La lingua Il Settecento è un secolo decisivo per le sorti della lingua italiana, che comincia a modernizzarsi e a trasformarsi, da idioma prevalentemente letterario e scritto, in strumento di comunicazione più ampio e articolato. L italiano si sostituisce al latino nell erudizione, nelle scienze, nell uso giuridico-legale, negli ambienti amministrativi; si diffonde anche nel parlato, dove si sovrappone e si mescola ai dialetti, generando forme ibride e regionali. La prima diffusione dell italiano Per favorire la conoscenza della lingua italiana si predispongono i primi strumenti per l insegnamento della lettura e della scrittura; compaiono così gli abbecedari e i manuali di istruzione per i docenti, in cui si raccomanda di evitare l uso dei dialetti. Alla diffusione e al rinnovamento dell italiano contribuisce anche la stampa periodica, che mette in circolazione i vocaboli legati alle recenti scoperte tecniche e scientifiche o alla nuova terminologia politica. Gazzette e giornali trattano di cronaca cittadina, ma anche di fatti di attualità e costume; si affaccia sul mercato un pubblico femminile, cui si rivolgono specifiche testate caratterizzate da stili di scrittura moderni e accattivanti, largamente fruibili da lettrici di media cultura e aperti ai francesismi e ai neologismi della moda. A favore e contro la Crusca Già all inizio del secolo il dibattito sulla lingua presenta posizioni che tentano di conciliare il rispetto della tradizione con la necessità di ammodernare il lessico e la sintassi: Ludovico Antonio Muratori, nel trattato Della perfetta poesia italiana (1706), sostiene per esempio la natura viva e dinamica del linguaggio, in polemica con l intransigente posizione dell Accademia della Crusca, determinata nel difendere la purezza dell italiano da ogni contaminazione. Non mancano posizioni influenti a sostegno del rigido fiorentinismo e dell impostazione arcaicizzante del Vocabolario degli Accademici della Crusca (1612): è il caso dei fratelli Gasparo (1713-1786) e Carlo (1720-1806) Gozzi, che fondano a Venezia l Accademia dei Granelleschi, polemica contro gli scrittori italiani che «si sforzeranno di scimmiottare gli scrittori francesi nelle immagini, nelle locuzioni, nel genio intellettuale e nel genio retorico . La proposta moderna del Caffè Tuttavia, la maggior parte degli intellettuali italiani in primo luo- 174 / IL SETTECENTO go quelli di orientamento illuminista esprime l esigenza di svecchiare le forme della lingua, rivendicando la libertà di adeguarla alle esigenze di una nuova cultura, più aperta e comunicativa. Tra questi, un ruolo fondamentale è quello assunto dai redattori del Caffè e soprattutto da Alessandro Verri, autore di un articolo provocatorio e sarcastico intitolato Rinunzia avanti notaio al Vocabolario della Crusca (1765), nel quale si difende anche la possibilità di accogliere dalle lingue straniere espressioni utili a divulgare le idee in modo concreto e comprensibile al più ampio numero di lettori. La soluzione di Melchiorre Cesarotti Nella posizione di Verri si intravedono i primi segni della formazione di una coscienza linguistica nazionale, che sarà uno dei tratti distintivi della cultura risorgimentale ottocentesca. In questa direzione vanno anche le proposte di Melchiorre Cesarotti (1730-1808), che nel Saggio sopra la filosofia delle lingue (1785) suggerisce l istituzione di un Consiglio nazionale della lingua da fondare a Firenze al posto della Crusca, con l apporto di intellettuali di tutte le regioni italiane favorevoli non solo all introduzione del lessico tecnico, ma anche ai dialetti e ai forestierismi. Verso il purismo Queste idee sono però formulate in un contesto sfavorevole, che ne vanifica gli effetti. L invadente primato politico-militare francese di fine Settecento e inizio Ottocento (gli anni della Rivoluzione e dell espansione napoleonica) ha come conseguenza una diffusa ostilità nei confronti di ogni apertura al prestito dalle lingue straniere e dal francese in particolare: tale atteggiamento è riscontrabile per esempio nel pregiudizio antifrancese espresso da Vittorio Alfieri nell invettiva Il Misogallo, o in un trattato di Gian Francesco Galeani Napione (1748-1830), Dell uso e dei pregi della lingua italiana (1791-1792), che, auspicando una definitiva italianizzazione del Piemonte, vanta i pregi dell italiano rispetto al francese. Sono posizioni che preludono al vero e proprio movimento di reazione noto con il nome di purismo : destinato a svilupparsi nei primi anni dell Ottocento, esso spingerà ad arroccarsi in difesa di una tradizionale e gloriosa lingua antica, fondamentale fattore identitario in una nazione ancora priva di unità politica.