quando si è troppo espansivi o aiutando a essere più spavaldi quando invece si soffre di una certa inibizione. Se l Io funziona in modo adeguato, noi impariamo a sperimentare il mondo e le relazioni con gli altri ottenendo un discreto equilibrio, perché le istanze dell Es non sono né del tutto represse né completamente accolte; quando invece questo non accade, allora si manifesta una sofferenza e compaiono dei sintomi. Come si può notare dalla rappresentazione della seconda topica, anche in questo caso le decisioni sono prese in luoghi nei quali non si può esercitare un controllo consapevole. L uomo, secondo Freud, è un soggetto che non comanda a casa propria . 5.2 LA PULSIONE DI MORTE | La fine della Prima guerra mondiale aveva lasciato segni indelebili nella mente di chi aveva combattuto e di chi aveva dovuto subire la scomparsa di una persona cara. Freud cominciava a ricevere nel suo studio persone che erano reduci dal campo di battaglia e che conservavano ferite e traumi irrisolti. Fu proprio l incontro con questi soggetti, affetti da nevrosi da guerra, che suggerì allo studioso austriaco una terribile ipotesi: quella che ci sia in ognuno di noi non solamente una spinta alla vita, data dalla sessualità, ma anche una spinta contraria, a cui egli diede il nome di pulsione di morte. Si accorse infatti che i reduci dal campo di battaglia facevano degli strani sogni nei quali rivivevano le scene orribili cui avevano assistito durante la guerra, come se non potessero fare a meno di ripensarci. Un fatto del genere contrastava apertamente con la teoria del sogno, secondo la quale, come abbiamo visto, alla base del sogno ci sono desideri sessuali rimossi. Ma questi sogni non avevano nulla a che fare con la sessualità o con i desideri delle persone che, invece, soffrivano proprio perché non riuscivano a liberarsi da quei ricordi. Tutto ciò non succedeva solo ai reduci di guerra: Freud si accorse che molti suoi pazienti opponevano un rifiuto alla terapia, come se non volessero guarire, come se una forza dentro di loro impedisse una vera e propria realizzazione del desiderio. Come se la malattia esercitasse una sorta di attrazione. Osservando il ripetersi di fenomeni come questi, egli formulò la sua ultima teoria, caratterizzata da un profondo pessimismo: la vita non vuole vivere. Alle forze del desiderio e del cambiamento si oppongono quelle che portano alla ripetizione e all autodistruzione. Si Le atroci esperienze della tratta di un idea talmente pessimista che molti fra i seguaci di guerra: soldati britannici attaccano una trincea Freud si rifiutarono di adottarla. Resta il fatto però che proprio tedesca durante la Prima questa riflessione permise al padre della psicoanalisi di giungere guerra mondiale in un illustrazione dell epoca. a conclusioni profetiche proprio in merito alla guerra fra i popoli. 344 | PSICOLOGIA |