Il trauma, per definizione, è insopportabile e intollerabile. La maggior parte delle vittime di stupro, la maggior parte dei soldati e dei bambini molestati si rivela così turbata al pensiero di ciò che ha vissuto, da cercare di estirparlo dalla mente e di andare avanti, provando a comportarsi come se niente fosse accaduto. Tutto ciò richiede un’enorme quantità di energia per poter continuare a funzionare, conservando, al contempo, il ricordo del terrore e la vergogna di una debolezza e di una vulnerabilità assolute. Mentre tutti noi vorremmo “andare oltre” il trauma, la parte del nostro cervello deputata a garantire la sopravvivenza (situata bel al di sotto del cervello razionale) non è così abile a denegare. Molto tempo dopo la sua conclusione, un’esperienza traumatica può essere riattivata al minimo accenno di pericolo e può mobilitare i circuiti cerebrali disturbati, secernendo enormi quantità di ormoni dello stress. Ciò precipita in emozioni sgradevoli, sensazioni fisiche intense e azioni impulsive e aggressive. Tali reazioni post-traumatiche possono apparire incomprensibili e soverchianti. Sentendo di non avere il controllo di sé, i sopravvissuti al trauma vivono in uno stato di paura persistente di essere danneggiati nel profondo, non intravedendo possibilità di riscatto alcuna. Rispondi Ci sono vicende storiche come le guerre, le pandemie e le migrazioni che producono effetti fortemente traumatici sugli individui. Cerca notizie che illustrino le difficili condizioni di vita di chi è sottoposto a esperienze di questo genere. Anche esperienze apparentemente meno gravi come essere delusi dagli amici, essere isolati o derisi, essere offesi o minacciati possono avere conseguenze dannose nei vissuti di un individuo. Prova a descriverle. 1. 2. T2 Franco Fornari Le ragioni della guerra Psicoanalisi della guerra Nel suo libro lo psicoanalista Franco Fornari affronta il tema della crisi della guerra da un punto di vista psicologico. I meccanismi che si trovano alla base della guerra sono principalmente due: la disponibilità a rinunciare alla propria vita in nome di un ideale (un oggetto d’amore che si vuole proteggere, per esempio la patria); l’attribuzione a un altro soggetto (il nemico) di tutto il male e di tutte le colpe (esiste un nemico che minaccia l’oggetto d’amore). Attraverso la guerra, e quindi uccidendo il nemico, si salva l’oggetto d’amore. Tutto questo però è messo in crisi dalla bomba atomica, perché con la guerra nucleare attaccare il nemico significa uccidere anche l’oggetto d’amore: in caso di conflitto atomico, infatti, nessuno sopravvive e non ci sono vincitori né vinti. , Edizioni Feltrinelli, Milano 1966 Psicoanalisi della guerra Colui che va in guerra non si sente spinto da una necessità d’odio ma da una necessità d’amore. Egli sente anzi di dover accettare la necessità del proprio sacrificio perché l’oggetto d’amore viva. Il paradosso in base al quale in guerra l’istinto di conservazione rimane inoperante, per cui pare che gli uomini non si preoccupino più di morire – accettano anzi la morte come parte essenziale del gioco – sembra trovare la sua spiegazione nel fatto che nella guerra l’istinto di conservazione non funziona a livello individuale, bensì a livello dell’oggetto di amore collettivo. Scopriamo qui una funzione essenziale della guerra che permette di coglierne il senso più profondo e specifico come aggressione collettiva armata che non viene però sentita come tale ma come un dovere di darsi al rischio, di essere uccisi uccidendo, di diventare simultaneamente selvaggina e cacciatori, sacrificatori e sacrificati, perché la posta in gioco non è tanto la salvezza individuale ma la salvezza dell’oggetto d’amore collettivo. […] Il fatto nuovo però, il fatto imprevedibile del quale la nostra epoca ci rende sempre più coscienti, è che la guerra come guerra atomica sta per perdere la capacità di assolvere alle sue funzioni: non permette più di vivere l’illusione paranoica di salvare il proprio oggetto d’amore uccidendo il nemico nel quale si mette la causa della distruzione. Il fatto nuovo è dunque che la guerra è entrata in crisi.