APPROFONDIAMO STORIA DEL DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS (DPTS) Ben prima che nascesse la psicologia delle emergenze, verso la fine della Prima guerra mondiale, diversi studiosi e ricercatori avevano iniziato a interrogarsi sulla natura di strane reazioni da parte di coloro che rientravano dal fronte. Soldati che facevano fatica a tornare alla loro vita di sempre e riadattarsi alla quotidianità presentavano sintomi più o meno gravi e invalidanti come tremori, insonnia, mutismo, apatia, ipersensibilità ai rumori. Questo accadeva al rientro dalla Grande guerra, conosciuta anche come guerra delle trincee, fosse scavate in prossimità dei campi di battaSoldati tedeschi si preparano a lanciare delle bombe a mano da glia dove i soldati si riparavano dall artiglieria dei nemici e rispondevano una trincea, Francia 1916. con le armi a loro disposizione. Spesso erano costretti a rimanere in trincea per giorni interi, nella consapevolezza di rischiare di venire colpiti dal nemico in qualunque momento. Nel 1915 Charles Myers, medico e psicologo, sulla rivista medica The Lancet utilizzò il termine shell shock (traducibile in italiano come shock da combattimento ) per definire la serie di disturbi riportati da molti soldati e ufficiali durante e dopo la fine di questa guerra. Del resto, fenomeni del genere erano già stati segnalati in seguito alla guerra di secessione americana (1861-1865). Un gran numero di soldati riferiva sintomi come debolezza diffusa, palpitazioni e dolore toracico. I medici usavano termini come cuore del soldato o cuore irritabile . Secondo Sigmund Freud, anche lui interessato a comprendere le origini di questa sintomatologia, in periodo di guerra l Io dell individuo avverte un pericolo profondo dovuto a un conflitto interiore: l Io sano, baluardo dell istinto di sopravvivenza che suggerirebbe di evitare la guerra e fuggire lontano da qualunque conflitto per mettersi in salvo, si trova a dover fare i conti con l esistenza di un nuovo Io bellicoso, dominato dal senso del dovere di soldato e dal compito di partecipare alla guerra, che rappresenta un nemico interno che pone il soggetto di fronte al rischio di morire. Si instaura così un conflitto tra la pulsione di vita e la spinta a rimanere in una situazione ad alto potenziale mortale che produce una ferita psichica insanabile: la nevrosi, dunque, ovvero il malessere psicologico e tutta la sintomatologia a esso connessa, rappresenta l unica via di fuga da una situazione vissuta come insopportabile. Inoltre, si deve a Freud un altra scoperta importante relativa al trauma di guerra, poi estendibile a molte altre situazioni traumatiche. In alcuni casi le persone traumatizzate, contro la loro volontà, finiscono per rievocare continuamente le situazioni che le hanno fatte soffrire, come se fossero spinte a ritornare costantemente nel luogo e nel momento che ha generato il trauma. per questo motivo che l esperienza traumatica tende a ripetersi senza che il soggetto riesca a superarla ed elaborarla veramente. Per esempio, un soldato che ha combattuto in trincea e che ha visto morire i suoi compagni può svegliarsi di soprassalto nel bel mezzo della notte a causa di un incubo ricorrente che gli fa rivivere la stessa scena, con associate le stesse sensazioni drammatiche. Questo succede al di là della volontà del soggetto e in modo del tutto incontrollabile: Freud chiama questo meccanismo coazione a ripetere . Per molti anni il disturbo post traumatico da stress venne sottovalutato e i reduci dalla guerra subirono uno stigma sociale, perché erano visti come persone disturbate, codarde e deboli. in seguito alla guerra del Vietnam (1955-1975), quando il malessere dei soldati si manifestò in maniera molto ampia, che il disturbo post traumatico da stress venne riconosciuto in tutta la sua gravità e inserito nel DSM Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. 304 | PSICOLOGIA |
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