Con la morte di Maria Teresa d’Austria, nel 1780, si apre un periodo difficile per la cultura milanese: i rapporti fra il governo austriaco e gli intellettuali lombardi si raffreddano; alcuni collaboratori sono licenziati (fra gli altri, Pietro Verri), e sono in molti a ritenere che l’utopia riformista a lungo vagheggiata sia giunta al tramonto. Di lì a poco, inoltre, la situazione politica europea precipita: mentre si consuma la stagione del dispotismo illuminato, da Oltralpe arrivano le notizie della (1789). Dapprima favorevole agli eventi rivoluzionari, interpretati come la rea­lizzazione delle idee di libertà e di uguaglianza, Parini manifesterà in seguito la propria . Nel , intanto, è nominato ; pubblica in quell’anno la raccolta delle , mentre il poema resta incompiuto. All’arrivo dei francesi a Milano, nel 1796, viene chiamato a collaborare con la nuova Municipalità, insieme a Pietro Verri. Tuttavia, stanco, malato e quasi cieco, il poeta abbandona l’incarico poco dopo, e così, al ritorno degli austriaci (1799), si ritrova al riparo dalle persecuzioni che colpiscono i collaboratori del precedente governo. Nello stesso , il 15 agosto, Parini muore a Milano. Come da sua volontà, viene sepolto senza le esequie solenni riservate ai personaggi della sua fama. Rivoluzione francese disapprovazione per gli eccessi del Terrore giacobino 1791 sovrintendente delle Scuole di Brera Odi Il Giorno 1799 Martin van Meytens, , 1759. Vienna, Kunsthistorisches Museum. L’imperatrice Maria Teresa d’Austria IL CARATTERE – UN UOMO SCHIVO E APPARTATO Riservatezza e semplicità Di modeste origini e vissuto per molti anni in dignitosa povertà, già ai suoi tempi Parini è noto per lo stile di vita semplice: i biografi raccontano dei suoi pasti frugali (un frutto di stagione a pranzo, una minestra per cena) e della sua unica passione, collezionare orologi. Alle occupazioni mondane preferisce, secondo l’esempio dell’amato poeta latino Orazio, le serate in casa, davanti al camino, o le partite a carte con i pochi amici. Una connaturata pigrizia, le difficoltà nel movimento e i frequenti dolori al capo (conseguenza di un’acuta nevrastenia che da giovane aveva fatto temere per la sua salute mentale) gli rendono sgradito uscire di casa; solo l’insistenza di qualche giovane amico o di una delle dame che è solito corteggiare con elegante riserbo lo induce ad abbandonare il proprio rifugio domestico. La curiosità per il mondo Come ha scritto il critico Pietro Citati, i suoi «occhi acuti», l’«udito delicatissimo» e «l’immaginazione agile e rapida», abilmente nascosta dietro una mite riservatezza, si esercitano negli appuntamenti mondani, come le serate a teatro, quando, sfidando i suoi timori ipocondriaci, frequenta l’artificioso mondo aristocratico milanese per osservarne «tutti i microscopici movimenti e le minime vibrazioni». È anche da questo studio attento e curioso che nasce l’ispirazione per i personaggi e gli ambienti presenti nelle sue opere letterarie.