Goldoni è il padre della commedia moderna. Prima di lui c’era la commedia dell’arte, c’erano le farse, e c’erano le tragedie, ma i personaggi erano maschere fisse. Il pubblico poteva ridere o spaventarsi, ma non rispecchiarsi, non riconoscersi, perché i personaggi erano simboli, non persone reali. Con Goldoni è cambiato tutto. Prima di Goldoni non c’era niente di scritto a guidare gli attori. Si improvvisava. Fu lui a pretendere scene numerate e organizzate con battute di dialogo scritte. Ci sono poi due altre importantissime innovazioni introdotte da Goldoni. Goldoni è stato un grande innovatore anche per il linguaggio: usa talvolta il dialetto veneziano per far comunicare tra loro i suoi personaggi, altre volte l’italiano. Ma è un italiano facile, il suo, una lingua che tutti capiscono, privo di pomposità barocche, ben ritmato, divertente, anche se ogni personaggio parla a suo modo. Questo perché per la prima volta il teatro racconta che il mondo è diviso in classi: c’è l’aristocrazia arrogante, anche quando magari è economicamente spiantata; c’è la borghesia operosa e intelligente, ma che all’occasione sa essere avida e opportunista; e c’è il popolo, che talora trionfa. Un mondo umano ricchissimo ed estremamente intrigante. Da lui ho imparato, o almeno spero, a far ridere, piangere e pensare, mescolando e ironia, battibecchi e confessioni, dialoghi serrati e “monologhi esteriori”, vale a dire quegli sfoghi fracassoni che tutti prima o poi nella vita recitiamo. Qual è, a suo parere, la principale eredità consegnata da Goldoni alla letteratura? Quali? C’è qualcosa che lei, come scrittrice, ritiene di aver imparato da Goldoni? pathos è nata a Torino nel 1951. Ha esordito nel 1976 con un libro che incontrò un notevole successo di pubblico, , scritto con Marco Lombardo Radice sotto gli pseudonimi di Rocco e Antonia. Era la descrizione in termini espliciti di un disagio adolescenziale che troverà eco anche in (1978) e (1979). Un sostanziale cambio di registro e tematiche caratterizza i successivi  (1986), (1988),  (1992). I temi dell’adolescenza e del difficile processo di crescita tornano in (1999) e in (2000). Tra i suoi libri successivi possiamo ricordare (2008), (2009), (2010), (2011), (2013), (2017), (2019), (2020), (2021). LIDIA RAVERA Porci con le ali. Diario sessuo-politico di due adolescenti Ammazzare il tempo Bambino mio Bagna i fiori e aspettami Se lo dico perdo l’America Due volte vent’anni Maledetta gioventù Né giovani né vecchi Le seduzioni dell’inverno La donna gigante A Stromboli Piccoli uomini Piangi pure Gli scaduti Il terzo tempo (2015), L’amore che dura Tempo con bambina Avanti, parla