Gli autori e i testi VIDEO Pietro Metastasio | LA VITA | La vita di Pietro Metastasio Figlio adottivo di Gravina Pietro Metastasio, pseudonimo di Pietro Trapassi, nasce a Roma nel 1698 da Felice Trapassi, soldato dell esercito pontificio e poi commerciante. A dodici an ni, nella bottega di un orefice, dove era stato mandato a imparare il mestiere, viene udito im provvisare dei versi da Gian Vincenzo Gravina, che, colpito dal talento del ragazzo, lo adotta come figlio e gli grecizza il nome in Metastasio (met stasis, in greco, indica il cambiamen to , l avanzamento , il passare attraverso , proprio come il più prosaico italiano Trapassi). Il giovane riceve così una solida istruzione classica e, condotto a Scalea (in Calabria) da Gregorio Caloprese, cugino di Gravina, acquisisce una vasta cultura filosofica d impronta razionalistica e cartesiana. Tornato a Roma, prende gli ordini minori. Nel 1717 pubblica le pri me Poesie e l anno dopo entra in Arcadia con il nome di Artino Corasio. Da Napoli a Vienna Nel 1718 Gravina muore. Dissipata presto la cospicua eredità lascia tagli dal protettore, Metastasio si trasferisce a Napoli, sistemandosi nello studio di un avvo cato. Qui conosce la famosa cantante Marianna Benti Bulgarelli, detta la Romanina, la quale, innamoratasi del giovane poeta, lo fa istruire nella musica e lo induce a comporre il suo primo melodramma, la Didone abbandonata (1723). Messo in scena nel 1724, il testo ottiene subito un accoglienza trionfale; in seguito, sarà musicato da circa quaranta maestri. Nel 1730 Metastasio si stabilisce a Vienna in qualità di poeta cesareo (vale a dire pri mo poeta di corte). La nomina è suggerita da Apostolo Zeno, predecessore di Metastasio nella stessa posizione, ma anche caldeggiata da Marianna Pignatelli, dama di corte dell im peratrice, alla quale il poeta si è legato sentimentalmente. Onorato da Carlo VI e da Ma ria Teresa, Metastasio muore a Vienna nel 1782. | LE OPERE | FISSO I CONCETTI Nelle opere di Metastasio la drammaticità è sempre stemperata. La produzione lirica e quella melodrammatica Metastasio è stato il poeta più celebre e più fortunato del Settecento italiano. I suoi testi sono felice espressione del mondo idillico e galante dell Arcadia, e rivelano un attitudine a un sentimentalismo faci le e piuttosto superficiale, tipico dell ambiente mondano del secolo. La gloria, piuttosto che dalla lirica, viene però all autore dal melodramma, che egli in nalza a maggiori livelli artistici e rende indipendente dalla musica (alcuni suoi melodrammi furono infatti recitati spesso come tragedie). Metastasio si ispira alla semplicità e alla po tenza drammatica della tragedia greca, di cui il melodramma, nelle sue intenzioni, do vrebbe essere legittimo erede; ma i suoi testi rimandano anche, e forse più, alla tragedia francese, per la fusione dell eroico con il galante e per la grazia e il decoro dei dialoghi. Sebbene le situazioni siano congegnate per risultare coinvolgenti, il dramma resta solo in superficie: non scaturisce dall anima dei personaggi, i cui sentimenti più intensi si ammorbidiscono nel patetico o si risolvono in pura musica. L acme della passione sfo cia nelle ariette finali, che esprimono una massima morale o uno stato d animo con chiarezza e semplicità. I melodrammi più famosi di Metastasio, oltre alla Didone abbandonata, sono il Siroe (1726), il Catone in Utica (1727), l Artaserse (1730), il Demetrio (1731), l Olimpiade (1733), partico larmente cara ai contemporanei e ai posteri e musicata da oltre trenta maestri, La clemenza di Tito (1734) e l Attilio Regolo (1740), il più solenne dei melodrammi eroici, sebbene lo stes so protagonista non sfugga al carattere manierato che hanno tutti i personaggi metastasiani. 262 / IL SETTECENTO