Dal sonno al caffè Segue la rievocazione della notte che ha preceduto il tardo risveglio del nobile rampollo: con enfasi e profusione di immagini mitologiche viene delineata la vita mondana degli aristocratici, che include ricche cene notturne e un sonno che si protrae fino a giorno inoltrato. a questo punto che la sequenza del risveglio elenca le diverse fasi che scandiscono il difficile mattino del fatuo damerino, costretto alla faticosa impresa di alzarsi dal letto. L effetto straniante, con il quale viene parodizzata la vacuità della sua esistenza, si manifesta ora con un elogio così iperbolico da evidenziare l aspetto ridicolo: l apertura attenta delle imposte da parte dei servitori permetterà infatti al rampollo di non essere offeso dalla luce filtrante dei raggi mattutini, preservandogli una delicata oscurità. Non osasse Febo / entrar diretto (vv. 106-107), intima il precettore, arrivando ad accusare nientemeno che il Sole, il divino Apollo della mitologia classica, di hybris, cioè di tracotanza, nell ardire di mancare di rispetto a un dio in terra. Allo stesso modo, l atto finale, incentrato sulla scelta della bevanda da assaporare, suggella enfaticamente l indecente squallore di un esistenza infima. Il dilemma cioccolato-caffè è presentato infatti come una questione dirimente, della massima gravità: meglio il cioccolato, offerto dal lavoro di individui di civiltà lontane ma orgogliosi di rendere omaggio al giovin signore, o il caffè, più adatto a sollevare l umore dei nobili settecenteschi, affetti dall ipocondrìa (v. 137)? Le scelte stilistiche L uso della mitologia L uso della mitologia risponde in Parini a diversi obiettivi. Il riferimento a Cerere e a Pale (v. 41) appare serio e quasi commosso, perché allude alla sacralità del lavoro nei campi, un valore in cui il poeta crede profondamente. Al contrario, i successivi rimandi alle divinità antiche, introdotti dall assimilazione dei nobili a una celeste prole (v. 61) e a un concilio / di Semidei terreni (vv. 61-62), presentano un evidente funzione ironica e sarcastica, risultando decisamente iperbolici rispetto al giovin signore con cui vengono posti in rapporto: la folle corsa della carrozza paragonata a quella del carro di Plutone che rapisce Proserpina, le fiaccole che illuminano il percorso accostate alle torce portate dalle Furie (vv. 73-76), il Sonno personificato che, con sollecitudine quasi paterna, prepara il letto del giovane (vv. 84-86) la sgradevolezza estetica di Minerva mentre suona il flauto (vv. 122-124) hanno un effetto satirico perché la sproporzione tra la solennità delle immagini e la banalità della vita e delle occupazioni del nobile non fanno che rendere ridicolo quest ultimo. Una preziosa tessitura retorica La denuncia dei vizi di un intera classe sociale (è significativo, in tal senso, che al v. 61 si passi temporaneamente dalla seconda persona singolare alla seconda plurale) non è in contrasto con la base classicistica della poesia pariniana. L adesione alle tesi illuministiche e la dimensione di impegno civile che l autore attribuisce al proprio lavoro vanno di pari passo con la sua ricerca di uno stile elevato e del decoro formale tipico dei classici latini su cui Parini si era formato. Qui, per esempio, lo stile del passo è sostenuto, oltre che da un lessico prezioso e aulico, ricco di latinismi (convien, 64; producesti, v. 67; tede, v. 76; anguicrinite, v. 76, e così via), anche dal ricorso a una cospicua serie di figure retoriche. Si trovano anafore* (Allora, vv. 37 e 46, a sottolineare l accordo tra la vita dei lavoratori e i ritmi della natura; A voi [ ] a voi, v. 61, con un chiaro valore ironico nei confronti di quella celeste prole e di quel concilio / di Semidei rappresentati dall oziosa nobiltà settecentesca). Compaiono, ancora, numerosi enjambement* (come quello tra i vv. 49 e 50, inquieto / ricco, che introduce un ulteriore motivo 314 / IL SETTECENTO
T4 - IL TESTO SIMBOLO - Il risveglio del giovin signore