FINESTRE INTERDISCIPLINARI – Psicologia & Storia LE RIVOLUZIONI INDUSTRIALI Da un punto di vista storico, le scoperte di Taylor e Mayo si collocano in un contesto frutto della Prima rivoluzione industriale (1760-1830): le organizzazioni produttive interessate dai loro studi, infatti, erano tipicamente industrie manifatturiere, che impiegavano tecnologie arretrate e trattavano la risorsa umana alla stregua di una macchina. La Seconda rivoluzione industriale (1870-1914), facendo leva sullo sviluppo tecnologico, favorì la concezione dell’uomo come “appendice” della macchina nel processo produttivo: tipico di questo periodo è, infatti, il sistema di lavorazione a catena. Il Novecento è però contraddistinto anche dalla crescente attenzione alla gestione delle relazioni con il mercato, ossia l’ambiente che circonda l’organizzazione produttiva. Già dagli anni Venti, infatti, l’ufficio marketing diventa una parte rilevante delle organizzazioni. Negli anni Settanta, con l’avvento dell’era digitale e con il diffondersi del computer, si assiste a una nuova trasformazione dell’organizzazione, che conduce alla Terza rivoluzione industriale. Assume centralità la dimensione dell’informazione, sostituendosi agli aspetti produttivi che, grazie al processo tecnologico, sono ormai caratterizzati da una quasi totale sostituzione dell’uomo con la macchina. Le organizzazioni diventano dunque luoghi in cui si produce ed elabora un gran numero di informazioni. Non solo. Si diffondono figure professionali, ognuna con competenze e conoscenze specializzate e, di conseguenza, la richiesta di una collaborazione fra loro: il gruppo di lavoro diviene motore produttivo in un ambiente lavorativo complesso, acquistando un’importanza fondamentale, che va anche oltre la soddisfazione dei bisogni personali ipotizzata da Mayo. Le condizioni di lavoro e le arretrate tecnologie in una fonderia del XIX secolo, rappresentate in un’incisione del tempo.