Il mito greco e romano ANALISI La nemesi La vicenda di Narciso esemplifica chiaramente la concezione inesorabile della giustizia promossa dal mito greco. Il giovane, amato e desiderato dalle ninfe più belle, rifiuta sprezzante anche il sentimento dell incantevole Eco, alla quale preferisce il culto della propria bellezza. Quando la fanciulla, addolorata dalla passione non ricambiata, augura a Narciso di poter provare un giorno la stessa sofferenza («Che possa innamorarsi anche lui e non possedere chi ama! , v. 408), la dea di Ramnunte, personificazione del concetto di nemesi, ascolta la sua invocazione e decide di vendicarla esaudendo la preghiera. Come ha scritto il grande studioso inglese Gilbert Murray (1866-1957), la nemesi per i Greci era lo sdegno «del cielo, della terra, degli dèi e dei morti davanti a un ingiustizia, tale da richiedere una punizione divina implacabile sul trasgressore o sui suoi discendenti. Nel caso di Narciso, eterno adolescente, la colpa è nella superbia che lo porta a un amore eccessivo di sé: gli dèi, gli uomini, la natura non possono accettare che un ragazzo, forte della sua bellezza, calpesti i sentimenti altrui sfruttando una dote assegnatagli per ben altri scopi. La complicità della natura C è un sottile gioco di corrispondenze nel mito di Narciso raccontato da Ovidio: a causa dell intervento della nemesi, lo stesso fanciullo tanto desiderato per la sua bellezza si ferma in un luogo incantevole, classico esempio di locus amoenus, cioè di uno spazio meraviglioso e incontaminato (vv. 410-415). L insistenza sul fatto che le acque argentee e trasparenti della fonte non sono mai state toccate, neanche da un ramo caduto da un albero, sembra voler alludere alla verginità di Narciso, che non vuole conoscere altri se non se stesso. Tuttavia, per ironia della sorte, è proprio quell acqua pura e limpida a instillargli un folle desiderio, un amore incontrollato per l immagine che vede riflessa sulla superficie della fonte (vv. 416-443). All inizio prevalgono i toni patetici dell innamorato che non vede altro se non l oggetto del proprio desiderio e si strugge per l impossibilità di realizzarlo (Ma né il bisogno di cibo o il bisogno di riposo / riescono a staccarlo di lì: disteso sull erba velata d ombra, / fissa con sguardo insaziabile quella forma che l inganna / e si strugge, vittima dei suoi occhi, vv. 440-443). La punizione è così pienamente realizzata: chi prima non faceva che contemplare se stesso, è ora vittima dei suoi occhi. La scoperta dell inganno Lo svelamento della realtà è improvviso e doloroso: in un dialogo, che in realtà è un monologo, indirizzato al suo amato (vv. 445-476), Narciso dapprima si lamenta della propria condizione infelice, poi osserva la reciprocità speculare dei gesti della figura riflessa nell acqua, ogni volta che tende le braccia verso di lei, sorride e piange. Capisce, così, drammaticamente, di desiderare la propria immagine rispecchiata dalla fonte, alla quale è impossibile strappare anche solo un bacio: Io, sono io! L ho capito, l immagine mia non m inganna più! / Per me stesso brucio d amore, accendo e subisco la fiamma! / Che fare? Essere implorato o implorare? E poi cosa implorare? / Ciò che desidero è in me: un tesoro che mi rende impotente (vv. 466-469). Per un significativo effetto di contrappunto, al tormento interiore di Narciso corrispondono la quiete e la bellezza silenziosa della natura circostante: bastano le sue lacrime versate sull acqua, che ne increspano la superficie, a determinare la reazione spaventata del giovane, preoccupato di vedere svanire la propria immagine (vv. 477-488). Ormai stremato dalla passione, da quel fuoco occulto che a poco a poco lo consuma (v. 493), Narciso ha perso la bellezza di un tempo, il colorito rosa misto a candore che lo rendeva così desiderabile, ma la ninfa Eco continua ad amarlo, ripetendo le ultime parole di ogni sua affermazione (vv. 497-501). Il destino vuole che l ultima parola pronunciata da Narciso prima di morire sia un addio indirizzato alla propria immagine, che Eco ripete, sia pur a distanza, ancora fedele a un amore impossibile. 77