CONSONANZE CONTEMPORANEE Franca Rame Una donna (in)felice Dopo la lettura del monologo di Mirandolina nella nona scena del primo atto della , vi proponiamo un altro monologo, ma di tenore ben diverso: quello di una donna contemporanea alla quale ha dato voce nel 1977 Franca Rame (1929-2013), nel suo testo teatrale dal titolo . L’intera pièce è costruita sul lungo soliloquio di una casalinga, che, descrivendo le proprie abitudini quotidiane, dichiara a una vicina di casa tutta la propria felicità. In realtà, da quanto dice, capiamo che è tutt’altro che soddisfatta della sua esistenza: il marito è una sorta di carceriere, i figli sono indifferenti, si sente sola e, come se non bastasse, è oggetto di molestie sessuali di tipo fisico da parte del cognato e di tipo verbale da parte di un anonimo telefonista. Attraverso l’ironia, l’autrice mette in scena i problemi femminili nella società italiana di quegli anni, quando, dopo la rivoluzione sessuale, le donne anelavano a una parità di genere ancora tutta da conquistare, e probabilmente neanche oggi ancora completamente conseguita. Locandiera Tutta casa, letto e chiesa DONNA ( ) Signora... Signora! Buongiorno!... Ma da quando è venuta ad abitare di fronte a casa mia?... Non mi sono neanche accorta del trasloco... credevo fosse proprio disabitato. Sono contenta... ( ) Dicevo che sono contenta... Non mi sente? Ah sì, ha ragione... la radio... la spengo subito... ( ) Mi scusi tanto, ma quando sono in casa sola, se non ho la radio bella sparata mi viene voglia di impiccarmi. In questa stanza ( ) ho sempre in funzione il giradischi... ( ) Sente? ( ) In cucina il mangianastri... (Idem alla porta di cucina ne esce una musica struggente). Che languore! ( ) Così, in qualsiasi stanza vado, ho la compagnia. ( ) No... in camera da letto no, ci mancherebbe altro! No, l’ho il televisore... sempre in funzione... a tutto volume! [...] Sì, mi piacciono anche i non ballabili... purché sia musica... il rumore... mi tiene compagnia. E lei come fa a tenersi compagnia? Ah, un figlio! Che fortunata!... Che stupida, anch’io ho un figlio... anzi, ne ho due. Scusi, me ne ero dimenticato uno, per l’emozione di parlare con lei... No, non mi tengono compagnia. La più grande è grande, sa, gli amici, le amichette... Il maschietto invece è sempre con me, ma neanche lui mi tiene compagnia... Eh, dorme! Dorme sempre! Mangia, dorme e fa la cacca! È un cagone! Ma io non mi lamento, io sto bene in casa mia... non mi manca niente... mio marito mi tiene come una rosa nella serra! ... Ho tutto! Ho... Dio, quante cose ho... Ho il frigorifero!... Sì, lo so che il frigorifero ce l’hanno tutti... ( ) ma il mio... fa il ghiaccio a palline!! Ho la lavabiancheria, 24 cicli! Lava e asciuga... Ma come asciuga!... Certe volte devo ribagnare tutto per poter stirare... è tutto secco! Ho le pentole a pressione... il frullatore «Girmiii», la musica in tutte le stanze, cosa devo volere di più dalla vita io... Dopotutto, sono solo una donna... Sì, ce l’avevo, a ore, poi è scappata; poi ne è venuta un’altra, è scappata anche quella. Scappano tutte le donne a casa mia... Come?... No, non per me... ( ) per mio cognato... Eh... [...] E così, da quando tutte le donne se ne sono andate, mi occupo io di mio cognato, sa, io lo faccio per mio marito... è suo fratello dopotutto... Ma che dice mio cognato?! Mio cognato... a me? ( ) A me mi rispetta eccome! Ci mancherebbe altro! A me, prima di allungare la mano... me lo chiede, me lo chiede sempre! ( ). Oh, dev’essere mio marito... mi chiama sempre a quest’ora. Scusi un attimo... ( ) Pronto?... Come? Sì... ma come... stronzo! ( ) Scusi la parolaccia... ma quando ci vuole ci vuole! ( ) No, no, non era mio marito, ci mancherebbe altro!... ( ) Non so chi sia! È un porcone telefonico! Mi telefona una, due, tre... mila volte al giorno! Mi dice delle zozzerie... ma di quelle parole... che non esistono nemmeno sul vocabolario... le ho cercate sullo Zingarelli... non ci sono! Dev’essere un oriundo ... Ammalato? Senta, ne ho già uno di ammalato in casa... Non sono l’infermiera di tutti gli sporcaccioni d’Italia, io! ( ) Questo è ancora lui! Stia a vedere cosa faccio adesso... Non lo lascio neanche parlare. ( ) Pronto porco! Ti avverto che il mio telefono è controllato dalla