Il neurologo (1825-1893) portò avanti degli esperimenti che risultarono decisivi per capire questa patologia. Il medico francese era ricorso all’ per alcune pazienti e si era accorto che, quando queste erano ipnotizzate, i loro sintomi sparivano: gli arti paralizzati ricominciavano a muoversi, il mutismo scompariva. Da ciò si potevano trarre due importanti conclusioni: Jean-Martin Charcot ipnosi la non era fisica ma (Charcot parlava, tra l’altro, di una predisposizione a essere suggestionati); causa del disturbo psichica la mente umana possiede : un soggetto in ipnosi fa e dice delle cose a un livello diverso da quello della coscienza. diversi livelli di consapevolezza Dopo aver assistito agli esperimenti di Charcot e dopo essere tornato a Vienna, Freud iniziò una collaborazione con , psichiatra, e i due decisero di provare ad applicare una tecnica analoga con le loro pazienti. La differenza rispetto a Charcot consisteva nel fatto che essi non si limitavano ad applicare l’ipnosi ma, durante lo stato ipnotico, chiedevano alle pazienti di della propria vita. Si accorsero ben presto che, con questo metodo, affioravano alla mente e che questi ricordi avevano un nesso con la malattia delle pazienti. Fu la prima paziente presa in carico da Breuer, da lui chiamata (ma il suo vero nome era, come si scoprì in seguito, Bertha Pappenheim), a indirizzarlo verso una tecnica nuova: si trattava, diceva Anna, di effettuare una “cura della parola”. Sotto ipnosi, ritornavano alla mente episodi del passato che avevano a che fare con vicende dolorose dimenticate. Quando questi episodi riemergevano i disturbi scomparivano, come se ci fosse un legame tra ciò che era stato dimenticato e i sintomi manifestati. Grazie a queste sedute Freud scoprì in seguito che questi episodi, in realtà, non venivano dimenticati, bensì , cioè riposti in un luogo nascosto della nostra mente, l’inconscio. Joseph Breuer raccontare episodi vicende apparentemente dimenticate Anna O. rimossi André Brouillet, , olio su tela, 1887. Lezione sull’isteria del dottor Charcot all’ospedale Salpêtrière