Dopo la vittoria di Marengo (1800), con cui Napoleone riprende il controllo dell Italia settentrionale, e la proclamazione della Repubblica Italiana (1802), Monti torna in Lom­ bardia e viene nominato professore di Eloquenza e Poesia a Pavia. Gli ultimi anni Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo (1815) e la restau­ razione del dominio austriaco su Milano, Monti vive una vecchiaia segnata dall amarezza e dal disagio. Assillato da difficoltà economiche, ormai quasi cieco e paralitico, rifiu­ ta la direzione del periodico Biblioteca italiana per non farsi strumento della politi­ ca culturale austriaca, pur provando a rendersi accetto ai nuovi governanti. Muore a Milano nel 1828. | LE OPERE | Monti è autore di una produzione letteraria sterminata, che attraversa una grande quantità di generi. Egli mostra una straordinaria capacità di adattarsi alle varie situa­ zioni politiche in cui si trova a operare, riuscendo sempre a corrispondere efficacemente, sul piano ideologico, alle richieste dei committenti. Testo PLUS Per il giorno onomastico della mia donna Teresa Pikler La fase papalina Durante il soggiorno a Roma, scrive componimenti encomiastici (come Prosopopea di Pericle, un ode scritta in occasione del ritrovamento di un busto del politico ateniese), poemetti in versi sciolti, odi d occasione (come quella indirizzata Al signor di Montgolfier, che celebra i progressi della scienza, traendo spunto dalle prime ascensioni compiute con il pallone aerostatico), opere teatrali in endecasillabi sciolti, co­ me i Pensieri d amore (1783), sul modello dei versi del poeta tedesco Johann Wolfgang Goethe, cantiche in terzine dantesche, come Bassvilliana, inorridita descrizione delle vio­ lenze della Rivoluzione francese. La fase giacobina e napoleonica Con un trasformismo che gli sarà imputato da­ gli avversari, Monti scrive poi a Milano e in Francia opere in cui mostra uno spasmodico ardore giacobino, come la Mascheroniana, in cui celebra l aspirazione alla libertà, e versi in onore di Napoleone. Il capolavoro di questi anni è però la traduzione dell Iliade, per la quale egli si basa, più che sull originale greco, su precedenti traduzioni italiane e latine. Seguendo il principio secondo cui occorre avere riguardi non tanto per la lingua origina­ le, quanto per quella in cui si traduce, Monti realizza una versione uniforme dal punto di vista stilistico, solenne nei toni e priva delle asperità tipiche di ogni traduzione letterale. La fase austriacante Con la Restaurazione, il vecchio poeta tenta di farsi benvolere dai nuovi dominatori scrivendo versi servili, come quelli con cui celebra il ritorno degli austriaci a Milano. In questa fase, partecipa attivamente alla questione della lingua, promuovendo il classicismo linguistico, rifiutando il modello trecentesco e auspicando una lingua comune, aperta agli apporti non toscani. FISSO I CONCETTI Monti è l anello di congiunzione tra la grande tradizione lirica italiana del passato e i poeti della generazione successiva. Un bilancio obiettivo Monti è l ultimo esponente di una cultura cortigiana che asse­ gnava al poeta compiti essenzialmente celebrativi. I suoi versi, basati in gran parte su un gusto decorativo esteriore, refrattario a riflettere i concreti problemi umani (come ave­ va ben colto Leopardi, definendolo «poeta dell orecchio e dell immaginazione, del cuore in nessun modo ), possono risultare estranei alla sensibilità odierna; eppure, a Monti va riconosciuto l importante merito storico di aver trasmesso alla generazione successiva (quella di Foscolo, di Manzoni e dello stesso Leopardi) il repertorio di temi, motivi e imma­ gini e il linguaggio poetico della grande tradizione lirica italiana nata con Dante e Petrarca. 274 / IL SETTECENTO