DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Nella locanda di Mirandolina sono ospitati tre nobili, ognuno dei quali esprime una diversa anima del ceto aristocratico messo in ridicolo da Goldoni. Il Marchese di Forlipopoli e il Conte d’Albafiorita rappresentano rispettivamente una , irrimediabilmente per avere dilapidato le proprie risorse, e una , che fa sfoggio della ricchezza con l’esibizionismo tipico dei ; il Cavaliere di Ripafratta impersona invece un’ , che coltiva fino all’eccesso il proprio senso di superiorità, qui tradotto nel disprezzo per il sentimento amoroso e per l’universo femminile. Ogni personaggio è caratterizzato da : il Marchese dall’avarizia e dall’orgoglio per i propri privilegi ( , r. 110); il Conte dalla prodigalità e dalla volgarità, che lo porta a ostentare le proprie ricchezze ( , r. 111); il Cavaliere dalla misoginia, esibita come il segno della sua posizione di forza e di dominio ( , r. 92; , r. 96). Le diverse anime della nobiltà nobiltà di sangue decaduta nobiltà acquisita di recente parvenu aristocrazia ancora fiera e altera manie e debolezze Fate pur uso della mia protezione E per il denaro che aveste a perdere, io supplirò e pagherò tutto Ehi! padrona. La biancheria che mi avete dato, non mi gusta Dove spendo il mio denaro, non ho bisogno di far complimenti Tutt’altro sociale contraddistingue il personaggio di Mirandolina. La locandiera eredita , vivace protagonista della commedia dell’arte, dove appariva con vari nomi (Colombina il più frequente); in particolare, Goldoni recupera dalla tradizione il della maschera, ma approfondisce la sua personalità dotandola di una che la rende autentica, secondo la concezione della commedia riformata. Dopo essere stata evocata dagli altri personaggi, Mirandolina si presenta agli spettatori con un in cui liquida la proposta di matrimonio del Marchese, troppo a secco di denaro (da cui il soprannome di che gli affibbia la donna) per essere preso in considerazione, censura l’atteggiamento del Cavaliere, (r. 123) e (r. 126), e rivela la propria attitudine a dominare gli uomini ( , rr. 130-131). Ma Mirandolina non è soltanto sfuggente e seduttiva. Da donna borghese, è anche (r. 73), scaltra (rr. 82-83) e abile negli affari (rr. 114-115). Intascando i regali degli ospiti, godendo della loro devozione e facendo mostra di non volerli offendere (per curare in realtà i propri interessi), Mirandolina tiene legati a sé i suoi corteggiatori senza concedersi e senza danneggiare la propria reputazione. La locandiera: donna e borghese status certi requisiti della servetta piglio disinvolto e spregiudicato psicologia complessa lungo monologo Arsura rustico come un orso nemico delle donne Tutto il mio piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata concreta e calcolatrice Il Cavaliere, tuttavia, sembra sottrarsi al gioco della locandiera, con l’intenzione di non cadere nella sua rete. Sentendosi sfidata, Mirandolina ingaggia allora una battaglia per il (rr. 135-137). Recependo gli ideali illuministici di emancipazione e uguaglianza, però, Goldoni non si limita a far raggiungere a Mirandolina lo scopo immediato, vincere la ritrosia e la misoginia del Cavaliere: dopo aver fatto capitolare l’uomo, infatti, la donna pretenderà una , perché la sua sfida non rappresenta più soltanto una questione privata, ma assume una . Ha scritto il critico Roberto Alonge: «Non è l’amore che le interessa, ma la pratica sociale. Mirandolina si realizza (e si appaga) non tanto come […], bensì come , come ». Orgoglio di genere e di ceto riscatto del genere femminile dichiarazione d’amore pubblica valenza sociale e ideologica donna ruolo sociale locandiera