elenchi sottolinei la condivisione dei momenti belli e difficili dell esistenza. La morte ci priva di qualcuno, ma allo stesso tempo la coralità e la partecipazione degli altri ci fanno sentire che non siamo soli. ANALISI Il dolore di Gilgamesh Dopo una vita di avventure mirabolanti, Gilgamesh è chiamato ad affrontare la prova più dura: la perdita dell amico Enkidu. Il discorso che l eroe rivolge al defunto ha i connotati dello sfogo più disperato, ma contiene in sé anche l antidoto della memoria: ricordare il passato che non c è più nell ultima occasione prima dei funerali restituisce con la forza del ricordo i giorni piacevoli condivisi. Gilgamesh ripercorre così le tappe della vita dell amico, dalle origini selvagge alle grandi prove vissute insieme. La scelta dei dettagli messi in rilievo è una splendida prova del tipo di poesia, fatta di elementi naturalistici e concreti, che caratterizza l epopea mesopotamica: per esempio, Enkidu è stato nutrito da piccolo con il latte degli asini selvatici e ha trascorso l infanzia insieme agli animali della steppa (vv. 5-6). L universalità del lutto Gilgamesh invoca a partecipare al lutto l intera umanità (gli anziani di Uruk, gli abitanti delle montagne, delle colline, della steppa), ma non si ferma agli uomini, perché coinvolge anche le piante, gli animali, i fiumi come l Ulaia e l Eufrate (vv. 7-20). La litania, scandita dalla ripetizione anaforica del verbo piangere, ha una dimensione ecumenica, cioè è rivolta al mondo intero. Nella seconda metà del brano infatti c è una precisa elencazione di tutte le figure umane chia- 47
T1 Il pianto di Gilgamesh (da tavola VIII, vv. 1-55)