polizia e se... ( ) Ciao... ( ) È mio marito! ( ) No, non ce l’avevo con te, caro... credevo fosse... insomma c’è un signore che telefona sempre... chiede di te!... Dice delle parolacce tremende... è arrabbiato con te... dice che tu gli devi dei soldi... Così, io, per spaventarlo, gli ho detto «polizia»! ( ) Sì, sono in casa... Aldo, ti giuro che sono in casa! Ma scusa, che numero di telefono hai fatto? E se ti rispondo dove vuoi che sia!... Non sono uscita! Come faccio a uscire se mi chiudi in casa a chiave?! ( ) Signora, guardi che mio marito... ( ) Pronto... No, non sto parlando con nessuno... Sì, ho detto «signora»... ma ogni tanto tra me e me mi chiamo signora... No, in casa non c’è nessuno... Sì, c’è tuo fratello, ma non è qui... Sì, il bambino dorme... Sì, gli ho dato da mangiare... Sì, gli ho fatto fare la pipì... ( ) Sì, anche a tuo fratello! ( ) Ma chi si arrabbia... dicevo di stare tranquillo che in casa tutti hanno fatto pipì!... Ciao, sì... no, no, sono felice... sono felice, Aldo, sono molto felice. ( ) Ero qui che stiravo e ridevo... Sì Aldo, sono felice... ( ) Sono feliceeee! ( ) Ha visto? Gli ho dovuto dire una bugia... Eh no, non lo sa del porcone telefonico... se glielo dico va a finire che se la prende con me!... [...] E va a finire che mi fa togliere anche il telefono... Già mi tiene chiusa in casa... Prigioniera? La mattina quando esce mi chiude... Per la spesa? La fa lui... ( ) Be’, se succede qualcosa, lui telefona ogni tanto... Ma cosa vuole che succeda in casa mia... Siamo una famiglia tranquilla... Elementi scenografici: due porte disposte ai lati del palcoscenico, un’altra porta sul fondo a sinistra. La porta di destra è l’entrata dell’appartamento, quella di sinistra dà nella camera da letto, quella sul fondo in cucina. In proscenio un lungo tavolo, sul quale stanno un telefono, una radio, un ferro da stiro, una bacinella, una spazzola. Davanti al tavolo uno sgabello. Ancora: un mobiletto qualsiasi con sopra un vassoio contenente cerotti, bende, alcool e una pomata. Appeso a una parete un fucile da caccia grossa. Una sedia. Questa scena rappresenta il tinello di una casa di piccola-media borghesia. La radio accesa a tutto volume trasmette musica rock; la luce sale lentamente. Ballando freneticamente entra in scena una donna, che regge una cesta colma di indumenti da stirare. Indossa una vestaglietta scollata, piuttosto pretenziosa. Ballando si avvicina al tavolo, posa la cesta, prende una giacca da uomo e sempre ballando si dirige a un’immaginaria finestra in centro-proscenio. Scuote la giacca per toglierne la polvere, solleva lo sguardo e si blocca, piacevolmente sorpresa nello scoprire la presenza di qualcuno nel palazzo di fronte. ad alta voce per richiamare l’attenzione Quasi urlando Esegue si dirige alla porta di sinistra Apre la porta, si sente una musica Richiude 1 Richiude la porta Si avvicina al tavolo e inizia a lavorare: spazzola la giacca da uomo, attacca bottoni, ecc. 2 dandosi molta importanza 3 imbarazzata Risentita Squilla il telefono Risponde al telefono, tutta miele Posa la cornetta con forza. E furiosa. Guarda la dirimpettaia e le fa un sorriso, quasi a chiedere scusa Riprende a lavorare nervosamente Fuori dalla grazia di Dio 4 Squilla di nuovo il telefono Solleva la cornetta Cambiando completamente tono Rivolta alla dirimpettaia, tappando con la mano la cornetta Parla al telefono, è molto impacciata Cambia completamente tono: meravigliata, sempre più meravigliata Rivolta alla dirimpettaia Al telefono Seccata Cerca di controllarsi Sempre più nervosa Gridando Attacca il ricevitore. Lancia un urlo di rabbia contro il telefono. Guarda la dirimpettaia per un attimo, seria e tesa, poi le fa un gran sorriso silenzioso. Ha ripreso il controllo dei suoi nervi Riprende a stirare (Dario Fo e Franca Rame, , Garzanti, Milano 2020) Teatro svenevolezza (si riferisce alle caratteristiche della musica che proviene dalla cucina). dunque protetta, ma anche prigioniera. un’altra donna, cioè una domestica. originario di un determinato luogo, ma qui probabilmente nel senso di “meridionale” (allusione indiretta ai pregiudizi che ancora in quegli anni accompagnavano l’immigrazione interna nel nostro paese). 1 languore: 2 come una rosa nella serra: 3 è scappata: 4 oriundo: