Quello che Watson definì come “comportamento” non era altro che l’ . In esso non troviamo né i processi organici, specialmente quelli cerebrali, né i processi interni della mente, in particolar modo la coscienza. Ciò porta alla visione della (black box), il cui . Essa avverte le influenze dell’ambiente esterno (gli stimoli o input) e produce le relative reazioni (le risposte o output), elementi che invece possono essere studiati. Secondo questo approccio, l’organismo viene visto come una tra stimoli in entrata e risposte in uscita. Per questo motivo, il comportamentismo è stato definito anche come una “psicologia stimolo-risposta”. La chiarezza della teoria e la semplicità del modello teorico hanno contribuito a rendere il comportamentismo dominante sulla scena della ricerca psicologica in campo sperimentale e applicativo a lungo, fino agli anni Sessanta-Settanta del Novecento. Grazie anche ai contributi di Pavlov con gli studi sul condizionamento classico e di Skinner sul condizionamento operante | Vedi , pp. 171, 176 |, questa teoria si è diffusa non solo nel mondo scientifico ma anche nell’opinione pubblica, come un modo concreto di fare psicologia, attento sia agli effetti sia alle cause. insieme delle risposte muscolari e ghiandolari di un individuo a un determinato fenomeno psiche come una scatola nera funzionamento non è osservabile né conoscibile stazione intermedia Unità 7