Goldoni democratico Il seguente brano è tratto da un saggio di Stefano Tomassini (n. 1966), che affronta la modalità democratica con cui Carlo Goldoni riscatta la vita dei ceti subalterni attraverso una lingua e un’invenzione teatrale capaci di smascherare ciò che prima di lui era stato nascosto: il volto. Analisi e produzione di un TESTO ARGOMENTATIVO Per meglio comprendere l’attuale popolarità dell’opera di Carlo Goldoni esiste forse – in parallelo, volendo in controcanto, alla già meditata verifica della sua modernità quale prossimità al tempo del nuovo, testimonianza anticipatrice dei suoi segnali, – esiste, dunque, un «significato conduttore», come direbbe, con la consueta precisione, Claude Lévi-Strauss. «Significato» spesso taciuto, se non proprio per scaramanzia, almeno per l’evidente e così poco seducente aridità della sua logica. Oppure invece, se riconosciuto, usato a freddo e nella sola parzialità dei termini che vi sono accennati, come l’arma spuntata di un sistema di idee, prima ancora che politico, storicamente disinnescato. Si tratta in sostanza di un valore residuo, «ma di cui tutti gli altri sono una trasposizione parziale o deformata» : l’esperienza intuitiva di un’idea di democrazia futura come affrancamento culturale, e come osservazione e riflessione della differenza nell’incontro mimetico con l’altro. Il peso di questo valore può essere riconosciuto all’opera in una istantanea riflessione di Antonio Gramsci, proprio sulla resistente popolarità di Goldoni. Recita così: 5 1 10 2 15 Perché il Goldoni è popolare anche oggi? Goldoni è quasi “unico” nella tradizione letteraria italiana. I suoi atteggiamenti ideologici: democratico prima di aver letto Rousseau e della Rivoluzione francese. Contenuto popolare delle sue commedie: lingua popolare nella sua espressione, mordace critica dell’aristocrazia corrotta e imputridita. 3 20 L’iniziale assunto interrogativo di Gramsci contiene già la sua replica perché la copiosità dei riscontri, pur nella brevità dello schema e la sommarietà dell’abbozzo, manifesta una fede analoga nell’avvenire delle parole. Perché le parole, quando sono informate delle proprie prerogative politiche, sono capaci di ridurre la distanza tra la creazione culturale e l’incontro mimetico con l’altro. Cinque, dunque, sono i piani di riscontro per questa resistente popolarità con i quali, dalla nota gramsciana, è possibile ripartire le categorie più consolidate del gioco interpretativo, e provare a distribuire nuove carte: 4 5 25 antropologo francese (1908-2009), massimo teorico dello strutturalismo applicato agli studi antropologici. il riferimento è al suo testo (1955), trad. it. di Bianca Garufi, Il Saggiatore, Milano 1960 e 2008, p. 48 (n.d.a.). il filosofo e scrittore svizzero Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). Antonio Gramsci (1891-1937), politico e pensatore marxista. I suoi (postumi, 1948-1951) hanno avuto grande rilevanza nella cultura italiana del dopoguerra. abbondanza. 1 Claude Lévi-Strauss: 2 «Significato… deformata»: Tristi Tropici 3 Rousseau: 4 Gramsci: Quaderni del carcere 5 copiosità: