Endecasillabi sciolti. Al proemio dell’opera segue la descrizione del lungo sonno del giovin signore, che giace ancora pigramente fra le lenzuola mentre il resto del mondo è già da molto tempo attivo e laborioso. Il poeta ne descrive minutamente le occupazioni per evidenziare la vacuità della sua vita. METRO / Vita superflua e vita attiva / PARAFRASI Note Sorge il Mattino in compagnìa dell’Alba innanzi al Sol che di poi grande appare su l’estremo orizzonte a render lieti gli animali e le piante e i campi e l’onde. Allora il buon villan sorge dal caro letto cui la fedel sposa, e i minori suoi figlioletti intepidìr la notte; poi sul collo recando i sacri arnesi che prima ritrovàr Cerere, e Pale, va col bue lento innanzi al campo, e scuote lungo il picciol sentier da’ curvi rami il rugiadoso umor che, quasi gemma, i nascenti del Sol raggi rifrange. Allora sorge il Fabbro, e la sonante officina riapre, e all’opre torna l’altro dì non perfette, o se di chiave ardua e ferrati ingegni all’inquieto ricco l’arche assecura, o se d’argento e d’oro incider vuol giojelli e vasi per ornamento a nuove spose o a mense. 35 40 45 50 Il mattino sorge in compagnia dell’alba, prima del sole, che poi appare grande all’orizzonte a rallegrare gli animali, le piante, le terre e le acque. In quel momento l’operoso contadino ( ) si alza ( ) dal caro letto che ( ) di notte la sposa fedele e i suoi figli più piccoli ( ) hanno riscaldato ( ); poi, portando sulle spalle i sacri attrezzi del lavoro agricolo ( ) inventati ( ) da Cerere e da Pale, va al campo con il bue, che lo precede lentamente ( ), e lungo il piccolo sentiero scuote dai rami ricurvi le gocce di rugiada, che, come gemme preziose, rifrangono i raggi del sole che sorge ( ). Contemporaneamente si alza il fabbro, e riapre la rumorosa ( ) officina, e riprende i lavori non finiti ( ) il giorno precedente ( ), sia che ( ) renda sicure le casseforti ( ) al ricco preoccupato ( ) con chiavi difficili da contraffare ( ) e congegni di ferro ( ), sia che intenda intagliare ( ) gioielli e vasi d’argento e d’oro, per ornamento di spose novelle o di mense. 33-52 buon villan sorge cui minori intepidìr arnesi che prima ritrovàr lento nascenti sonante opre… non perfette l’altro dì o se l’arche assecura inquieto di chiave ardua ferrati ingegni o se… incider vuol il termine allude genericamente alle superfici acquee (laghi, fiumi, mari). il poeta allude alla necessità, diffusa tra le classi umili, di dormire in più persone nel medesimo letto a causa della mancanza di spazio. perché inventati dalle divinità, ma anche perché Parini attribuisce un valore quasi sacrale al lavoro dei campi. dee, rispettivamente, dell’agricoltura e della pastorizia. per la paura dei ladri. 36 onde: 38-39 cui… la notte: 40 sacri: 41 Cerere, e Pale: 49 inquieto: Ma che? tu inorridisci, e mostri in capo, qual istrice pungente, irti i capegli al suon di mie parole? Ah non è questo, Signore, il tuo mattin. Tu col cadente sol non sedesti a parca mensa, e al lume dell’incerto crepuscolo non gisti jeri a corcarti in male agiate piume, come dannato è a far l’umile vulgo. 55 60 Ma come? Al suono delle mie parole tu inorridisci e ti si rizzano i capelli in testa, come fossi un istrice pungente? Ah, non è questo, signore, il tuo mattino. Tu al tramonto ( ) non ti sei seduto a una tavola frugale ( ), e ieri, alla luce tremante del crepuscolo, non sei andato a dormire in un duro letto ( ), come è condannato a fare il popolo comune ( ). 53-60 col cadente sol parca mensa male agiate piume umile vulgo al nobile si rizzano i capelli in testa, come si dice comunemente, per lo sbigottimento o per il disprezzo. 54 irti i capegli: A voi celeste prole, a voi concilio di Semidei terreni altro concesse Giove benigno: e con altr’arti e leggi per novo calle a me convien guidarvi. A voi, figli del cielo ( ), a voi, consesso ( ) di semidei in terra, il benevolo Giove ha concesso altro destino ( ): e a me spetta ( ) guidarvi per una nuova strada ( ) con altri espedienti ( ) e con altre regole ( ). 61-64 celeste prole concilio altro convien novo calle arti leggi a voi aristocratici. 61 A voi: